La leggenda metropolitana della Sindrome di Lavandonia e del “Pokemon 731”
Ci segnalano i nostri contatti la leggenda metropolitana della Sindrome di Lavandonia e del “Pokemon 731”, entrambe legate alla città immaginaria di Lavandonia, presente nei primi due capitoli/generazioni della saga.
Leggende basate come tutte le leggende metropolitane sul “Fidati, me l’ha detto la moglie di uno che ci lavora“, “Fidati, me l’ha detto un amico mio che conosce gente”.
E leggende che, chiunque abbia minime conoscenze tecniche e della saga potrà confermare non corrispondono al vero.
La leggenda metropolitana della Sindrome di Lavandonia e del “Pokemon 731”
Secondo tali leggende, la melodia assai triste che si sente come ambientazione della città di Lavandonia avrebbe spinto al suicidio un numero imprecisato di ragazzini e i sopravvissuti avrebbero potuto, usando alcuni trucchi, visualizzare scene tratte da reperti dell’Unità 731, unità dell’Esercito Giapponese accusata di diversi crimini di guerra tra cui sperimentazioni su prigionieri umani nel corso del secondo conflitto mondiale.
Entrambe le nozioni sono del tutto false.
Partiamo dalla prima: come abbiamo avuto modo di esaminare insieme sull’articolo retro legato al franchise Pokémon, il musicista della saga, nonché uno dei suoi programmatori, Junichi Masuda è uno dei portenti della sua generazione.
La “sindrome di Lavandonia”
Le ispirazioni artistiche alle spalle della sua opera derivano da Igor Stravinsky e Dmitri Shostakovich, e col progredire della tecnica è potuto passare dal chiptune alla tecno vera e propria.
Va anche ammesso che il primo capitolo della saga, ovvero la prima “generazione”, comprendente Pokémon Rosso e Blu (in Giappone Pocket Monsters Green and Red) e Pokémon Giallo dopo l’enorme successo dell’anime aveva ambientazioni più cupe di quanto potremmo immaginare in una serie per bambini.
Basti pensare che se all’epoca con la classificazione ESRB furono classificati “E for Everyone” e PEGI 3+ in Europa, con gli standard attuali entrambi i giochi sono stati riclassificati PEGI 12 (adatti ad un pubblico di età superiore agli anni 12) col rischio di finire in PEGI 18.
Il motivo? Sostanzialmente il Team Rocket: come molti giochi di ruolo dell’epoca Pokémon aveva bisogno del cattivone. E il Team Rocket controllava il racket dell gioco d’azzardo, con tanto di minigiochi relativi (espunti dal resto della saga), e in una sottotrama a Lavandonia veniva mostrato un cimitero di Pokémon morti di vecchiaia o vittime delle azioni del Team Rocket stesso.
Masuda, che abbiamo visto era un compositore di grande talento, decise quindi di usare come colonna sonora per il cimitero (nel quale una quest, una missione ti obbligava a rabbonire un vero e proprio fantasma di Pokémon, non un “Pokémon di tipo Spettro”, ricongiungendolo col suo cucciolo) un chiptune atonale basato su suoni dissonanti dove persino le limitazioni di memoria delle cartucce (che spingevano a usare brani brevi e in loop) avrebbero partecipato alla creazione di una atmosfera emotiva, trasportando suggestioni di Stravinsky nei limiti di un economico audio a quattro canali.
L’effetto fu raggiunto: la colonna sonora di Pokémon Rosso/Blu ebbe un iconico successo e nonostante le numerose incertezze dei capitoli della saga, sopravvive tutt’ora, con un’edizione remix del “Tema di Lavandonia” diventata il tema ufficiale di Halloween nello spin-off mobile “Pokémon Go” e di ritorno nel rifacimento moderno Pokémon Let’s Go Pikachu/Evee
Nella seconda generazione, ovvero Pokémon Oro/Argento/Cristallo il tema compare in un’edizione meno cupa e inquietante, ma per motivi di trama: abbiamo già visto come la saga avrebbe dovuto chiudersi ufficialmente col secondo capitolo, il Team Rocket sconfitto per sempre e il protagonista della prima generazione sceso da un monte dove si era ritirato per allenarsi per incoronare il “nuovo eroe vittorioso” suo erede e chiudere un cerchio ideale.
La Lavandonia della seconda generazione è un posto più allegro dove, sconfitto il Team Rocket, anche il cimitero è stato spostato e rimpiazzato da una stazione radio che trasmette musica e informazioni per i giovani allenatori.
La creepypasta
Sostanzialmente fino al 2010 nessuno ha mai registrato in questo alcunché di strano, a parte l’ascesa di quel branco di “scappati di casa” del team Game Freak a grandi programmatori e compositori di prestigio.
Con l’ascesa del genere Creepypasta, storielle virali dell’orrore create per essere diffuse su Internet, cominciano a diffondersi le dicerie più assurde.
Tra le quali il fatto che il Tema di Lavandonia aveva causato convulsioni e danni cerebrali a migiaia di ragazzini, spingendoli al suicidio, ma i Poteri Forti di Nintendo avevano occultato ogni statistica, corrotto le vittime e distrutto le prove per proteggere il grande successo di Pokémon.
Successo che, abbiamo visto ai tempi della prima generazione non esisteva, dato che Pokémon Rosso/Blu/Verde/Giallo era di fatto poco più di un gioco “indie” pubblicato su una console portatile che si approssimava al fine vita (la versione originale del GameBoy, presto sostituita dal Color).
Fonte di ulteriore ispirazione per la creepypasta fu l’episodio dell’anime di Pokémon chiamato Dennō Senshi Porygon, trasmesso nel 1997 in cui Ash Ketchum va in un mondo virtuale per incontrare Porygon, il “Pokémon virtuale” in un mondo pieno di effetti luminosi e lampeggianti, responsabile di crisi epilettiche in 600 piccoli spettatori e del fatto da allora nessun Pokémon della famiglia evolutiva di Porygon ha mai fatto parte della serie animata, nonché di buona parte degli attuali avvisi che sconsigliano chi soffre di epilessia dal guardare show televisivi con immagini lampeggianti.
Come per tutte le leggende metropolitane, il cattivo di turno avrebbe fatto tutto questo for the lulz, ovvero solamente perché “I Poteri Forti possono tutto nell’impunità generale”.
Secondo alcune versioni Tajiri e Masuda volevano “punire i bambini” vendicandosi del bullismo subito in infanzia (e spingere al suicidio i tuoi clienti, ricordiamo, non è un modello economico sostenibile) oppure nascondere la “melodia binaurale del suicidio” nel solo Pokémon Rosso per spingere le vendite di Verde e Blu (ignorando che il gimmick di Pokémon si basava proprio sul vendere ambo le versioni e fomentare lo scambio di bestiole).
Secondo altre versioni la prova è che estraendo la musica si otterebbe uno spettrogramma contenente gli Unown, Pokémon apparsi nella seconda generazione dal corpo a forma di lettere dell’alfabeto Pokémon: dato anche questo falso.
Il che ci porta alla seconda leggenda metropolitana basata su Lavandonia e come essa sia ancora più falsa.
Il Pokémon 731
Nell’attuale Pokedex esiste un Pokémon 731: Pikipek, il Pokemon Picchio, apparso in Pokémon Sole/Luna del 2016, ultimo capitolo della serie principale ad essere pubblicato su una console esclusivamente portatile assieme alla “paired version” UltraSole/UltraLuna (i capitoli successivi furono pubblicati sulla Switch).
La leggenda del Pokémon 731 nasce come un “pacchetto di espansione” della Sindrome di Lavandonia.
Secondo tale versione l’autore del tema di Lavandonia non sarebbe Junichi Masuda, ma tale Shin Nakamura, diretto discendente di un membro dell’Unità 731 che avrebbe creato il tema collaudandolo su suo figlio, il quale si sarebbe inciso nel petto una serie di messaggi a favore dell’Impero Giapponese e dell’Asse e sarebbe andato ad accoltellare persone a caso per “rifondare l’Impero Giapponese”.
Come nella versione originale della Creepypasta, Shin Nakamura si sarebbe poi suicidato lasciando alla moglie una lettera in cui ammetteva di aver creato la sindrome di Lavandonia manipolando la musica con la scienza Giapponese dell’Unità 731 per creare un esercito di piccoli nerd superuomini nazisti in grado di rifondare il Secondo Impero Giapponese, il Quarto Reich, l’Asse e tutto il resto e di essersi suicidato capendo di non riuscirci.
Per rendere tale lavaggio del cervello più pervicace Shin Nakamura avrebbe riempito la cartuccia di immagini relative agli esperimenti segreti, accessibili particolari codici e che la moglie avrebbe rivelato al mondo.
Anche volendo soprassedere su una Nintendo in grado di manipolare le statistiche dei suicidi e la stampa mondiale ma non di sbarazzarsi una vedova, questa bufala impatta su un dato di fatto.
Nelle cartucce di Pokémon c’era a stento spazio per il gioco.
Al termine dello sviluppo del gioco, rimuovendo il codice necessario per il debug, rimasero solo 300 byte liberi che il programmatore Shigeru Morimoto decise, con una mossa tecnicamente assai scorretta e il rischio di danneggiare l’intera produzione introducendo bug irreparabili (in un gioco che già di suo era alquanto imperfetto) di usare per aggiungere il primo Pokémon Misterioso della Storia, ovvero Mew.
Dove per “Misterioso” si intende un Pokémon non catturabile nel gioco, ma ottenibile solo partecipando a pubblici eventi che peraltro Game Freak e Nintendo non riuscirono ad organizzare, quantomeno finché la rivista CoroCoro non organizzò una riffa in cui 20 fortunati poterono mandare le loro cartucce via posta a GameFreak perché il buon Morimoto provvedesse a munirli di un Mew, usando il proprio computer e un Data Link Cable.
Compatibilmente però con la natura di “smanettoni” del team di Game Freak però gli stessi lasciarono correre l’intemperanza di Morimoto incoraggiando tentativi dei ragazzini di inserire con hack e cheat dei loro Mew nella cartuccia.
Ovviamente oggi Nintendo non è più così leniente, e gli hacker attuali rischiano l’esclusione dalle gare online e, in alcuni casi, anche denunce, ma quei tempi erano assai diversi.
Questo comporta che nelle cartucce non c’era fisicamente spazio per mettere foto e reperti dell’Unità 731.
Il poco spazio rimasto se lo era mangiato Mew.
Anche in questo caso è evidente la suggestione di una diversa leggenda metropolitana di cui abbiamo parlato: Polybius, il “gioco dell’FBI e della CIA” accusato di fare il lavaggio del cervello ai giocatori.
Conclusione
Si è così dimostrata l’inesistenza della “sindrome di Lavandonia” e dei suoi derivati.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.