Irlanda, stupratore assolto per mancanza di prove. Arringa della difesa “la vittima indossava un tanga”
Un episodio di stupro avvenuto in Irlanda ha scatenato ondate di proteste e manifestazioni per l’assoluzione data allo stupratore a seguito dell’arringa dell’avvocato della difesa, che ha chiesto ai giudici di considerare che la vittima indossava un tanga.
Il 5 novembre 2018 si è tenuto il processo contro un uomo di 27 anni denunciato per stupro da una 17enne, presso il tribunale criminale di Cork, in Irlanda.
Secondo le prove raccolte, dopo l’episodio la ragazza ha ripetutamente detto all’accusato di essere stata stuprata, mentre l’uomo ha più volte risposto che il loro era stato semplicemente sesso. Anche in aula, il 27enne, ha negato a più riprese di aver violentato la ragazza, e al proprio avvocato Elizabeth O’Connell ha riferito che si è trattato di un rapporto consensuale. L’uomo è stato sottoposto anche a un controinterrogatorio dal “consulente senior” Tom Creed, all quale ha raccontato che l’episodio è iniziato con una serie di baci, e che tra i due vi era una certa crescente attrazione. L’uomo, inoltre, sosteneva che ad assistere ai baci vi fosse un testimone, ma Creed ha risposto che nessun testimone ha assistito ai baci. Creed, in seguito, ha chiesto all’accusato di raccontare tutta la vicenda.
L’uomo ha raccontato che i due si erano appartati in una stradina piena di fango e lui, addirittura, non riusciva a raggiungere l’erezione. Un testimone, ha riportato Creed, riferisce che l’uomo è stato visto mettere le mani al collo alla ragazza, ma ha negato. Ancora, un testimone ha riferito di aver visto l’uomo trascinare la ragazza per 30 metri fino al luogo dove si è consumato lo stupro, ma l’uomo ha negato anche questo aspetto.
Racconta, piuttosto, che la ragazza era molto preoccupata perché i suoi vestiti si erano macchiati di fango e che nel momento in cui gli ha chiesto di smettere, l’uomo ha smesso di approcciarsi a lei. Dopo, racconta l’uomo, la ragazza era tranquilla e divertita.
Durante l’arringa, infine, l’avvocato O’Connell ha chiesto ai giudici di considerare che la ragazza indossava un perizoma, dunque era già “predisposta” a un incontro sessuale.
La singolarità del caso è finita al Parlamento Irlandese con dichiarazioni da parte del premier Leo Varadkar e della deputata Ruth Coppinger, che ha esibito un perizoma in pizzo blu durante un suo intervento nel Parlamento. Al suo atto di protesta per la sentenza si sono unite altre mobilitazioni, prima fra tutte quella del Dublin Rape Crisis Centre che ha chiesto una riforma nei processi per stupro. Nella dimensione social, invece, le donne hanno cominciato a postare immagini della propria biancheria intima seguendo l’hashtag #ThisIsNotConsent creato dal gruppo Facebook Mna na hEireann (Women of Ireland). L’hashtag è rafforzato anche dall’account Twitter I Believe Her dell’attivista Susan Dillon.
Venerdì 14 novembre le donne hanno protestato in cinque città irlandesi espondendo cartelli e biancheria intima.
La notizia è dunque vera: un uomo di 27 anni è stato assolto a seguito della richiesta del suo avvocato di considerare che la vittima, 17 anni, indossasse un perizoma durante l’episodio, dunque si sarebbe trattato di un rapporto consensuale. L’uomo ha negato la violenza e ha raccontato che tra i due vi fosse forte attrazione.
Ma, contemporaneamente, non lo è.
Il problema, un autentico gatto di Shroedinger della notizia, giace nella assoluta distinzione tra motivazione, obiter dicta e affermazioni ad colorandum.
Siamo, per una volta, precisi: la vittima non è stata assolta perché l’avvocato della difesa ha esibito un perizoma.
Ma, al contrario, l’avvocato della difesa ha potuto tranquillamente esibire un perizoma in aula perché il clima giudiziario irlandese, quantomeno per quanto riguarda lo stupro, si basa su una inversione dell’onus probandi, il cosiddetto “onere della prova” pressoché totale ed inedita nelle altre democrazie occidentali.
Potremmo discettare per giorni sul fatto che la Cattolica Irlanda viva col sesso un rapporto alquanto tradizionalista se non retrogrado: solo da meno di un anno alle donne irlandesi è concessa l’autodeterminazione sul diritto all’aborto, e solo dal 1995 è possibile il divorzio.
Non vi è alcuna sorpresa che quindi, mentre nel resto d’Europa è fatto assodato da dottrina, giurisprudenza e diritto insieme che in caso di violenza sessuale sta al violentatore dimostrare di aver ottenuto il consenso della vittima, in Irlanda da sempre accade il contrario.
Questo genera una serie di effetti a catena tra cui quello che abbiamo visto in aula: non è il perizoma ad aver assolto l’imputato, ma è stato possibile esibire il perizoma perché l’inversione dell’onere della prova consente, di fatto, di portare il victim blaming in tribunale, quantomeno come espressione ad colorandum, un “colorito mezzo” per cercare di dipengere l’imputato come un “santo” e la vittima come una mentitrice a prescindere.
The major issue you have to deal with is whether she consented to sexual intercourse.
Il problema maggiore che dovete discutere è se lei ha prestato consenso al rapporto sessuale
Riportano gli atti processuali come affermazione del Pubblico Ministero.
A ben pensarci, in un caso di stupro, si tratta di una vera e propria probatio diabolica: sovente è impossibile per la vittima dover subire, oltre all’ingiuria di aver subito violenza, l’impossibile onere di dimostrare di non aver acconsentito o, ancora peggio, di aver ritirato un consenso inizialmente fornito (fa parte del dibattito giurisprudenziale ormai assodato Italiano, e del diritto espressamente stabilito Svedese, la semplice e dirimente nozione che il consenso in un rapporto sessuale possa essere concesso, e liberamente ritirato fino al compimento). Questo, a prescindere da un eventuale perizoma.
Ipotizzate in un convegno carnale che il partner, dopo aver inizialmente acconsentito al coito, dopo i preliminari, ma direttamente prima dell’attingimento delle zone erogene, decida di avere dei ripensamenti.
Succede, capita. Abbiamo spesso ripensamenti per cose molto meno serie che il sesso: possiamo ad esempio portarci una cassa di birra fino alla cassa per poi decidere di volerci tenere i soldi in tasca e riportarla indietro, è illogico anche solo presumere che non possa accadere lo stesso per l’uso di uno dei diritti più personali dell’individuo come il sesso.
Ma evidentemente non così accade in tutte le giuridizioni: per proseguire il paragone, se in Irlanda il sesso fosse trattato come ogni altra cessione/disposizione/espressione giuridica, solo per il fatto di avere una cassetta di birra nel carrello potrei essere tenuto a pagare la stessa, anzi costretto ad aprirla sul posto, berla e pagare, a prescindere dal permanere della mia volontà di comprare e bere quella birra.
Le conseguenze sono evidenti, e espresse in traduzione dai colleghi di NextQuotidiano: i due fondamentali punti che la protesta irlandese sta affrontando non sono “l’assoluzione per mezzo del perizoma”, bensì
- L’inversione dell’onere della prova patita dalle donne irlandesi in casi simili
- La presenza di un sottofondo di miti, bufale e teorie sul corpo femminile che rimandano a tempi che le altre società occidentali hanno superato
Infatti, l’attuale situazione Irlandese somiglia pericolosamente alla situazione Italiana del 1970, che possiamo incontrare in documenti storici come Processo ad una vittima di stupro
Quello che la protesta irlandese vuole mettere in evidenza è come non già i tribunali, ma un cospicuo strato della popolazione, nel 2018, sia indotto a credere che determinati abiti segnalino la disponibilità sessuale, che il negare consenso al rapporto sessuale possa essere visto come parte di un “gioco erotico” e non come una negazione del consenso e che, peggio, stia alla donna difendersi dallo stupro e non all’uomo evitare di compierlo.
Campagna diversa da quella mostrata dai media, e condivisibilissima.
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