Ci segnalano i nostri contatti un turpe corollario delle dichiarazioni-bufale attribuite al Ministro Azzolina ed alla Senatrice Cattaneo.
Premessa essenziale e doverosa: come potrete leggere nei link elencati, sia il ministro che la Senatrice hanno smentito.
Gentilissima, la Senatrice Cattaneo si è premurata peraltro di farci pervenire una nota di smentita ufficiale, che troverete in ambo i testi. Semplicemente chi condivide non ha alcuna scusa.
Non esiste ma io condivido solo per sapere o me l’ha mandato una persona che conosco che tenga. Qui si fa facile allarmismo e gratuita diffamazione. Cose, queste, che hanno un prezzo.
Perdipiù, chi si è premurato di ricondividere l’audio negli anelli successivi della catena ha compiuto un plateale atto di malafede forgiando una falsa ordinanza il più possibile offensiva per suscitare odio contro il Ministro Azzolina. Circostanza questa della quale eravamo stati informati e della quale la stessa si è, giustamente, lamentata.
Ma nonostante questo avete continuato a mandarci copia dell’ordinanza. Ci tocca quindi fare del rapido Fact Checking, escludendo categoricamente che chiunque l’abbia diffusa nonostante le indicazioni di senso contrario possa avvalersi della minima buona fede.
L’ordinanza fake è distributa in un file visibilmente manomesso dal titolo disposizioni-urgenti-su-DAD-per-il-SARS-COVID19
Per non rendere facile il lavoro agli altri viralizzatori, non ricaricheremo il PDF. Non si sa mai che qualcuno sia tentato dall’insana voglia di scaricarlo e di condividerlo.
Vi mostreremo un estratto in JPG con un watermark a marchiarlo come la frode che è.
L’opera originale non manca di perizia: non è il lavoro di un incauto. È il lavoro di un bugiardello del web che sapeva quello che stava facendo, aveva cognizione di cose come firme digitali, watermark e simili ed ha volutamente costruito un falso che all’occhio di un esperto è visibile come tale, ma per un ignaro, o a una lettura frettolosa, regge benissimo l’ispezione.
Non una banconota da sette euro, quindi, ma una banconota da 5 Euro con la filigrana un po’ distorta, quelle delle quale te ne accorgi solo se il cassiere ha la macchinetta per la verifica.
Dal punto di vista formale il bufalaro ha scaricato dal Ministero l’intestazione dell’ordinanza istitutiva di un progetto per l’educazione alla cultura informatica e ne ha copincollato su un documento di testo l’intestazione, introducendo un watermark con la posizione dello stesso in archivio.
Certo che ogni insegnante (la categoria a cui è rivolta la bufala, vedi paragrafi successivi) che irriflessivamente riceverà la finta ordinanza la troverà, a prima ispezione su un monitorino da 5/6 pollici massimo, perfettamente verosimile.
In calce al documento, il nostro viralizzatore ha deciso di inserire una riproduzione effettuata con scanner ed editor di testo della firma telematica del Ministro Lucia Azzolina, cosa che aumenta la gravità dell’atto compiuto in suo danno.
In realtà sarebbe bastato ricaricare il PDF sul servizio online, gratuito, di verifica delle firme digitali offerto da Poste Italiane per comprendere che non solo quella firma è un falso, ma quel documento non è neppure un PDF firmato, ma un documento di Word assemblato a simulacro di un PDF firmato ed esposto alle folle.
Infatti il verificatore nega al documento la stessa natura di atto verificabile, in quanto non lo è.
È l’equivalente funzionale di ricalcare la firma di qualcun altro su una fotocopia sdrucita per ingannare il prossimo.
Le firme digitali autentiche sono infatti, per definizione praticamente inclonabili, legate ad un certificato digitale asimmetrico, con una doppia chiave. Una custodita presso un ente certificatore, l’altra in un apposito lettore inserito in una chiavetta USB, un “Token remoto” o un lettore custodito dal firmatore.
Essendo assai improbabile che l’autore di una bufala possa derubare un ministro della sua firma digitale, ecco che si passa al piano successivo: imitare quella firma in modo grossolano e grottesco, ma “abbastanza passabile” per ingannare il pubblico di riferimento.
Sostanzialmente, il microshock unito al desiderio di parte dell’uditorio di credervi.
Partiamo dal pubblico medio, quello abituato da anni di bufale nefande ad attribuire alla Kasta dei Politiki (sic!!) ogni umana nefandezza.
Agitiamogli sotto il naso un’ordinanza, con una firma falsificata di un ministro che, sostanzialmente, si presenta come un incomprensibile ed Orwelliano incubo in cui lo stesso ordina ai professori ed agli insegnanti di usare il “Bonus Docenti” (una somma elargita in formato telematico, annuale, per l’acquisto di strumenti informatici e riviste legati alla professione) per procurarsi da loro ed a loro spese tutte le infrastrutture necessarie per ottemperare l’obbligo di telescuola, altresì caricandosi di altri ulteriori e ultra vires obblighi sotto pena di onerose sanzioni.
Scatterà quindi il microshock: il docente, colto di sopresa da un’ordinanza fake volutamente composta come un pugno tiratogli in faccia, sarà troppo sconvolto per pensare.
Gli salirà il leggendario sangue al cervello e preso dall’ira cadrà nella bufala con tutte le scarpe. Condividerà ad altri docenti finché non gli sarà sbollita la rabbia o qualcuno farà le verifiche che abbiamo suggerito.
Ma intanto lo shock emotivo ha fatto il suo corso.
Non vi abbiamo già detto in passato che se ricevete catene di S. Antonio via WhatsApp dovete buttarle a prescindere in quanto esse sono inaffidabili?
Redarguite severamente chi l’ha inviato: ha inviato un documento falsificato, con tutte le responsabilità che questo comporta, valutando di fare il vostro dovere di cittadini e collaborare alle indagini per fermare una volta per tutte oltraggi come questo.
E, in futuro, stare in guardia.
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