Ci segnalano i nostri contatti una condivisione dal titolo Italiani in fila per un pasto e migranti ospiti negli hotel. Siamo a metà tra la precisazione e l’avvelenamento del pozzo vero e proprio.
Nello stile già visto in America, dove è diventato fisicamente impossibile discutere di qualsiasi tema legato al contrasto della pedopornografia senza che un QAnon a caso cerchi di infilarci propaganda politica gratis rendendo l’argomento radioattivo, ecco che la questione reale degli effetti sociali ed economici della pandemia viene usata come un Cavallo di Troia per resuscitare le vecchie bufale dei 30 euro agli immigrati e gli immigrati negli Hotel.
Andiamo con ordine e partiamo dalla condivisione indicataci. Una foto.
Foto basata sulla fallacia di non sequitur, o della falsa causa.
Si sottende sostanzialmente una relazione causale tra fenomeni che non hanno connessione tra loro, riesumando la bufala dei migranti ospiti negli hotel a 5 stelle tanto cara ad una certa “controinformazione” e rendendola vera.
Siamo un po’ al livello del
Ogni giorno milioni di persone muoiono per fame, quindi i rettiliani di notte mi rubano lo zucchero e mi fanno i dispetti
La prima cosa, grave e drammatica, non prova la seconda, non ha relazione con la seconda, e non rende la seconda più veritiera.
Ma andiamo avanti scavando nella tana del bianconiglio, e scopriremo delle cose, partendo dal logo dell’immagine.
Dovremmo inserire nel vostro bagaglio culturale una parola del gergo virtuale, il “freebooting”. Dicesi “freebooting” il furto di meme.
Una pagina crea un meme, una seconda pagina lo scarica, lo modifica a suo piacimento e lo rispara fuori come suo contenuto, senza quindi ricondividere il meme originario, per ottenere una sua viralità.
Ovviamente il “freebooting” nel mondo di Internet è molto odiato: i meme non hanno la protezione da diritto d’autore dei contenuti originali, ma hanno una sorta di protezione informale per cui il “freebooter” viene additato dalla comunità e gli viene esibito il suo torto quantomeno morale.
Questo meme è la condivisione “freebooting”, modificata nel footer, del prodotto di una ulteriore pagina (si vede ancora l’effetto sfumato del testo rosso) con un testo diverso
E una didascalia che contiene una “domanda al Governo”. Invero, altrettanto imprecisa.
LA NOSTRA DOMANDA AL GOVERNO
Perché si danno 30/35 euro al giorno alle Coop/Onlus e Caritas per mantenere “gli sbarcati” e invece agli italiani no?
Rispondiamo noi che in questo momento oseremmo dire il Governo ha svariati guai da risolvere e (confidiamo) poco tempo per Facebook: non esistono alcuni 35 euro agli immigrati e la parola “senza fine di lucro” in “Organizzazioni non governative senza fine di lucro” significa esattamente senza fine di lucro, quindi le ONLUS non ricevono ingenti somme per “mantenere gli sbarcati”, entrambi argomenti su cui abbiamo due lunghe dissertazioni.
Ma il fatto che i due fenomeni non abbiano legami non significa che non vi sia un’emergenza sociale ed economica legata agli effetti sociali della Pandemia.
Il problema che stiamo cercando di risolvere, peraltro, con la vaccinazione e la ricerca di progressi nella medicina per sconfiggere il COVID19 è anche e soprattutto sociale.
Non possiamo considerare il distanziamento sociale a oltranza “la nuova normalità” e buttarla lì, diventando fustigatori dei costumi e proponendo l’evoluzione nei Solariani di Asimov, quelli che vivono vite intere in decadenti e lussuose dimore, in completo isolamento senza mai incontrare nessuno dal vivo e disprezzando i Terrestri e i Coloni Spaziali che invece vivono vite di relazione, lavorano per vivere e colonizzano nuovi mondi.
Se quando l’umanità ha scoperto il vaccino contro la Poliomielite si è schierato Elvis Presley contro gli antivaccinisti non è solo perché oggettivamente la polio era una malattia grave e invalidante, ma perché intere generazioni di giovani in piena salute sottratti alla forza lavoro e condannati ad una vita di invalidità, inchiodati per sempre ad un polmone di acciaio per poter sopravvivere, significava la cancellazione di fatto di una intera generazione (o più, in caso di mancato arresto della malattia) dalla vita della Nazione con gravi conseguenze sulla stessa capacità delle loro famiglie di raggiungere l’autosufficienza.
Ogni volta che una Pandemia squassa l’umanità, il prezzo da pagare non si ferma, purtroppo, al solo crescente e gravissimo computo dei morti, ma le dolorose misure per mitigare e contenere quel numero significano che molti dei morti durante una pandemia non saranno solo morti di pandemia, ma di tutte le malattie curabili da un Sistema Sanitario sano e rese disagevoli della cura da un SSN oberato.
Significano che protrarre “sine die”, senza orizzonte e senza un programma, le misure di contenzione significa avere interi ceti sociali impossibilitati a lavorare. Significa che, non essendo milionari come i Solariani dei romanzi di Asimov, intere famiglie nei settori colpiti dalla Pandemia sommeranno alle vittime della malattia le vittime della povertà.
Significa scene come quelle delle foto viste, tratte da Milano, dove la CARITAS ha dovuto potenziare le sue attività per aiutare i nuovi poveri.
A fine ottobre, la Caritas Ambrosiana aveva lanciato un primo allarme, parlando di novemila persone impoverite dal Covid che si erano rivolte ai centri di ascolto nei mesi del lockdown. Il nuovo dato è quello relativo agli Empori della Solidarietà della Diocesi di Milano: dal 18 ottobre, data in cui il Dpcm del governo ha imposto le nuove limitazioni anti-contagio, sono aumentate del 45% le persone che sono ricorse a queste strutture per fare la spesa.
Ci ricorda Leggo, aggiungendo per voce dell’Arcivescovo di Milano
«I poveri – ha sottolineato l’arcivescovo – vanno aiutati a non esserlo più. L’emporio non è assistenzialismo, ma stimola le persone ad essere cittadini attivi, attraverso un aiuto nel momento del bisogno»
Abbiamo quindi un vero e proprio problema: e questo problema potrà risolverlo solo la politica nel breve periodo, e i progressi della medicina nel lungo.
Aiutare le vittime sociali del COVID19 a sfuggire dalle maglie della povertà non promettendogli elemosine, ma dandogli gli strumenti per rimettere le loro attività in sicurezza.
E abbiamo un problema che non risolveremo ricitando la bufala dei 35 euro agli immigrati.
In primo luogo perché essi non esistono, in secondo luogo perché non esistono 35 euro, emolumenti, interventi pioggia e alcuna forma di assistenzialismo che possano sostituire il necessario e doveroso processo di ricostruzione che dovrà essere immediatamente successivo alla sconfitta della Pandemia e preceduto da forme di convivenza che consentano ai nuovi poveri di essere aiutati ad aiutarsi, e non “aiutati e basta”.
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