La polemica del giorno, in Italia, riguarda il confronto a distanza sul lutto nazionale con Falcone e Borsellino, che effettivamente non c’è mai stato dopo le due stragi rispettivamente a Capaci e Palermo, fino ad arrivare a quello confermato per onorare la memoria di Silvio Berlusconi.
Dopo aver analizzato più da vicino e con uno specifico approfondimento “cosa comporta il lutto nazionale“, inteso come effetto concreto per la giornata dell’italiano medio, occorrono evidentemente alcune nozioni legislative per spegnere sul nascere le discussioni odierne.
Politicizzare alcuni raffronti delicati è superficiale, con il rischio di uscire dai binari del buon senso. Per quale ragione non abbiamo avuto il lutto nazionale con Falcone e Borsellino negli anni ’90, mentre domani verranno attuate le “misure” previste dalla legge in circostanze simili? Nessuna volontà di collocare il fondatore di Forza Italia su un piedistallo, rispetto a personalità che hanno pagato con la loro vita i propri servigi alla repubblica italiana.
Tutto verte attorno alla legge n. 36 del 7 febbraio 1987 (art. 1), secondo cui “sono a carico dello Stato le spese per i funerali” del presidente della Repubblica, del presidente del Senato, del presidente della Camera, del presidente del Consiglio e del presidente della Corte costituzionale. Il discorso vale sia per chi è in carica, sia per chi, come Silvio Berlusconi, lo è stato in passato. Insomma, nessun trattamento di favore per il Cavaliere.
Il lutto nazionale, invece, può avere luogo anche in seguito a catastrofi, come è stato precisato dal governo con una recente nota ufficiale. Discorso simile per altre cariche dello Stato, con un riferimento al caso Roberto Maroni, per il quale la famiglia ha comunque deciso di sostenere le spese per l’ultimo saluto. La circolare del 2002 della Presidenza del Consiglio dei ministri, disponibile per tutti in rete, specifica che il lutto nazionale viene approvato su iniziativa del Consiglio dei ministri, con tutte le limitazioni del caso.
I funerali di Stato, che tra gli ex presidenti del Consiglio, ci sono stati solo nel 1994 per Giovanni Spadolini, nel 1999 per Amintore Fanfani e nel 2001 Giovanni Leone sono quindi previsti per legge.
Nessuna volontà di concedere un vantaggio o un riconoscimento. Il lutto nazionale rientra nella facoltà decisionale della Presidenza del Consiglio.
La palla passa ai familiari: ad esempio Aldo Moro non ebbe i funerali di stato perché fu la sua famiglia a rifiutarli preferendo una cerimonia riservata, il 13 maggio 1978 nella Basilica di San Giovanni, alla presenza dell’allora Santo Padre Paolo VI.
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