L’Iran espulso dalla Commissione ONU sulla condizione delle donne è la notizia del giorno. Infatti fino ad oggi 15 dicembre 2022 l’Iran faceva parte della “Commissione ONU sulla condizione delle donne”.
Secondo Amnesty Internation 400 persone sono morte durante una rivolta di piazza contro l’obbligo di velo e le conseguenti vessazioni sulla donna. E i report parlano di giovani donne sfigurate al viso, al seno e ai genitali con pallini da caccia per aver osato partecipare.
Si è passati nel volgere di pochi decenni dalle foto di donne in minigonna studiare per gli esami universitari ad una teocrazia dove “l’offesa a Dio” viene punita con la morte.
Vi era, evidentemente, un paradosso che l’ONU ha sollevato e affrontato.
Una bozza di risoluzione per “rimuovere con effetto immediato” l’Iran dalla Commissione sullo status delle donne “per il resto del suo mandato 2022-2026” è stata adottata dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, composto da 54 membri.
Su questi cinquantaquattro membri 29, una maggioranza schiacciante, hanno votato favorevole. Contrari otto membri, tra cui Russia e Cina (gli altri erano Bolivia, Kazhakstan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Zimbabwe). Astenuti 16, ovvero Bangladesh, Belize, Botswana, Congo, Costa d’Avorio, Esawatini, Gabon, India, Indonesia, Madagascar, Mauritius, Messico, Isole Solomone, Thailandia, Tunisia, Tanzania.
Ovviamente tra i contrari l’Iran stesso, che ha definito la decisione “Bullismo USA”, invocando una difesa “No tu!” e doppi standard dell’Occidente, ponendosi sulla linea di “E ma allora gli altri?”, e andando oltre.
“Un’eresia politica che scredita questa organizzazione internazionale e crea anche una procedura unilaterale per futuri abusi delle istituzioni internazionali”, hanno dichiarato i rappresentanti di Teheran accusando Washington di aver “dato totale sostegno all’uccisione da parte di gruppi terroristi di migliaia di donne iraniane”.
Stessa linea presa dai rappresentanti di Cina e Russia, con l’ultimo che parla di un “precedente pericoloso” e invoca il caso di George Floyd (nonostante, ricordo, si parla della Commissione ONU sulla condizione delle donne).
La presenza della Repubblica islamica dell’Iran dentro l’organismo internazionale “è una brutta macchia sulla sua credibilità”, aveva invece ribadito l’ambasciatrice americana all’ONU Linda Thomas-Greenfield. E’ “una risposta all’appello delle voci della società civile iraniana” ha spiegato la funzionaria, insistendo sul fatto che avere una Commissione a tutela dei diritti della donna con l’Iran a suo interno, significava avere una commissione “minata dall’interno”.
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