Uno dei miti fondanti della cucina moderna è che la pinsa sia il piatto per eccellenza degli antichi romani, e che grazie ad essa sia possibile fare merenda come ai tempi di Enea mentre vagava allegramente per il Mediterraneo intento a fondare Roma.
Storia interessante, citata su diversi portali sul gustoso alimento e affissa in tutte le “pinserie” di Italia.
Ma storia nata per una ragione commerciale: prima del ventunesimo secolo il nome e il concetto della pinsa non esistevano.
Al più i testi degli antichi Romani parlavano di focacce: focacce da mangiare, focacce da offrire in sacrificio agli Dei (più che altro rendendo il rito conviviale, echi di questo sono rimasti nelle religioni misteriche e nel cristianesimo dove si “mangia la carne del Dio”).
Se avessimo voluto mangiare una antica focaccia romana avremmo riesumato dalle nebbie del tempo il Libum, torta piatta al formaggio tradizionalmente cucinata da una donna anziana e servita nei riti.
Ma in realtà la Pinsa è l’invenzione della Famiglia Di Marco nel 2001, orgogliosamente rivendicata come pinnacolo dell’attività del suo capostipite nel settore della panificazione.
Parliamo del periodo immediatamente successivo agli anni ’90, quando finita l’epoca con cui “un deca non basta per andare in pizzeria”, il costo delle pizze era crollato e il numero di pizzerie diventato abnorme.
A questo punto Corrado Di Marco decide di creare un piatto che sia una pizza, ma non sia una pizza. Usa farina di frumento, farina di soia, farina di riso e pasta madre, decisamente ingredienti non proprio anticoromani, e crea un piatto gradevole al gusto e anche alla vista, dato che l’occhio vuole la sua parte.
Come riferito da Alberto Di Marco a VICE, si decide per un nome semplice ma gradevole: Pinsa deriva da “pinsere”, allungare nel senso di allungare la sfoglia, data la forma allungata della Pinsa.
Il piatto viene presentato come la “Pinsa” e dai ristoratori come la “Pinsa Romana”, giocando con uno storytelling che la vuole erede dell’antichità.
Storytelling evoluto nella paraetimologia e para-storia secondo cui la Pinsa Romana è la “merenda degli antichi romani” e il “cibo dei gladiatori”.
In realtà si tratta di una falsa credenza la famiglia Di Marco ha creato la pinsa nel 2001 , ma citando gli stessi creatori
“A quel punto era facile raccontare anche che la ricetta moderna della pinsa prendeva ispirazione da quella di un’antica focaccia risalente al periodo degli Etruschi e che questa ricetta si fosse tramandata nei secoli fino ai giorni nostri. Ma, come abbiam detto già, la ricetta della pinsa romana è frutto di un’intuizione della famiglia Di Marco ed è ben cosa diversa da quella che presumibilmente cucinavano gli etruschi o gli antichi romani.”
La pubblicità è l’anima del commercio: spesso sentirete dire che la pinsa è la merenda degli antichi romani, che la pinsa ha qualità che discendono direttamente dalla merenda del gladiatore, ma in realtà è semplicemente un piattino gustoso.
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