ItsArt chiude: nelle intenzioni di chi l’ha lanciata, e tra i patron illustri troviamo l’ex ministro Franceschini, avrebbe dovuto essere una Netflix Italiana. Nella realtà dei fatti si è unita mesta alle tante iniziative nate morte. O meglio, gettate al mondo come un figlio sventurato e mai davvero sbocciate.
A meno di due anni, il Ministero della Cultura non ha rifinanziato l’iniziativa, messa in liquidazione da Cassa Depositi e Prestiti.
Chi tra di voi non ha mai aperto il portale indicato, fa ancora in tempo a farlo (è ancora online) per rendersi conto delle ragioni di un disastro annunciato.
In due anni di attività infatti ItsArt ha registrato solamente 141 mila utenti registrati per un totale di 246 mila euro di incassi. Somma questa che diventa una goccia tirata nell’Oceano rispetto ai 7,5 milioni di euro, di cui 900 mila per il personale che sono stati sborsati per mantenere la piattaforma operativa nel 2021.
Non possiamo neppure questa volta incolpare, nell’opulento stile dell’Italiano medio, le opposizioni, il governo successivo o il “popolo Italiano cattivo e ignorante che rifiuta le eccellenze”.
Se in tempi di pandemia poteva essere considerato accettabile guardare un concerto in streaming per 10 euro o visitare “virtualmente”, per mezzo di documentari a nolo, un museo per 7, col ritorno del turismo tale scelta non ha pagato.
Ma è proprio il reparto legato alle eccellenze della cinematografia a deludere.
ItsArt ha una sua selezione, ancora visibile. Pochi film recenti, perlopiù biografie e docufilm fatti in proprio, e molto catalogo del vintage Italiano.
Vintage italiano per carità assai pregevole: ma ci chiediamo perché il pubblico a casa avrebbe dovuto imbarcarsi nella ricerca di ItsArt e nell’obolo del noleggi quando la stessa filmografia è gratuita su RaiPlay e YouTube
Se non a portata di click nel catalogo di Prime Video, gratis con un abbonamento ormai onnipresente nelle famiglie Italiane ai servizi di Amazon, assieme ad una selezione del cinema moderno e vintage anche estero, e spesso inseriti tra i film di visione gratuita.
Anche i concerti, punto forte della selezione di ItsArt, erano peraltro materiale fruibile online in modo gratuito. Proprio i musei di tutto il mondo (non solo Italiani dunque, ma anche Italiani) in quel periodo di Pandemia aprivano gratuitamente le loro porte agli appassionati.
Sostanzialmente la “Netflix Italiana” non aveva poi tanto da offrire, e quello che aveva poteva facilmente essere reperito altrove, e senza sborsare un euro.
ItsArt chiude: del resto era un progetto concepibile solo per il periodo pandemico in cui eventi, cinema e visite museali sembravano essere diventati un lontano ricordo, ed anche così non aveva i mezzi non solo per fare concorrenza alle “multinazionali”, ma anche solo alla cara vecchia mamma RAI.
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