La figlia di Dugin muore nell’esplosione del suo SUV e le autorità russe accusano un attentato da parte dei terroristi Ucraini.
Le indagini sono ancora embrionali, ed è presto per attribuire le responsabilità. Sappiamo però di trovarci in un clima avvelenato dalla guerra, dove il timore del “terrorista Ucraino“, intento a distruggere i valori tradizionali della Russia promuovendo con violenza stili di vita omosessuali, atei e nazisti, è ancora vivo.
I fatti sono però tragicamente evidenti, e il sospetto attentato è molto forte.
Ci sono video, che ovviamente non vi mostreremo contenendo immagini forti, che mostrano la Toyota Land Cruiser Prado, intestata al padre ma condotta da lei, deflagrare in una palla di fiamme che non le ha lasciato scampo.
Il sospetto attentato viene rinforzato dal fatto che, secondo fonti russe, originariamente Dugin e sua figlia Daria Dugina avrebbero dovuto viaggiare nello stesso mezzo, anziché in una colonna, dopo essere stati ad un festival a Zakharovo, nei pressi di Mosca.
Gli inquirenti hanno sia vagliato l’ipotesi di una fuga di gas che l’ipotesi di un attentato. Le autorità civili e la popolazione hanno sposato la teoria dell’attentato, con l’autoproclamatosi leader della Repubblica del Donbass pronto a lanciare i suoi strali contro gli “infami vigliacchi terroristi del regime Ucraino” e l’apertura di un fascicolo di indagine per omicidio.
Gli inquirenti stanno ora cercando riscontri sulla presenza di un ordigno esplosivo sul veicolo, che si sospetta dedicato a Dugin. Dugin che, scosso dall’evento, è stato ricoverato in ospedale per un forte malore.
Daria Dugina, giornalista e politologa, rientrava al numero 244 dell’elenco delle 1.331 persone fisiche sanzionate, quale «autore di alto profilo della disinformazione circa l’Ucraina e riguardo all’invasione russa dell’Ucraina su varie piattaforme online», nonché responsabile per il supporto e la promozione di politiche o iniziative di destabilizzazione dell’Ucraina per comprometterne o minacciarne «l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza».
Aveva infatti seguito le orme del padre, portandole sui piccoli schermi, relative alla “Quarta Teoria Politica”.
L’ideologia, alla cui base si poggia il Putinismo militante, secondo cui lo scopo della Russia è sostanzialmente “sparigliare” l’asse Atlantico strappando l’Europa dall’influenza degli USA e creando un blocco unico eurasiatico basato su una cultura fortemente identitaria e sovranista dove la collettività prevale sulle libertà e sul diritto individuale.
Il tutto con un ruolo fortissimo di Stato e Religione (la religione Ortodossa Russa di cui Dugin è un accanito sostenitore) nello stabilire un insieme di valori da contrapporre all’Occidente definito più volte corrotto e nazista.
Dugin era recentemente tornato sul suo canale Telegram in una interpretazione dell’economia Russa post-Sanzioni alla luce della Quarta Teoria, vagheggiando un utopico rifiuto del Capitalismo in Eurasia per un mondo in cui i giovani, “rigettati i mali del capitalismo”, potessero vagare per i boschi “raccogliendo lamponi da offrire agli orsi”
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