Dopo il Reddito di Cittadinanza, il bonus matrimonio di cittadinanza: questo è il concetto di una proposta di legge presentata dalla Lega.
Proposta che, possiamo confermare, esiste.
La notizia, data da TPI, è indubitabilmente vera, ma spetta al Sole 24 Ore precisare tutti i dettagli della proposta.
Proposta che, apprendiamo, è stata presentata il 13 novembre 2018 dal leghista Domenico Furgiuele, imprenditore edile di Lamezia Terme, eletto nella circoscrizione Calabria, con la sottoscrizione di altri 51 deputati, ma che è arrivata in discussione in questi giorni.
Cosa non peregrina: le proposte di legge sono in fatti quasi mai “istantanee”, e richiedono un loro percorso per arrivare alla discussione.
Il testo attuale del bonus matrimonio parte infatti da una lunga relazione in cui si lamenta il crollo dei matrimoni religiosi rispetto ai matrimoni civili, attribuito dal preponente della proposta ai costi dello stesso.
La soluzione?
Il testo segnala come agevolabili le spese per ornamenti in Chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere. Ma ci sono anche il servizio di coiffeur e di make-up e il servizio del wedding reporter. Le spese devono state essere sostenute in Italia e i beneficiari del bonus devono essere in possesso della cittadinanza italiana da almeno dieci anni.
Potranno accedere alla misura giovani coppie under 35 anni con cittadinanza Italiana da almeno dieci anni con un Isee riferito al reddito dichiarato al 31 dicembre 2018 non superiore a 23mila euro, ovvero 11.500 euro, indicando nei modelli reddituali (730 o Modello Redditi Persone Fisiche) le spese sostenute.
Saranno escluse dal rimborso spese pagate in contanti o per assegno: l’unico mezzo ammesso è il mezzo elettronico e tracciabile (bonifico su apposito modello, carte di debito o credito), con l’onere per i neosposi di conservare la ricevuta del bonifico o di avvenuta transazione (se si è usata una carta di debito o credito), la documentazione di addebito sul conto corrente e tutte le fatture di acquisto, riportanti la natura, la quantità e qualità dei beni e dei servizi acquistati.
Il bonus matrimonio, al momento, si applica al solo matrimonio religioso ed in ogni caso sono escluse le mere celebrazioni di unioni civili.
Apprendiamo anche la quota massima detraibile.
Le spese detraibili legate alla celebrazione del matrimonio religioso sono stabilite nella cifra massima di 20mila euro. La quota massima detraibile per coppia sarà dunque pari al 20% di 20mila euro, quindi 4mila euro da dividere in cinque quote costanti in cinque anni.
Possiamo dunque confermare che in questi giorni si discuterà di tale proposta: lasciamo ad altri le considerazioni sulla sua efficacia e sulla questione se, effettivamente, i giovani scelgano di disertare il matrimonio tradizionale per questioni economiche, morali o disaffezione religiosa.
Resta inoltre da valutare la necessaria copertura finanziaria, e la sua incidenza sui conti dello Stato.
Il progetto di legge prevede una copertura finanziaria per il bonus matrimonio, calcolata sui dati Istat dei matrimoni celebrati nel 2016. La spesa prevista è di circa 431.492.000 euro, cioè 86.298.400 euro per cinque rate. «La spesa potrà essere però più bassa – avverte la relazione – considerati il calo dei matrimoni nel nostro Paese e i requisiti richiesti per usufruire del bonus». Ma il calcolo effettuato esclude tutti i riti civili.
Il tempo ci dirà quanto, effettivamente, sarà necessario per varare la copertura.
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