Inutile questione sul DDL per educazione gender obbligatoria nelle scuole fino al 2022
Si è creata sui social una polemica del tutto inutile a proposito del DDL che riguarda anche la cosiddetta educazione gender obbligatoria nelle scuole fino al 2022. Una questione che solo in parte richiama una bufala a tema che abbiamo esaminato mesi fa sul nostro sito, in quanto si strumentalizzano come sempre concetti e idee meno articolate di quanto si possa immaginare. La questione nasce fondamentalmente dal cosiddetto “Piano Colao“, che in sostanza si riferisce al rapporto finale per la presidenza del Consiglio dei ministri.
Tutta la vicenda, in pratica, rientra nel progetto chiamato “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022“. Le preoccupazioni e le critiche a proposito della presunta educazione gender obbligatoria nelle scuole secondo il nuovo DDL sono arrivate in queste ore Jacopo Coghe. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando del vice presidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie. Tra le altre cose, è fondatore e ad oggi vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, la cui pagina Facebook è stata oggetto di diverse critiche in questi giorni a proposito delle gravidanze post stupro.
La polemica sull’educazione gender obbligatoria nelle scuole dopo l’ultimo DDL
In pratica, Coghe ha mostrato tutto il suo scetticismo sul “Piano Colao”, pubblicando un post Facebook nel quale punta il dito soprattutto verso una sorta di educazione gender insegnata “ai nostri figli”. Si è concentrato più nello specifico sulla voce “Individui e Famiglie” per un semplice motivo: al suo interno, si trova la voce chiamata “Promuovere la parità di genere”. L’obiettivo reale di questo progetto è quello di promuovere una figura non stereotipata della donna in famiglia.
Ed è proprio questo il fulcro dell’intera discussione. Passare da un concetto del genere a denunciare l’educazione gender obbligatoria nelle scuole secondo l’ultimo DDL è una forzatura oggettiva. Un piano in cui si punta all’assenza di discriminazione, fatto passare con inutile allarmismo per quello che non è, inducendoci a parlare di disinformazione.
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