Ci segnalano i nostri contatti un caso di disinformazione relativo alla storia di un insegnante arrestato perché contro l’ideologia transgender. Nel post X peraltro esso viene descritto come un “insegnate”, vittima dell’ideologia “woke/comunista” (tipiche parole a caso usate nelle teorie del complotto) e si dichiara che se fosse passato il DDL Zan anche da noi sarebbe stato possibile arrestare gli insegnanti contrari all’ideologia “woke”
Ovviamente si tratta di un contenuto sviato: l’insegnante ritratto nella foto è stato arrestato per aver violato, e in recidiva, un’ignoranza restrittiva. Quindi il problema non è il “cosa” ma il “come”, e come il come è avvenuto.
Ma ci spieghiamo meglio di seguito.
A Giugno del 2022 l’insegnante ritratto nella foto, tale Enoch Burke, dichiara di voler rifiutare di usare il pronome neutro “they” nei confronti di uno studente che aveva espresso tale preferenza.
Nonostante la preferenza derivasse sia dallo studente che dai suoi genitori il professore aveva opposto una presunta “violazione dei suoi diritti costituzionali” che non era riuscito a provare, e anzi al contrario vi sarebbe stata violazione se non avesse acconsentito alle richieste della famiglia dello studente.
Nello stesso mese, durante una funzione religiosa per i 260 anni dell’istituto, il docente ha interrotto la funzione per richiedere alla preside di riconsiderare la decisione.
Sentendosi opposto sia un diniego che un rimprovero per aver scelto una occasione non adatta importunando con biasimevole petulanza tutti i presenti, il professore ha ripetutamente seguito la preside reiterando le sue richieste ad alta voce.
La preside Niamh McShane a questo punto ha cercato di fissare col docente un nuovo appuntamento, ottenendo di essere “tampinata” per tutto l’istituto.
A questo punto la stessa ha disposto di concerto col consiglio scolastico una sospensione disciplinare legata al suo atteggiamento distruttivo, poco accomodante e provocatorio.
Nonostante fosse già stato nominato un supplente, Burke ha continuato a presentarsi regolarmente a scuola, adducendo di “dover presenziare ad appuntamenti” e “dover lavorare”.
Cosa che ha fatto temere la scuola ulteriori dissidi col supplente e con la classe: per questo è stata disposta un’ordinanza restrittiva che gli impedisse di presentarsi in classe o a scuola nel periodo della sospensione che il professore ha ripetutamente disatteso.
Ad Agosto 2022 ha avuto un’ordinanza restrittiva, a settembre si è presentato in classe, venendo rilasciato a giugno 2024 e ripetendo l’operato in quello che è stato definito “uno stallo perenne”.
Secondo i documenti legali, a Gennaio 2023 era stato sanzionato con una multa per ogni giorno che si fosse presentato a scuola finché vi fosse ordinanza nei suoi confronti: settembre 2023 il professore si spinse ad accusare i giudici dell’Alta Corte e della Corte di Appello in modo assai irrituale di aver “negato i suoi diritti” e che quindi avrebbe continuato a ignorare ogni ordinanza a suo carico di moto proprio, accumulando una serie di udienze da Ottobre 2023 a Giugno 2024 nelle quali gli era stato proposto di emendare il suo atteggiamento senza successo.
Come riporta la sentenza:
[L’imputato non ha diritto] a scegliere a quale Corte e quali Ordinanze possa obbedire. Gli viene richiesto quello che viene chiesto ad ogni imputato: obbedire agli ordini del tribunale. È stato condannato per non aver obbedito agli ordini del Tribunale: lo stesso che ora invoca perché venga in suo aiuto sostendendo le sue accuse di violare i suoi diritti, nonostante il rifiuto di contestare la decisione o presentarvi ricorso
Passando quindi in scioltezza dalla sospensione alla reclusione.
Il presunto insegnante arrestato perché contro l’ideologia transgender non è stato arrestato per aver rifiutato di usare un pronome neutro, ma perché, dopo aver posto una condotta biasimevole e petulante nei confronti della preside, è stato sottoposto ad ingiunzione cautelare che ha ripetutamente violato, comparendo in Tribunale solo per negare l’autorità dei giudici e sfidarla ripetutamente violando neel corso di un lungo periodo il divieto di accesso all’istituzione scolastica.
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