“Anziana ucraina avvelena otto soldati russi con una torta”: una tra le tante indimostrabili segnalazioni che dimostrano come questa guerra si combatta anche nel mondo dell’informazione.
E con metodi grotteschi, storie poco verificabili e un’informazione ormai mitizzata. Da un lato ci tocca il grottesco deepfake di Zelensky “pronto alla resa”. Dall’altro lato, una storia degna di Biancaneve.
Poco verificabile ma, come vedremo, con alcuni elementi da tenere di conto, alcuni dei quali rimandano ad un’origine russa del bizzarro apologo.
La storia viene riportata sottoforma di intercettazioni di soldati russi divulgate dal consigliere Anton Gerashenko e parla di una anziana “babushka” novella Lucrezia Borgia.
La quale, nel ricevere dei soldati russi affamati e scarsamente equipaggiati, con razioni alimentari scadute e insufficienti, ha deciso di ammanire loro una gustosa torta impreziosita dallo zinco in essa contenuta, uccidendoli sul colpo.
Ora: per le predette ragioni è impossibile distinguere il confine tra realtà e propaganda. Storia reale? Storia creata dai russi e captata dagli ucraini per demonizzare i “pericolosi nazisti” nominando come nuovo “nemico ereditario da sconfiggere per la Gloria della Russia” le vecchie nonnette avvelenatrici, avversario più pericoloso del mitologico “Azov”? O storia creata dagli Ucrain per deridere l’invasore?
Il confine è letteralmente scivoloso e impossibile da tracciare.
È un dato di fatto che l’esercito russo non se la passa benissimo, anche senza l’intercettazione di “Anziana ucraina avvelena otto soldati russi con una torta”.
Abbiamo già notato in passato come spesso i soldati russi partano per il fronte senza avere la più pallida idea di cosa accadrà loro.
Il clima è sostanzialmente di reciproca diffidenza: i soldati russi si ritrovano a dover requisire cibo, ricevendo dagli ucraini alimenti avariati e acqua rancida e non potabile.
Di contro gli Ucraini rifiutano ogni aiuto umanitario che provenga da mano Russa, temendo ritorsioni e violenze.
“Diffida agli Achei che recano doni”, era un antico adagio della Guerra di Troia che torna in questa situazione.
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