La bufala del video dei cadaveri nei sacchi neri a Bergamo
La bufala del video dei sacchi neri a Bergamo dimostra che siamo in piena Infodemia. Un male più pericoloso e insidioso della Pandemia: dalla pandemia si può uscire, con molta calma, coraggio e misure severe.
Dall’infodemia finché non troveremo il coraggio di portare quelle misure nel mondo virtuale, con un lockdown reiterato e prolungato della Rete fino alla sconfitta della stessa, non usciremo mai.
La bufala del video dei cadaveri nei sacchi neri a Bergamo
To add more context. There are 3 separate scenes in that video. The first is verified; NYC hospitals are really utilizing trailers. The second scene is not New York City. It shows dozens of black body bags piled up. The video cuts again to an NYC hospital. 3 spliced videos. pic.twitter.com/u03CDlCpIa
— Daniel Sinclair (@_DanielSinclair) April 1, 2020
In realtà la bufala viene da molto lontano: come ci ricorda Daniel Sinclair (i cui Tweet sono stati ridiffusi in Italia da Dagospia), il video che abbiamo visto spacciato come “situazione italiana” è in realtà un video proveniente dall’Ecuador che viene saldato a scene locali per dare l’illusione che provenga dal luogo da cui proviene il viralizzatore di turno.
Ad esempio, esiste una versione con scene prima e dopo di ambulanze ed ospedali Americani, per riambientare la scena a New York.
La situazione ecuadoregna infatti non è affatto buona. Ed è un eufemismo.
Le scene dei cadaveri nei sacchi neri si riferiscono al collasso locale dei servizi sanitari e mortuari, con operatori al collasso
Sono immagini dantesche quelle che giungono da Guayaquil, in Ecuador, uno dei paesi latinoamericani più colpiti dal coronavirus: oltre 2.700 contagi, di cui 1.900 nella provincia di Guayas, e 93 vittime ufficiali.
«Che sta succedendo al sistema di salute pubblica del paese? Nessuno vuole raccogliere i morti», ha denunciato, in polemica con il governo Moreno, la sindaca di Guayaquil Cynthia Viteri, risultata anche lei positiva al Covid-19.
«L’intenzione del governo è che tutti, non solo le vittime del coronavirus ma tutti i defunti di questi giorni, abbiano una degna sepoltura», ha assicurato il vicepresidente Otto Sonnenholzner, dopo l’ondata di indignazione provocata dalla sua precedente dichiarazione che i morti per Covid-19 – peraltro difficilmente individuabili in assenza di tamponi – sarebbero stati seppelliti in fosse comuni.
La realtà parla piuttosto di un collasso totale dei servizi sanitari e di quelli mortuari, aggravato dal rifiuto di molte agenzie funebri di continuare a lavorare per paura del contagio. Solo l’ultima settimana la polizia ha recuperato più di 400 cadaveri dalle strade della seconda città più importante del paese e ne restano ancora 115.
Peraltro un nostro affezionatissimo lettore, A.B., dopo aver seguito questo stesso treno logico ci ha inviato i necrologi di alcune persone le cui targhette nominative sono visibili tra i sacchi.
Ovviamente, per privacy non riporteremo i risultati, ma si tratta dei morti per COVID19 in Ecuador.
Riassumendo, abbiamo una tragedia. Una pandemia.
E, in giro per il mondo, sciacalli pronti a fare di questa scena dantesca infodemia.
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