Bufala

La bufala del pescatore australiano Arnold Pointer e lo squalo Cindy innamorato

La bufala del pescatore australiano Arnold Pointer rientra in un ricco filone di bufale “animalistico-disneyane”.

Premessa: la Laurea in Etologia all’Università della Vita e l’Antispecismo Disneyano

Abbiamo già visto il copione mille volte: sedicenti “esperti” in etologia improvvisamente decidono di dimostrare amore per gli animali diffondendo le bufale più grossolane.

L’abbiamo visto con la bufala di “in bocca al lupo a cui bisogna rispondere viva il lupo”, dove l’ignoranza etologica si è mista all’ignoranza linguistica.

L’abbiamo visto con la bufala della “lupa che difende la gola del suo maschio” (in realtà una foto di tre lupi maschi).

Infine, abbiamo la bufala ormai celeberrima dei “lupi di Campo Imperatore”, una bizzarra ricostruzione etologica basata sui più assurdi rigurgiti “antikasta” e patriarcali esistenti nella specie umana.

La figura dell'”etologo da Facebook” è ormai onnipresente: si attribuiscono agli animali pensieri, parole e sentimenti non loro e si aggredisce con ferocia chiunque spezzi quell’illusione in nome di un “antispecismo” che diventa solo crassa ignoranza attinta da reminescenze disneyane.

Ciò premesso possiamo passare alla storia che ci è stato chiesto di esaminare. Una bufala, ovviamente.

La bufala del pescatore australiano Arnold Pointer e lo squalo Cindy innamorato

Il post che ci è stato chiesto di esaminare è questo

La bufala del pescatore australiano Arnold Pointer e lo squalo Cindy innamorato

La didascalia a corredo delle immagini recita:

Il pescatore australiano Arnold Pointer ha salvato dalla morte uno squalo bianco (femmina) due anni fa, liberandolo dalla rete.
Oggi ha un problema: lei lo segue ovunque.
È difficile sbarazzarsi di uno squalo lungo 17 piedi quando gli squali bianchi sono una specie protetta per la conservazione, ma tra Arnold e “Cindy” si è stabilito un affetto reciproco.
Arnold dice: “Quando fermo la barca lei viene da me, si gira su un fianco e mi permette di accarezzarla, grugnisce, strizza gli occhi e sbatte le pinne felice.”

Peccato che sia del tutto falso.

Del resto il fatto che la storia sia ambientata, da anni, nell’eterno “due anni fa” tipico di una televendita avrebbe dovuto suonare come un campanello di allarme.

Come ci ricorda Reuters, nasce tutto da un Pesce d’Aprile ( qui , e qui per dettagli ), di una rivista di pesca Francese (che è possibile acquistare qui), nell’ormai lontano 2006 ( qui ).

Il pesce d’aprile originale è reperibile nel numero di aprile 2006 della testata, ed ha già tutti i tratti della storia virale che poi sarebbe diventato

Voyages de Peche, Aprile 2006

Col diffondersi di Internet, la storia ha continuato a riapparire ciclicamente: Snopes l’ha censita nel 2008, ad esempio, quando la stessa si è diffusa col medium preferito dall’analfabeta funzionale di tutto il mondo.

Un video su YouTube con un collage di foto, musichine accattivanti e buffi effetti sonori in stile Paperissima.

Perché ovviamente, se c’è una musica di sfondo e delle vocine irritanti che urlano “Yeeeah!”, deve essere vero.

E poco importa se la didascalia del video ti prende letteralmente in giro precisando che “la storia potrebbe essere falsa, ha! ha!”… c’è la musichina, può essere condivisa.

E le foto del pescatore australiano Arnold Pointer?

Abbiamo appurato che la storia è falsa.

Ma si sa, il mantra dell’Etologo Laureato all’Università della Vita è che lui ha le foto. Se ha le foto deve essere vero.

E siamo, naturalmente, sarcastici, perché spesso come in questo caso si tratta di foto decontestualizzate.

L’Arnold Pointer che appare nella maggioranza delle foto è in realtà Michael Scholl, fondatore del White Shark Trust in Sud Africa, una associazione no profit per la tutela del Grande Squalo Bianco, ritratto in una delle attività promozionali della sua associazione.

Seguito da un frame, quello in cui “Cindy” sembra saltare per applaudire il suo “amore”, tratto da un documentario della BBC chiamato “Planet Earth”.

Il resto delle immagini provengono da altre pubblicazioni. Le foto dello squalo che insegue un kayak vengono dall’articolo “Shark Detectives”, pubblicato nel 2005 da Africa Geographic. Tranne una apparsa a dicembre 2005 chiamata “Sharky Shores” pubblicata in The Big Issue.

Siamo quindi di fronte ad un numero crescente di foto di squali posticciamente attaccate alla storiella virale nel tentativo di renderla verosimile.

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