La beffa: i giudici ridanno ai rom “nullatenenti” i 2,5 milioni di beni confiscati: vergogna solo Italiana
Apprendiamo da un blog collegato a Il Giornale di una presunta vergogna solo italiana: i giudici ridanno ai rom nullatenenti 2,5 milioni.
Per quanto i fatti corrispondano, la spiegazione finale è alquanto inesatta, ed anche l’appello conclusivo meriterebbe quantomeno delle spiegazioni.
Ed ecco la storia: nel 2017 il Tribunale di Prato sequestra 2,5 milioni di euro a due famiglie nomadi. Il motivo è la vigente normativa Antimafia che, come ricorda correttamente TVPrato, che in questo caso ha fatto un lavoro commendevole,
A seguito dell’indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, i beni erano stati congelati in base alla normativa antimafia che prevede sequestri patrimoniali preventivi anche nei confronti di soggetti ritenuti socialmente pericolosi, come nel caso in questione, che abbiano accumulato ricchezze manifestamente sproporzionate rispetto al reddito dichiarato al fisco.
Prima “tiratina di orecchie” nei confronti dell’articolo.
Non possiamo introdurre la notizia dicendo che “i giudici ridanno ai rom nullatenenti” alcunché, perché niente è stato sottratto agli stessi rom.
Esiste infatti nel nostro ordinamento una differenza tra proprietà, possesso e disponibilità, laddove
- la proprietà è il diritto di godere e disporre delle cose nella sua sfera giuridica in modo pieno ed esclusivo, senza limite alcuno se non quello previsto dalla legge
- il possesso è il potere che si manifesta su una cosa sulla quale agiamo come se fossimo proprietari
- la detenzione è affine al possesso, ma chi agisce è ben consapevole che la proprietà resta saldamente al proprietario
- la disponibilità è il semplice avere possibilità di uso di quella cosa
Ad esempio dando in prestito un oggetto noi ne restiamo proprietari, ma garantiamo il diritto di detenzione alla persona che lo ha ricevuto, mentre chi ritrova un oggetto smarrito e, rifutandone la restituzione, decide di usarlo per sè anche illegalmente si è arrogato il possesso, ma non può intaccare la proprietà.
Se per qualsiasi motivo io posseggo qualcosa ma non posso temporaneamente usarlo (ad esempio ho molti soldi in banca, ma a causa di un furto ho dovuto far bloccare la carta di credito e mi trovo nell’impossibilità di ritirarli allo sportello, ho una casa ma non posso accedervi perché è in “zona rossa” dopo un sisma) io conservo inalterato il possesso, ma, ovviamente ho perso temporaneamente la mia libera capacità di disporre a mio piacimento dei miei beni.
Quindi abbiamo due famiglie nomadi che, sospettate di gravi reati, ad un certo punto della loro vita perdono non il possesso, non la proprietà, ma la disponibilità dei loro averi.
La norma prevede infatti un provvedimento cautelare, un congelamento degli averi perché, in caso di averi esorbitanti rispetto al reddito presunto, siano compiuti i controlli rituali.
Si tratta quindi di un sequestro preventivo, cosa di cui abbiamo parlato più volte. Stampatevi bene a mente queste parole, è assai importante:
Un sequestro preventivo non è un procedimento di merito
Il sequestro preventivo, come il rito cautelare, come abbiamo detto più volte, è per sua natura un procedimento anticipatorio e spesso temporaneo, che congela una situazione in attesa di indagini e che comunque consente richiesta di riesame, anche nel merito.
Cosa che in questo caso è stata fatta
Gli avvocati difensori […] si sono visti respingere l’audizione di alcuni testimoni e, dopo aver prodotto alcuni documenti, hanno chiesto la restituzione dei beni ai loro assistiti. Il Tribunale ha acquisito i carichi pendenti dei soggetti colpiti dal sequestro; nella prossima udienza, fissata per il 24 novembre, si dovrebbe concludere la discussione. Le difese hanno chiesto al Tribunale di sollevare la questione di legittimità costituzionale delle norme del pacchetto antimafia che disciplinano i sequestri preventivi e che sarebbero eccessivamente afflittive. “La disciplina del procedimento di prevenzione è una disciplina non regolamentata nelle sue scansioni e l’effetto ablativo potrebbe giungere anche senza contradditorio”
Recita l’articolo d’epoca.
Quindi analizziamo i dati presenti: si sospetta che un certo numero di persone abbiano ottenuto e, soprattutto, usato, in modo illecito dei proventi, gli stessi sono stati sequestrati, ovvero congelati e non sposessati o sottratti alla proprietà, la difesa ha chiesto di riconsiderare il sequestro.
Dopo un anno la richiesta è stata accolta
A seguito dell’indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, i beni erano stati congelati in base alla normativa antimafia che prevede sequestri patrimoniali preventivi anche nei confronti di soggetti ritenuti socialmente pericolosi, come nel caso in questione, che abbiano accumulato ricchezze sproporzionate rispetto al reddito dichiarato al fisco. Il tribunale ha ritenuto però che non vi sia una sufficiente correlazione temporale tra le condotte illecite dei soggetti in questione e i beni sequestrati. Pertanto le due famiglie torneranno presto in possesso dei beni loro sequestrati.
Proprio perché il Penale è la clausola finale dell’Ordinamento, che interviene quando tutto ha fallito, non può seguire i criteri del rito civile.
Il Rito Civile è basato sul criterio del “Più probabile che non”, il Rito Penale sulla certezza ogni ragionevole dubbio.
Possiamo quindi affermare che, oltre ogni ragionevole dubbio, quei beni sequestrati siano il provente delle condotte illecite? Se anche solo una parte non lo fosse, la stessa essenza del Diritto Penale sarebbe stata snaturata e distrutta alle radici, cosa che un Tribunale non può concepire.
La natura del Brocardo meglio un colpevole libero che mille innocenti in galera è proprio questo: una deriva astrattamente giustizialista del Codice Penale per consentire che i giudici ridanno ai rom nullatenenti denaro non possano più farlo e puniscano severamente gli stessi anche senza avere in mano tutti gli elementi per farlo aprirebbe la stura a decisioni arbitrarie e di pancia verso ogni altro soggetto nel nostro ordinamento, cosa che un tribunale non può permettersi.
Possiamo quindi in parte concordare col ricordato parere del consigliere Milone, che dichiara
“Non mi va di contestare una decisione della magistratura, che sicuramente avrà anche applicato una legge, forse assurda nel caso specifico, però non si può negare che rischia di provocare una grossa sfiducia nell’operato della magistratura da parte dei cittadini. E’ chiaro che riguarda un episodio singolo e non bisogna generalizzare.”
Nel senso che non possiamo contestare una decisione della magistratura, non possiamo che affermare che una legge è stata applicata, in questo caso non solo la norma, ma la grundnorm, l’essenza stessa dell’ordinamento, possiamo opinare, vedendolo di mano, che alcuni soggetti possano essere indotti ad un senso di sfiducia (fomentato da una informazione che spesso non scende nel dettaglio necessario a comprendere il perché di scelte anche impopolari), ma possiamo certamente concordare col consigliere che rettamente ha argomentato ricordandoci che ogni sentenza è un caso a sé, legata ad un caso specifico.
Bene quindi ha detto, bene quindi ha argomentato.
Una piccola tiratina d’orecchie dobbiamo dedicarla invece al brano indicatoci
Ora la decisione del Tribunale dà ragione su tutta la linea agli avvocati difensori dei rom. Ma alla fine come spesso capita anche in questa circostanza la Magistratura purtroppo ha perso ancora una volta credibilità difronte all’opinione pubblica e sopratutto ha mancato di rispetto verso tutti quei cittadini che hanno sempre lavorato onestamente ai quali: vedere che delle faglie rom che non hanno mai lavorato in vita loro hanno nelle loro disponibilità più di due milioni di euro e che non sanno spiegare da dove provengano e che questi soldi gli vengano giustamente sequestrati dalle forze dell’ordine perché di dubbia provenienza e che poi da un giudice gli vengano restituiti è se semplicemente una vergogna. Per il tribunale di Prato, infatti, sono veri ricchi e non falsi poveri i 14 membri delle famiglie rom Ahmetovic e Halilovic ai quali la Procura voleva confiscare beni per 2 milioni e 412.000 euro dopo averne ordinato il sequestro. Ma vi sembra normale Italiani una roba del genere ? A me personalmente no. E mi indigno. E mi incazzo come una belva perché poi tanto alla fine passa sempre il messaggio che rispettare le leggi, lavorare in regola, vivere con la schiena dritta ed in maniera onesta non paga perché chi invece se ne frega delle leggi, non lavora e conduce una vita di espedienti alla fine sopravvive molto meglio e senza troppi problemi anzi con molto soldi in tasca della gente onesta. E tutto questo, in un paese normale è un vero schifo
E rispondiamo punto su punto:
- La Magistratura (i giudici ridanno ai rom eccetera) non ha perso di credibilità: ha applicato le leggi così come sono, parametrate rispetto ad un caso particolare
- Il fatto che una somma sia sequestrata a norma di legge non significa che in Riesame o nel merito debba essere spossessata. Lo dice il diritto stesso
- Sì, ad un Italiano che conosce le leggi citate fin’ora questa cosa sembra normale, anzi, assolutamente regolare
- In un paese normale, bisognerebbe essere orgogliosi che la legge rispetti il principio garantista del favor rei, perché altrimenti dovremmo trasformare i giudici in tanti Javert alla caccia del Valjean di turno per perseguitarlo.
Tranquillizziamo quindi i nostri lettori: non vi è “alcun vero schifo”, e come sempre, la magistratura sa quello che fa.
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