Bufala

In Italia si indignano perché hanno bendato un assassino

In Italia si indignano perché hanno bendato un assassino è l’ultima dimostrazione di come il linguaggio del meme sia un linguaggio brutalmente eversivo usato per distruggere il concetto stesso di Stato di diritto.

Nonché, contemporaneamente, mettere alla berlina le poche persone di coscienza rimaste in un mondo che ormai va al declino totale. Ma partiamo col meme. Che pixelleremo, perché noi a queste cose ci teniamo. Noi.

In Italia si indignano perché hanno bendato un assassino

Lo stolto guarda il dito mentre il saggio guarda la Luna.

In questo caso, l’indinniato guarda la benda mentre il saggio guarda l’essenza dei fatti.

Le prime sei foto non riguardano un interrogatorio

Se pensate davvero che il problema sia la benda in sè siete in malafede, oppure state guardando il dito, con tutto quello che ciò comporta.

La deprivazione sensoriale applicata agli interrogatori appare nella letteratura scientifica tra le forme di tortura, usate ad esempio nella Guantanamo della War at Terror e per questo criticate.

Dietro segnalazione di altri lettori abbiamo dovuto bannare un utente che, tronfio di uno sviato senso di giustizia ottenuto guardando troppi show televisivi, aveva deciso di renderci edotti delle sue bizzarre teorie sugli interrogatori.

Teorie basate sulla sua assoluta convinzione che sia prassi nei commissariati puntare luci abbaglianti negli occhi delle persone sottoposte ad interrogatorio nonché percuoterle con schiaffi di paura perché, spaventate, confessino prima.

Assicurandovi che difficilmente revocheremo il blocco a tale utente, possiamo rassicurare tutti gli altri che estorcere una confessione mediante tortura psicofisica è il modo migliore perché la confessione sia dichiarata nulla e l’intero incidente probatorio gettato nel discredito e nella confusione, minando alle fondamenta le intere basi alle spalle del procedimento.

Troverete un lungo saggio al riguardo, redatto dall’Avv. Elena Maria Catalano al riguardo: vi basti sapere che anche solo il mero sospetto che una confessione sia estorta e non sponteanea è idoneo a rendere l’intera ricerca della verità più complicata.

Ipotizziamo davvero l’ordinario agente di polizia giudiziaria debba agire come descritto dal nostro amico videodipendente con immagini di violenza televisiva che gli rimbalzano nella mente. Se fosse uso a puntare luci abbaglianti negli occhi delle persone sottoposte ad interrogatorio nonché percuoterle con schiaffi di paura perché, spaventate, confessino prima, costui inciamperebbe su diversi articoli del codice di procedura penale. Tra cui

Art. 188 Non possono essere utilizzati, neppure con il consenso della persona interessata, metodi o tecniche idonei a influire sulla libertà di autodeterminazione o ad alterare la capacità di ricordare e di valutare i fatti

Art. 191 Le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate [26, 62, 63, 103, 197, 203, 234 3, 240, 254 3, 267] (1).
2. L’inutilizzabilità è rilevabile anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento.
2-bis. Le dichiarazioni o le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura [613-bis, 613-ter c.p.] non sono comunque utilizzabili, salvo che contro le persone accusate di tale delitto e al solo fine di provarne la responsabilità penale (2).

Art. 144 cpp, comma 6bis 6-bis. È vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta

Nè coercizione, né coartazione, né altre forme di alterazione o costrizione del pensiero possono essere usate.

Citando l’avvocato Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere penali, che riassume la vicenda per i non esperti

“Chi in queste ore sta sostenendo quella foto, giustificando l’operato di chi ha agito in quel modo nei confronti del cittadino americano prima della sua deposizione, sta facendo un danno al carabiniere che ha perso la vita e a chi vorrebbe che venisse fatta giustizia al più presto. E’ un gesto da ottusi e da stupidi. Perché un atto istruttorio, sia esso una confessione, una testimonianza o un interrogatorio, se svolto con modalità che coartano la libera determinazione di una persona deve essere dichiarato nullo. Anche se poi quelle dichiarazioni dovessero essere confermate in una fase successiva”.

Sostanzialmente, annientando potenzialmente per sempre le prove più utili al procedimento stesso

“Se lo fanno gli altri lo faccio pure io” è una fase della maturità che normalmente si supera alle elementari

Immaginate di essere colti in fatto mentre percuotete brutalmente una persona con cui avete avuto un dissidio.

Condotti in sede di interrogatorio (e speriamo non legati o bendati, o sottoposti ad altre forme coartative o costrittive), decidete di tirare fuori il cellulare e urlare con fare scomposto

Ma io ho visto una trasmissione in TV dove due americani se la davano di santa ragione! Ed erano sotto le telecamere! Se quell’americano può menare uno e non gli fanno niente, io vi ammazzo a tutti quanti di botte qui ed ora, vi pesto di botte brutti st****i e voi muti!!! Come osate trattenermi, vi indignate perché meno uno? Ahahah! Quanti ne menano in America! Botte pure per voi!

Come pensate andrà a finire la cosa?

Il benaltrismo feroce non è pratica consentita in alcun tribunale. Per fortuna.

Potrete cercare ossessivamente foto in tutto il mondo di eventi simili a quello accaduto in Italia nella giornata di ieri,  e non cambierebbero di una virgola la situazione.

Il Bene non può comportarsi come il Male. Non è che non vuole: non può

In altri articoli abbiamo usato una citazione letteraria, che qui riportiamo

Una possibile risposta, offerta da Fantomax, ed. Coconino Press, Catacchio-Bernardi

Il bene non può comportarsi come farebbe il Male. Non solo non vuole: non può

Passiamo ora la parola a Pietro Grasso, ex magistrato, ex Presidente del Senato, giurista di gran pregio

Cosa risolve un trattamento contrario al generale senso di umanità nei confronti di un imputato, anche se il fumus di colpevolezza fosse denso e nero?

Risolveremmo che avremmo non un atteggiamento deprecabile, ma più atteggiamenti deprecabili.

Avremo un pubblico a casa che plaude il devolvere della Giustizia stessa nella legge del taglione, orde di cattivisti da tastiera che, stanchi di augurare il male su Internet, non paghi di sognare nei commenti ogni sorta di pena corporale esigono che qualcuno passi alle vie di fatto.

Vi abbiamo spiegato come esistono leggi, che tutelano tutti, anche gli indagati e gli imputati che non consentono la pubblicazione di foto degli stessi in manette.

E cosa succede? Succede che abbiamo un problema grave.

È stato fatto.

Eh, ma tanto questo è assassino che ha sparato al Carabiniere, voi non volete bene al Carabiniere!

Noi gli vogliamo bene più di quanto voi, crudeli cattivisti da tastiera, possiate mai fare. Perché a noi importa di lui e della sua eredità di giustizia, voi volete agitarlo come uno schermo per il vostro odio.

Perché ammettiamo che si possa negare i diritti a qualcuno che ha fatto del male.

Della foto di Carola Rakete trattenuta per la foto segnaletica finita su VKontakte, il famoso Facebook Russo a trazione Sovranista cosa mi dite?

Non è evidente che qui abbiamo un enorme problema nel rispetto delle leggi volute a tutela anche del più infame degli assassini?

Siamo davvero de-evoluti a tempi antecedenti Silvio Pellico e Cesare Beccaria, pronti a dichiarare che lo stato di indagato sospenda ogni diritto umano e civile e si possa trarre foto umilianti da dare in pasto a persone che, semplicemente, esibiscono accettandole la stessa crudeltà ma in vettore diverso?

Anche perchè

L’Arma dei Carabinieri condanna il gesto

La Camera Penale di Roma dichiara

“Con riferimento alla violenza posta in essere nei confronti di un indagato, affidato alla custodia dello Stato abbiamo preso atto dell’apertura immediata di una indagine penale e anche disciplinare. Bene. Ne attenderemo, seguendola con attenzione, l’esito. Non siamo e non diventeremo ora forcaioli. L’indagine, però, valuti anche gli aspetti più inquietanti. Siamo in presenza di un fatto unico? Cosa ci fa una benda in una stazione dei carabinieri?”.

E l’Arma stessa dei Carabinieri, Arma che se rispettate davvero dovreste onorare accettando le sue parole e scolpendole nel cuore, ci dice

Raggiunto da Repubblica, il generale Roberto Riccardi, portavoce del Comando generale, ha definito l’immagine «due volte intollerabile» . «Intollerabile in sé e intollerabile che sia stata scattata e divulgata». A Francesco Gargaro, Comandante provinciale di Roma, il Comando generale ha delegato un’immediata indagine interna. «Quello che è accaduto è inaccettabile — dice — L’indagine interna per accertare responsabilità disciplinari e penali ha già individuato i responsabili. I militari in questione sostengono che il fermato fosse stato bendato per non riconoscere sui monitor dei pc le immagini di altri sospettati. In ogni caso, abbiamo già denunciato alla magistratura quanto accaduto e gli esiti dei nostri accertamenti». Ne va preso atto. Con una sola chiosa: i monitor dei pc sono spenti.

Il Garante per i Diritti dei Detenuti ha qualcosa da dire

E vi riportiamo il suo comunicato per intero, motivo per cui questa pagina ha deciso di censurare tutte le foto dell’indagato in suo possesso con decorrenza immediata e perpetua

A seguito della pubblicazione sulla stampa di una fotografia ritraente il sospettato per l’omicidio del Vice-Brigadiere Cerciello Rega, mentre si trovava ammanettato e con gli occhi bendati all’interno di una struttura dei Carabinieri, il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ha inviato una lettera al Comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Francesco Gargaro e, per conoscenza, al Comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, esprimendo profondo disappunto per un episodio grave di lesione della dignità di una persona privata della libertà, che peraltro testimonia una pratica configurabile come trattamento inumano e degrandante. Ritenendo altrettanto grave il comportamento di chi ha permesso o tollerato tale condotta senza denunciarla alle autorità competenti prima che emergesse attraverso la diffusione della foto, il Garante nazionale ha apprezzato l’intervento del Comandante Generale in termini di forte dichiarazione d’inammissibilità di tali comportamenti, di avvio di una indagine interna e di preannuncio di conseguenti provvedimenti nei confronti dei responsabili. Il Garante vigilerà sullo sviluppo di quanto annunciato. Tuttavia, nella sua lettera, il Garante sottolinea la necessità che si agisca preventivamente sul piano della formazione culturale di chi esercita il difficile compito di tutelare sicurezza e diritti.
Contestualmente, il Garante nazionale ha segnalato il caso alla competente Procura della Repubblica di Roma, contenente le proprie valutazioni sull’episodio.

Perché la Giustizia non deve diventare barbaro spettacolo, ma Giustizia. E i problemi relativi alla Privacy sono in questo altrettanto evidenti.

Siamo ad ogni momento più vicini all’incidente diplomatico

Il video è arrivato in America.

Come pensate la prenderanno?

Si accontenteranno di un ma abbiamo visto che lo fate anche voi, vendetta vera!?

Oppure finiremo in un nuovo caso Knox?

Quindi? In Italia si indignano perché hanno bendato un assassino?

No, in Italia si indignano perché abbiamo potenzialmente privato un processo di una serie cardinale di elementi probatori che non potranno mai più essere riacquisiti, violando una serie di norme procedurali.

Ci si indigna perché siamo al secondo pericoloso precedente in un mese di foto di indagati che, in spregio ad ogni normativa penale ed amministrativa, vengono date in pasto ai Social con la scusa del “se sono indagati possiamo fare tutto”

E si riscontra che con ogni momento che passa il male nella sua forma più banale da spettacolo televisivo diventa un’opzione non solo auspicabile, ma perseguibile e desiderabile.

 

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