Un post pubblicato l’11 marzo sulla pagina Facebook Web store business riporta che in Veneto sarebbe stata negata la Comunione a un bambino autistico in quanto non ritenuto in grado di comprenderla.
In veeto negata la Comunione a bambino autistico perché non è in grado di comprenderla. Ora si cercano neonati in grado di capire il battesimo.
La notizia è del 2015 e il 12 marzo 2015 era stata riportata da Venezia Today, Il Giornale e Il Gazzettino con quest’ultima testata citata come fonte dalle prime due. Il bambino avrebbe dovuto ricevere il sacramento il 15 marzo in una parrocchia del Miranese, ma il sacerdote aveva ritenuto che il piccolo non era ancora pronto a ricevere la Prima Comunione. Il bambino aveva frequentato regolarmente il Catechismo.
Contattata dal Gazzettino, la madre del bambino aveva raccontato: «Dopo la prima confessione il parroco mi ha fatto capire che il mio bambino non era pronto e che, siccome è ancora immaturo, sarebbe stato meglio non fargli fare la comunione». La famiglia, dunque, si era rivolta a una parrocchia vicina e il sacerdote aveva accolto la loro richiesta senza alcun problema.
Il 14 marzo 2015 La Nuova di Venezia e Mestre pubblicava la smentita da parte della diocesi e del parroco accusato di aver sconsigliato la Comunione al bambino autistico. Il quotidiano locale aveva riportato le dichiarazioni di Adriano Cevolotto, vicario generale della diocesi di Treviso:
Non entro nel merito del caso specifico, che non conosco, ma la prassi pastorale, di fronte a vari casi di disabili, suggerisce di partire dalla possibilità per i bambini e i ragazzi di intraprendere dei percorsi personalizzati perché possano ricevere i sacramenti, in modo da aiutarli a comprendere il significato di ciò che vivono: l’incontro con Gesù.
La diocesi, in sostanza, negava che ci fosse stato un rifiuto da parte del parroco. La redazione de La Nuova aveva dunque raggiunto telefonicamente il sacerdote al centro della bufera:
Non ho negato la prima Comunione alla famiglia. A inizio anno, la madre mi aveva avvicinato chiedendomi se poteva portare il figlio nella parrocchia dove lei risiede, spiegando che lì il ragazzino avrebbe potuto inserirsi meglio. Pensava fosse la soluzione migliore. Da parte mia, ho solo preso atto della sua scelta. Sono rimasto stupito da questa polemica. Anzi, non avrei avuto alcuna difficoltà a concedere la prima Comunione al ragazzino.
Parliamo di versioni a confronto, dunque, perché esistono due tesi opposte che da una parte accusano il parroco di aver rifiutato di conferire il sacramento al bambino autistico, dall’altra la risposta del diretto interessato che riferisce che fu la mamma stessa a chiedere di ricevere il sacramento in un’altra parrocchia.
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