La guerra viene combattuta anche con fotografie false in Ucraina: è conflitto social, come denunciato da USAToday.
Foto false che soggiaciono a tutta una serie di differenti utilità: mutare l’immagine del conflitto, alterarla in modo da confondere il confine tra verità e falsità e dare alla propaganda spazio per “relativizzare” e, infine, dare a singoli profili contenuti virali da usare per aumentare la portata dei loro messaggi.
La carrellata esposta da USAToday comincia da una foto tratta dai bombardamenti sulla striscia di Gaza nel 2021 infilata a tradimento tra le foto dei reali bombardamenti ucraini.
Foto dall’Ucraina ce ne sono, e abbastanza turpi: l’unico motivo logico che possa spingere al riciclo di immagini del 2021 è in questo caso l’ossessivo e disperato bisogno di viralità.
Secondo USA Today infatti la falsa foto del bombardamento ha superato le 4000 interazioni raggiungendo blog e testate online, con gran vantaggio per i condivisori originali.
Alcune immagini tratte da un video del 2020 di esercitazioni militari pubbliche, l’equivalente delle nostre esibizioni delle Frecce Rosse, hanno trovato la loro strada come “immagini di manovre militari nei cieli di Kiev”.
Per la precisione, si trattava (non senza una malcelata ironia) delle manifestazioni relative alla sconfitta del regime nazista per mano dell’Unione Sovietica e delle Nazioni Alleate.
Un secondo set di immagini ritrae invece un simile spettacolo aereo. La foto di un aereo che sembra precipitare tra le fiamme è in realtà un’immagine tratta dal sito di compravendita di immagini “Shutterstock” che ritrae una coreografia militare offerta dai “Falconi di Russia” nel 2015 per una ricorrenza nazionale.
Solo un terzo set di foto ritrae una vera manovra militare
Ma, ovviamente non si tratta di un jet russo abbattuto dagli Ucraini.
Come non era un jet indiano abbattuto dai Nepalesi nel 2020.
Si tratta della foto stock di un jet in fiamme a Bengasi che dal 2011 viene usata ogni volta che c’è un conflitto in corso per cercare di aumentare la viralità.
Questa fake news si unisce al filone in cui l’adorazione fanatica per Putin si rivela un marchio di molti gruppi complottisti, come quelli novax.
Infatti la condivisione da cui è nato tutto questo glorifica la potenza dell’esercito Russo invitando Trudeau a sottomettersi in modo simile ai “Camionisti per la Libertà”.
Ignorando che si tratta di immagini del 2014, durante una manifestazione pro-russa.
Spezzare la tensione è una strategia sempre apprezzabile in simili situazioni: i colleghi di Facta, a riprova dell’origine novax della fake, già nel 2020 censirono una variante in cui i novax invitavano la polizia Italiana a sottomettersi a loro “rifiutando di agire” anziché “inseguire i runners”.
Ovviamente, ci sono le immagini tratte da videogames, come abbiamo avuto modo di vedere col TG2 e le immagini di War Thunder.
È successa la stessa cosa col videogioco “Arma 3”, un videogioco di simulazione bellica e tattica il cui video è stato identificato da a da altre associazion di fact-checking indipendenti.
TikTok ci ha abituato a diversi video sui più svariati argomenti, di cui diversi rivelatisi delle fake.
Anche in questo caso parliamo di un video risalente a settimane prima dell’attacco, pubblicato da un account sospeso.
Non ci sono dubbi, anzi ci sono testimonianze al riguardo, relative a atti di solidarietà di cittadini russi verso il popolo Ucraino e viceversa. Ci sono stati infatti molti arresti di cittadini russi per aver protestato contro le decisioni di Putin.
L’immagine è stata condivisa come “un semplice errore”, con la fonte originale che ha dichiarato di aver confuso degli scatti del 2019 con scatti del 2022.
L’ultima (per ora, temiamo) foto di questa carrellata segnalata da USAToday è uno scatto relativo ad un incendio cinese del 2015
Come riportato da NBC News, BBC News e The Guardian, si tratta di un video del 2015 relativo all’esplosione di un deposito carburanti in Cina.
Come abbiamo avuto modo di affrontare in passato, il sistema di condivisione di Facebook premia la condivisione di video di almeno tre minuti, a prescindere dalla veridicità.
L’abbiamo visto accadere con un cortometraggio spacciato per una “testimonianza contro la discriminazione di un novax”, ed è accaduto anche in questo caso, dove la scelta di un video di idoneo minutaggio e che potesse essere spacciato per una testimonianza bellica.
In conclusione, in questi tempi è difficile riconoscere testimonianze reali da artefatte a scopo di like, ma è doveroso.
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