Ci segnalano i nostri contatti due articoli che descrivono una cartella clinica di Imane Khelif uomo, entrambi facenti capo ad un “sito femminista” chiamato Reduxx.
La falsa cartella clinica di Imane Khelif uomo diffusa sui social
La cartella clinica suddetta però presenta una lunga serie di anomalie che la rendono scarsamente credibile.
L’autore dello scoop, che ha redatto un articolo dal titolo poco professionale “Imane Khelif non utero e vagina ma ha i testicoli” è infatti un giornalista la cui unica esperienza lavorativa nota è proprio scrivere per il giornale da lui stesso fondato autore dello “scoop”, e i colleghi di Facta hanno ricevuuto una nota da un membro della redazione, citato come tale, che nega di averci mai lavorato.
Cominciamo male, ma si prosegue peggio: il citato giornalista, Djaffar Ait Aoudia, dichiara di aver personalmente ricevuto la cartella clinica dall’ospedale Kremlin Bicètre, di Parigi, e dall’ospedale Mohamed Lamine Debaghine di Algeri, e di aver riscontrato le firme degli endocrinologi Soumaya Fedala e Jacques Young.
L’estratto mutilato di nomi e firme
Ma stranamente (e neppure troppo), gli estratti esibiti dal giornalista mancano esattamente di due elementi le firme dei medici e il nome del paziente.
Sostanzialmente potrebbe essere la cartella clinica di chiunque, per lo stesso principio per cui la cartella clinica della “giovane Alisha permanentemente menomata da Kamala Harris” si è rivelata essere tratta da una serie di testate mediche sulle fratture pediatriche.
Jacques Young ha inoltre denunciato ai microfoni di DW di essersi trovato suo malgrado al centro di una campagna di odio transfobico per spargere disinformazione e che, ovviamente, in Europa nessun ospedale rilascrebbe cartelle cliniche al primo giornalista che passa.
Ricordo che il GDPR esiste anche oltralpe, e impedisce che dati sensibili siano dati al primo che passa.
Diventa quindi impossibile che una struttura sanitaria si arrischi a violare norme imperative di diritto per rilasciare certificati medici altrui: certificati peraltro pubblicati mutili e incompleti.
Possiamo quindi incardinare questa fake news nel redivivo filone delle bufale su Imane Khelif.
Ricordiamo infatti che il CIO ha confermato la regolarità dell’iscrizione dell’atleta e campionessa olimpica e sono in corso azioni legali contro chi, compiendo cyberbullismo, ha accusato l’atleta di essere “segretamente un uomo violento e imbroglione”.
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