La Guardia di Finanza ha intrappolato i pirati con una sua IPTV, e alcuni pirati hanno avuto un duro risveglio.
L’operazione è affine per natura a “honeypot”, trappole per pirati, viste all’estero, come il caso An0m.
Nell’operazione congiunta di FBI e Polizia Australiana infatti gli inquirenti avevano messo assieme un perfetto cellulare contro le intercettazioni, modificato con una serie di funzioni per aumentarne la sicurezza ma che in realtà consegnava periodicamente ogni comunicazione alle autorità.
La stessa metodologia è stata usata in Italia. Partiamo dal 2019, dove in seguito al sequestro di una diffusa piattaforma di IPTV la Guardia di Finanza si è ritrovata in mano un gradevole bonus.
Il codice sorgente del programma usato per crearla. Una IPTV è, per i pochi sassi che non dovessero saperlo, “TV via Internet Protocol”. C’è quindi una “batteria di decoder” che ricevono regolarmente il segnale in Digitale Terrestre, e c’è una “fattoria di server” che diffonde il programma ricevuto sottoforma di “streaming”, video online agli utenti.
È una forma avanzatissima della truffarella ordinaria di condividere le password di una singola utenza con altri. Con la differenza che da una manciata di abbonamenti si ottengono migliaia di sub-abbonamenti, ad un costo ridotto rispetto al lecito e con un rientro economico per il pirata evidentissimo.
Arriviamo ora al finale: la GdF aveva a disposizione il programma usato per condividere la connessione e vendere i “subabbonamenti” e la possibilità di modificarlo per introdurre nuovi elementi.
Ha introdotto funzioni per tracciare e registrare i dati degli iscritti.
Ha quindi aspettato che la serie A arrivasse alle ultime giornate, creando un picco di aspiranti pirati.
Che sono stati accolti non dalle partite, ma dall’usuale logo di sequestro degli strumenti usati con l’avviso che i loro dati erano in possesso alla GdF per accertamenti.
Gioco, partita, incontro: resta solo da incrociare i dati degli indirizzi IP, i dati di fatturazione forniti dagli stessi utenti e tutto il necessario per sanzionare gli iscritti.
Inoltre sono stati individuati e sequestrati diversi canali Telegram e siti Internet dediti alla compravendita di abbonamenti “tarocchi”.
I coinvolti si consolino: come dimostra il caso americano, in simili operazioni sono cadute persone diverse in tutto il mondo.
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