Imparare, studiare il modello, e ripeterlo anche da noi.
E, nel farlo, scoprire che è assai simile a quello che noi di Bufale facciamo giorno per giorno.
Ma facciamo un passetto indietro indietro e cominciamo dall’inizio di questa esposizione.
Che finalmente qualcosa si muova nel mondo delle Bufale, qualcosa che suscita terrore e ribrezzo su chi delle bufale ci campa (ci torniamo) l’abbiamo visto. Recentemente, il gruppo Avaaz è riuscito a porre all’attenzione del colosso di Menlo Park diversi siti spacciatori di Bufale, ottendone blocco e demonetizzazione.
TPI ha elencato un altro gruppo di pagine devote alla diffusione seriale di bufale.
E la chiusura di queste pagine è stata accolta con piacere, tranne che per un piccolo gruppo di irriducibili con le loro bizzarre accuse. Corre infatti voce, negli ambienti degli aficionados della bufala, che la “Guerra alle Fake News” sia solo un mezzo per privarli di visibilità e sostituirsi a loro.
Avete presente quando si dice che la malizia è negli occhi di chi guarda? Siamo in un clima così tanto corrotto che ci sono paladini delle Fake News pronti a scagliarsi con brutalità contro chi gli mostra la verità, rivendicando fieri il diritto a mentire per favorire i loro “paladini”, difendere col sangue il diritto di farsi raccontare gioiose bugie da chi ci si paga le vacanze e, generalmente, accusare di censura chi si frappone tra loro e veri e propri reati.
Per questo, il nostro buon admin Claudio Michelizza in diverse dirette dichiarò che sì, demonetizzare e chiudere è un segnale. Ma un segnale insufficiente: abbiamo trovato la ricetta, ma manca un ingrediente. L’ingrediente definitivo, che i Finlandesi hanno trovato.
Con l’istruzione.
La Finlandia ha vinto con l’istruzione.
In Italia abbiamo ancora gente che piange, si strappa le vesti e giura a targhe alterne di cancellarsi per sempre da Facebook e denunziaquerelare Mark Zuckerberg per aver cancellato il profilo del suo bufalaro preferito asserendo convinto (e senza che nessuno gli rida in faccia) che la libertà di parola comporta avere un profilo Facebook inamovibile e sempre a disposizione dove mentire, insultare e diffamare.
In Finlandia le cose sono molto diverse.
È dal 2014 infatti che, evitando di prendere sottogamba il fenomeno Internet in Finlandia c’è una vera e propria iniziativa antibufala che insegna a giornalisti, cittadini, politici di buona volontà e studenti come riconoscere e combattere la disinformazione online e le bufale.
Come vi abbiamo detto più volte, noi non siamo qui per restare.
Siamo qui per insegnarvi un metodo, per fare quello che, in assenza di iniziative governative di rilievo, spetta alla buona volontà di cittadini come noi, i “bibliotecari della più grande biblioteca del mondo” fare.
Come ci ricorda Erkki Tovainen, giornalista, la prima di linea di difesa contro le bufale non nasce né dai governi né dal giornalismo stesso, bensì
La prima linea di difesa contro le bufale nasce dai maestri d’asilo
Convocando esperti, insegnando nelle scuole agli studenti a cercare le bufale, stanarle, sottoporle a Fact Checking e riconoscere siti affidabili ed inaffidabili, la Finlandia oggi ha una vera generazione di nativi digitali in grado di usfruire di Internet nel modo migliore.
Immaginate un villaggio, se volete considerare Internet come una serie di villaggi connessi. Anzi, due villaggi.
Abbiamo un villaggio, l’Italia, dove ogni arruffapopolo e venditore di olio di serpi può, trincerandosi dietro una falsa e malguidata intepretazione della libertà di parola, vendere la sua tossica mercanzia, inquinare il dibatitto sociale e politico, distruggere tutto quello che tocca, certo che orde di desperadosi e villici si immoleranno per difenderli.
Abbiamo un villaggio, la Finlandia, dove lo Sceriffo non ha alcun bisogno di scendere in strada contro gli arruffapopolo e gli imbroglioni: i cittadini hanno imparato a riconoscerli e sono i primi a cacciarli a pedate fuori dalla loro città, un Eden dove i Saloon funzionano e non rischi di prenderti un colpo perché “l’Elisir miracoloso” che ti hanno venduto era olio di serpe per davvero.
In Finlandia infatti le scuole hanno imparato a collaborare coi Fact Checker quali siamo noi, e questi sono orgogliosi di diffondere ed educare le giovani generazioni ad usare i loro strumenti.
Diffidate da chi si presenta come “unico esperto di debunking”: noi non siamo unici. Non vogliamo essere unici. Vogliamo che ognuno di voi che ci legge sia noi. Come in Finlandia, dove ai Fact Checker è stato dato il permesso di entrare nelle scuole e nelle case, spiegare il loro metodo, e fare in modo che gli stessi studenti, stanchi di scontrarsi con le bufale, decidano di controllarle e verificarle con solo un leggero input da chi c’era prima.
Del resto, lo scopo di un bibliotecario è anche insegnare quale libro scegliere per compiere una ricerca in una determinata materia.
La Finlandia ha vinto la guerra alle bufale anche grazie a questo: non sono una superpotenza, non sono scesi in guerra. Hanno deciso, come popolo, di dire basta alla disinformazione.
Perché molti dei comportamenti irrazionali che abbiamo descritto, spesso non sono solo dettati dalla malafede, ma dalla vera e propria ignoranza.
Siamo convinti che dietro molti “Denunziaquerelare Facebook che ha tolto il sito dove leggevo che i Rettiliani e gli Immikrati si alleano per il Piano Kalergi dall’Interspazioooh!” non ci siano persone malefiche. Bensì intimamente ignoranti e prive degli strumenti per capire un reale nel quale vanno a tentoni, condannandosi ad una vita da “Scemi nel villaggio globale”, carne da cannone del bufalaro medio.
Ed hanno scelto di riportare tutto sul tema dell’educazione. Come anche noi dovremmo fare.
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