Approfondimento

Inviato delle Iene condannato per violenza privata alla scrittrice Guia Soncini

Siamo nel 2021, e leggiamo il titolo “Inviato delle Iene condannato per violenza privata alla scrittrice Guia Soncini”.

Ma ora spostiamoci al 2015: esistono i servizi d’assalto delle Iene. Tra cui uno Luigi Pelazza, proprio dedicato a Guia Soncini. La quale si ritrae, rifiutando l’intervista stessa, che prosegue nonostante il suo diniego.

La cosa importante è questa.

Infatti in quel periodo la scrittrice era al centro della cronaca, e quindi soggetto intervistabile, per una inchiesta dalla quale è risultata peraltro completamente assolta.

Inviato delle Iene condannato per violenza privata alla scrittrice Guia Soncini

In un servizio ora non più disponibile sul portale Mediaset dal titolo di “Ficcanaso nelle Mail delle Celebrità” l’Inviato delle Iene ha proseguito nel suo intento di intervistare la scrittrice.

Stando a quanto riportato nel capo d’imputazione letto dall’AGI, Pelazza e Verri il 19 settembre 2015 “dopo essersi introdotti indebitamente”, fingendosi dei corrieri, nello stabile della donna, “con violenza esercitata in modo idoneo a privare coattivamente della libertà di determinazione e di azione della parte offesa, le impedivano di accedere alla palazzina e con analoga violenza  le impedivano di fare rientro nella propria abitazione, costringendola a tollerare la loro presenza con una serie insistente di domande alle quali la parte offesa dichiarava da subito di non  voler rispondere”.

Sostanzialmente se qualcuno non vuole risponderti/parlarti/concederti un’intervista, tu non hai il diritto di insistere sbarrandole il passo.

Questo non è insistenza, è un reato specifico chiamato violenza privata, definito come

Chiunque, con violenza [581] o minaccia(1), costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa(2) è punito con la reclusione fino a quattro anni(3).

La pena è aumentata [64] se concorrono le condizioni prevedute dall’articolo 339.

Reato che si consuma, ad esempio, quando un postulante ti sbarra la strada per impedirti di proseguire oltre finché non avrai acconsentito alle sue richieste, irrilevante rispetto al fine.

Non è quindi necessario che chi ti impedisce qualcosa, anche solo di sottrarti alla sua presenza, lo faccia per delinquere. Può dichiarare di farlo per uno scherzo, per un servizio televisivo, per qualsiasi ragione: quando tu decidi di no, manifesti il tuo desiderio di andartene e il terzo te lo nega, stai subendo violenza privata.

Così infatti è accaduto in questo caso.

Il seguito della vicenda

Come lamenta su un suo articolo la scrittrice Guia Soncini, quell’evento era solo l’inizio.

La stessa, “colpevole” di aver denunciato è stata accusata per mesi dalla genia degli “esperti dell’Internet” di facile giustizialismo.

Chi ha minimizzato definendo la cosa “non grave”, intere raccolte di memes che paragonavano la scrittrice alle sorelle cattive di Cenerentola, Twittatori a darle della “coatta morta di fame” e altre simpaticherie tipiche del paese dove se denunci qualcosa che hai subito diventi “spia amica delle guardie” e devi pagare.

E a nulla è valso ribadire il fatto che, come si è appurato nel 2017, le accuse che avrebbero dovuto “giustificare” l’accaduto si sono rivelate false.

A onor del vero, anche se fossero state veritiere, nessuno avrebbe avuto il diritto di imporre alla Soncini, nè ad altrui persona, una presenza non gradita.

Ma la Soncini era innocente, e il fango gettatole addosso in Rete anche nei commenti  a quell’intervista veritiero.

Inviato delle Iene condannato per violenza privata – il finale e le riflessioni del caso

Arriviamo ora al 2021, con la scrittrice che incassato il verdetto dichiara

Insomma, esiste ancora l’inviolabilità del domicilio. Uno sconosciuto non invitato a entrare non può imporre la propria presenza in casa tua, neanche se dotato del superpotere televisivo e convinto quindi di godere d’immunità diplomatica. Ne ero abbastanza certa anche prima di sabato, ma è un sollievo sapere che è ufficiale.

Non ci importano, né interessano, gli eventuali strascichi tra le parti.

Quello che conta è che c’è stata una sentenza. E davanti ad una sentenza si tace.

Ci sono stati tentativi di accomunare la vicenda alla citofonata di Salvini: ma non ha senso paragonare due fattispecie oggettivamente e incontrovertibilmente diverse, e la fase del “L’ha fatto anche il mio compagno di banco signora maestra, non punisca il mio migliore amico” dovremmo averla superata tutti.

Resta il verdetto, restano i Tweet di insulti rivolti alla Soncini. Resta un’ulteriore spina nel fianco della trasmissione, dopo la denuncia del dottor Burioni.

Resta la soddisfazione della Soncini

E la nostra speranza di non doverci mai più occupare di simili pagine, sia del giornalismo che della giudiziaria che dei commenti su Internet.

La Replica dell’inviato delle Iene

È pervenuta, per tramite del Messaggero, la replica dello stesso, intenzionato a ricorrere in Appello

«Fermo restando che noi nel nostro programma siamo abituati ad andare a fondo alle cose, quel giorno è successo questo. Noi l’abbiamo aspettata all’ingresso del suo cortile. Lei ci ha riconosciuti, ha tentato di entrare nell’androne, e in effetti riguardando il filmato io, cercando di avvicinare il microfono, mi sono messo in mezzo fra lei e lo stipite della porta. Quindi è possibile che io le abbia impedito per un secondo di chiudere. Un secondo uno», dice l’inviato de ‘ Le Iene ‘

Il problema della Violenza Privata, come abbiamo evidenziato, non è la violenza nel senso comune del termine, ma l’impedire una determinata condotta.

Il punto è tutto qui: la Soncini voleva rilasciare l’intervista? O voleva tornare in casa?

Nulla di più, nulla di meno.

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

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