Johnson&Johnson cambia logo e il problema del Blanding
Uno spettro si aggira nel mondo dei grafici, ed è lo spettro del “blanding”, parola inglese che deriva dalla contrazione di “Bland Branding”, ovvero “creare loghi deboli, anonimi”.
L’ultima vittima del Blanding è il logo Johnson&Johnson, iconica e storica ditta farmaceutica.
Johnson&Johnson cambia logo e il problema del Blanding
Come riportato dal portale “Roba da Grafici”, il logo originale della ditta era semplicemente una firma. La firma del fondatore James Wood Johnson ricalcata e stampata in forma di logo aziendale.
Il rapporto era evidente: per quanto J&J col tempo sarebbe cresciuta, il logo rappresentava lo stesso patto e rapporto personale tra venditore e consumatore tipica delle sue origini.
Il logo era unico come una firma e veritiero come una vendita “viso a viso” tra un commerciante e un suo cliente abituale. L’iconico logo è sopravvissuto a moltissimi eventi: è arrivato indenne ai mercati orientali, venendo giusto “traslitterato” in caratteri cinesi, ha superato lo scoglio dell’era delle gif e dei loghi animati diventando una firma “scritta sul momento”, ma non è sopravvissuto al Blanding.
Cos’è il blanding?
Nell’era dell’algoritmo essere unici non paga. Il logo diventa qualcosa di cliccabile, qualcosa che non può più rischiare diventando unico ma deve allinearsi al dio del SEO, l’ottimizzazione per i motori di ricerca.
Un logo “blando”, con caratteri semplici viene percepito come rassicurante e cliccabile, familiare e “sanificato”. Ci siamo passati anche noi: per un certo periodo bufale.net ha sperimentato con un logo blando dedicato alla mission del fact checking, per poi decidere di assumerci il “rischio di una identità forte” e portare con noi il nostro passato.
Ci sono molti modi per cui una ditta commerciale però voglia cambiare logo: sostanzialmente è il motivo per cui noi esseri umani ci rifacciamo il look. Per esprimere discontinuità, o un cambio di rotta verso il futuro.
Un esempio è Nokia, ditta un tempo celebre fino al livello di diventare un “meme” per i suoi cellulari brutti esteticamente e a forma di mattone, ma noti per l’estrema solidità e resistenza, che dopo un passaggio col decotto Windows Mobile ha ritrovato recentemente una sua identità come dispositivo Android senza fronzoli e mediogamma dalla spiccata vocazione equosolidale e ambientalista, con programmi per piantare alberi per ogni dispositivo acquistato e ridurre l’impronta ambientale della fabbricazione di ogni device.
Ogni cambio di marchio è un tentativo di rinnovarsi: nel blanding c’è il rischio di farlo nell’assoluta uniformità e nel grigio di un mondo sempre uguale dove anche l’identità personale diventa rischio.
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