Ci hanno segnalato i nostri contatti un articolo de la Stampa titolato “Covid, in casa solo in sei e a Torino un uomo manda i carabinieri dai vicini”. Non capivamo, sinceramente cosa ci fosse da segnalare. La vicenda è evidente, lapalissiana, riscontrata dalle autorità competenti e faremo solo per completisimo un semplice riassunto.
Il DPCM che precede quello che non una certa ansia stiamo ascoltando annunciato proprio in questi momenti prevede un monito a evitare di riunire più di sei persone. Monito: si è detto più volte che, ovviamente, il domicilio resta libero e inviolabile. Raccomandazione è diverso da obbligo, e come dicemmo in altra occasione
Conte infatti ha voluto ribadire il concetto che non manderà assolutamente la polizia a controllare le varie case, ma è solamente raccomandabile accogliere un numero massimo di sei persone al di fuori del proprio nucleo familiare
Però la Stampa ha registrato un caso di segnalazione, giustamente andato a vuoto in quanto
Venerdì sera, per esempio, a Vinovo, alle porte di Torino, è arrivata una denuncia ai carabinieri, allertati da un uomo che segnalava lo svolgimento di una festa nell’appartamento accanto al suo. Ma si trattava di un falso allarme: i militari hanno riscontrato la presenza di sole 6 persone, dotate peraltro di mascherina. Quest’ultima è consigliata anche in casa: la circolare prevede «la raccomandazione, che rappresenta un’indicazione prudenziale a usare i dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie anche all’interno delle abitazioni private, allorché si sia in presenza di persone non conviventi».
E immancabili sono arrivati i commenti. Crudeli, grotteschi. Di gente che evidentemente l’articolo non lo ha letto, ma esibisce fiera dosi di violenza verbale malamente espressa, fantasie di potere che preoccupano più di una pandemia dalla quale alla fine usciremo, ma peggiori
Questa volta vi risparmiamo le trascrizioni integrali. Faremo un excursus, una carrellata.
Gente che, ignorando la differenza tra raccomandazione e obbligo, propone di attrezzarsi perché la “delazione” sia fatta “Quando ci sono certezze, possibilmente prove fotografiche e riprese video”. Persone che godono nel vedere qualcuno beccarsi della carogna, incitazioni alla ribellione contro il “vicino infame”, richiami random alle deportazioni naziste e elenchi di persone che dichiarano di avere dissidi in corso coi loro vicini e di essere pronti a dar battaglia anche loro, invocando le solite “sprangate nei denti” che fanno tanto fantasia di rissa da tastiera.
Una situazione che farebbe ridere, che evocherebbe il rapporto complicato tra Ned Flanders e Homer Simpson nel noto cartone animato
“Ogni uomo in America
Odia il suo vicino
Ma peggio di Ned Flanders non si può
Cantar voleva insieme a me
Bigotto, idiota e scimpanzé
Ti odio ed un cazzotto ti darò
Il suo nome è Flanders
Dir che lo odio è poco
Vorrei che la sua casa andasse a fuoco”
Ok, lo sappiamo. Non accade solo in America, anche da noi siamo pieni di vicini che vorrebbero prendersi a pugni, cantare stornelli e darsi reciprocamente fuoco alle case. Ma la Pandemia sta rendendo tutti non migliori, ma assai peggiori.
Il che ci porta a qualcosa che avevamo già visto: la fogna del comportamento
La “fogna del comportamento” è un esperimento che avrete già sicuramente già sentito nominare.
National Institute of Health a Bethesda, uno scienziato decide di allevare una colonia di topi bianchi. Esperimento vagamente citato in “Brisby e il segreto di NIMH”, film a cartoni animati in cui i topi evasi dal laboratorio costruiscono una società avanzata ed evoluta.
Ma nella vita reale non è andata così, e semplicemente i topi sono morti non di troppa crudeltà, ma troppo benessere.
In una colonia, il cosiddetto, “Universo 25” i topi avevano tutto. Esistenze sicure, cibo in abbondanza, tane, ampi spazi da non fargli percepire neppure la privazione della libertà (nella loro scala, era come se avessero un intero mondo a loro disposizione).
Nessuna avversità da superare, fino al momento in cui la colonia raggiunse la massima espansione e le rivalità sociali esplosero.
In un piccolo mondo in cui ormai c’erano più topi che ruoli sociali da assegnare, in cui il gruppo aveva smesso di essere tale, l’aggressività divenne una norma. Molti topi cominciarono letteralmente a disertare il loro ruolo, troppo stanchi dalle continue aggressioni dei loro simili per nutrirsi, procreare, stringere legami sociali.
I “maschi alpha” semplicemente dall’oggi al domani smisero di curarsi del loro ruolo, i topi maschi si divisero tra aggressive entità pronte a sbranarsi alla prima provocazione e i “belli”, branchi di topi in quasi catatonia che evitavano il conflitto evitando la società in eremitaggio.
I topi femmina si rifugiarono con la prole nei nidi più alti ormai spopolati, ma nessuno badava alla prole, che moriva a gran velocità mentre le gravidanze passavano dagli aborti al, semplicemente non esserci.
Alla fine non fu un intervento esterno, ma la società stessa a sfasciarsi fino alla dissoluzione.
La Pandemia da COVID19 è indubbiamente uno “stress test”, una grande prova cui l’intera umanità è stata messa. Ma un’umanità che ormai sembra del tutto impreparata alle grandi prove, riuscendo solo nell’intento di trasformarla nell’occasione di scannarsi a vicenda.
Vicini che sognano il momento in cui la Pandemia potrà consentirgli di “togliersi sassi dalle scarpe” contro altri vicini, delatori improvvisati da un lato e aspiranti punitori dei delatori dall’altro.
Infermieri cacciati dai supermercati in piena pandemia, passati da eroi a untori, e nuovamente allontanati quando la pandemia allentava timidamente la morsa.
Il contrasto alla Pandemia che diventa occasione di scontro, poi di gazzarra, e poi di politica.
Non è del virus che dobbiamo aver paura, ma di noi stessi.
Perché a chi vi scrive non sembra che stiamo diventando migliori come qualcuno aveva preventivato. Anzi, la fogna del comportamento si avvicina a grandi passi.
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