Ci segnalano i nostri nostri contatti un nuovo meme che dovrebbe raffigurare il direttore della ONG di Soros a Roma.
Ovviamente, come tutti i memes, evidentemente politicizzato, recante i loghi di un partito di maggioranza ma non ad essso affiliato
La struttura del meme è la stessa del crudele e vile attacco contro l’attivista per i diritti LGBT Trystan Reese di cui vi abbiamo parlato ieri: si sbatte in piazza la foto di un manifestante omosessuale o persona in abiti en travestì, gettandola all’ilarità ed al ludibrio del pubblico, additandola come un mostro, un perverso ed un rappresentante della parte politica opposta, ergendosi quindi a fustigatori dei costumi, bacchettatori della perversione, guardiani del bene.
Ma nella falsità non c’è alcuna giustizia, nel mentire non c’è alcun Bene, nel diffondere foto decontestualizzate inventando storielle acchiappalike condite da apologhi in una lingua che ricorda da vicino quella del pischello liceale medio che ha appena imparato “i paroloni grandi” e vuole impressionare le amichette non c’è alcun vantaggio.
Siamo di fronte ad un meme: un turpe, crudele, vile (perché non si perita di censurare i volti delle persone usate, gettate al pubblico ludibrio come prosciutti gettati ai piranha) meme. Categoria, questa, di cui abbiamo visto in diretta gli effetti più crudeli.
E per i più pigri, ecco un florilegio dei commenti ancora leggibili in chiaro sul link in originale (che abbiamo anche archiviato qui)
In altri tempi lo avrebbero lapidato, è bella la democrazia ma ci vorrebbe comunque un limite alla decenza.
La colpa è della gente che la visto e nn la preso a calci
Questo specie di schifo umano va preso a frustate alla pancia e non solo ???????????
E si continua per almeno altre mille minacce scomposte, crudeli e sgrammaticate che lasceremo sia Facebook (e, in molti casi, la magistratura) a protocollare e gestire.
In realltà, come evidenziato dai colleghi di BUTAC prima di noi il direttore della ONG di Soros a Roma non è un direttore di alcunché. E neppure si trova a Roma.
È un tizio. Letteralmente, un tizio a caso in un autobus a caso di una pagina Cecoslovacca chiamata Persone sui mezzi pubblici di Bratislava che raccoglie foto buffe di persone a Bratislava che salgono su i mezzi pubblici e le esibiscono.
In questo caso, l’anonimo tizio di Bratislava è stato ripreso nel 2015 ed esposto con la didascalia “Dicci quello che pensi con una sola parola”.
Ovviamente, nell’attuale sistema legale italiano questo non sarebbe possibile: se davvero la foto fosse appartenuta ad un romano ritratto sui mezzi pubblici per essere esposto al pubblico ludibrio, peraltro con foto in chiaro, riconoscibile e non censurata questi avrebbe potuto rivalersi sugli amministratori della pagina e si tutti quelli, e leggendo i commenti al link originale capirete che ve ne sono, che hanno trovato corretto diffamarlo pubblicamente su Internet.
Ci teniamo a ricordare che, per fortuna, la legge ci tutela dall’opportunità che qualcuno decida di ritrarci mentre siamo affaccendati nella nostra vita per sbatterci al ludibrio della folla, cosa che rende già sospetto che qualcuno si sia arrischiato a inseguire un “direttore di Roma” sapendo che trenta secondi dopo la pubblicazione una denuncia l’avrebbe costretto a far sparire tutto con la grazia di Hackerino il Grande Hacker mascherato che “Staccah, staccah!” tutto con l’aiuto del fido Uomo di Acciaio perché è stato scoperto.
Ma del resto, solamente una persona in assoluta malafede avrebbe potuto ritenere che un autobus di un modello mai usato dall’ATAC potesse trovarsi a Roma, senza notare l’adesivo dedicato al Rapper Naffer, quasi sconosciuto in Italia ma molto famoso in quelle lande, alle spalle del presunto direttore della ONG di Soros a Roma.
Comunque, pubblicando l’articolo taggheremo ed informeremo le persone interessate, compreso l’economista, politico e Bocconiano Mario Monti, che gli autori del meme hanno diffamato con un falso profilo, linkato qui, che vi invitiamo ripetutamente a segnalare.
Chi mema offende anche voi, ditegli di smettere.
Altrimenti, siete anche voi complici.
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