Siamo stati in questo periodo subissati da una serie di messaggi relativi dalla questione indiana.
“In India bruciare i morti è normale, il mainstream mente”, ci ripetono in tutte le salse esperti (o autonominatosi tali) dei cimiteri indiani.
Per carità, sentirsi ripetere storia e gloria del rito dell’Antyeshti o cremazione rituale indiana fa sempre piacere.
Ma il problema non è mai stato che in India sia normale bruciare i morti, è che la quantità dei morti arsi è in salita con quello che comporta.
Una serie di riti che molti dei rissosi commentatori che ci hanno scritto definiscono “gioiosi” e che portano come risultato alla cremazione rituale come mezzo di purificazione e l’inumazione delle ossa per seppellimento o immersione rituale.
Fin qui ci siamo.
Il problema è il computo delle morti per COVID in un paese colpito duramente dalla pandemia, che in questi giorni ha superato le 200.000 unità.
Ricordate le scene dei cadaveri qui da noi a Bergamo portati via coi camion militari?
Il problema non è mai stato il fatto che da noi i cadaveri vengono solitamente portati nei cimiteri o cremati in apposite strutture, il problema è che in poco tempo ci siamo trovati nell’oggettiva difficoltà di compiere operazioni un tempo del tutto naturali.
Non saprei se definirle “gioiose”, ma quantomeno dà più senso di catarsi poter celebrare un funerale con le persone care e dare l’ultimo saluto al proprio caro estinto in serenità che vedere un numero ingente di cadaveri portati via in uno scenario da tempi di guerra.
I riti tradizionali funebri sono ovviamente colpiti dalla situazione pandemica.
I media locali indiani registrano enti che si offrono di fornire servizi personalizzati ai tempi della Pandemia per l’equivalente di 450 Euro.
Abbiamo linee guida della Croce Rossa Internazionale che cercano di contemperare tradizione e necessità, dignità per le vittime e i sopravvissuti e i problemi dell’onda montante.
“Prima avevamo abbastanza spazio qui, ma ora è finito. Ogni piccolo spazio rimasto, lo stiamo cercando di usare ora”
Se la cremazione rituale è normale, non è normale che ci si riduca ad usare parcheggi e parchi.
Non è normale la scarsità di risorse, dal vaccino all’ossigeno e le scene raccolte (che non incorporiamo direttamente nell’articolo in quanto crude e traumatizzanti) non sono affatto scene di festa gioiosa.
Stiamo usando nella cornice un’immagine stock proprio per chiedervi di guardare le immagini raccolte dalla stampa.
Quando siete in una situazione tale da osservarle senza traumi siete liberi di dirci se la gioia e la felicità descritta nelle mail di segnalazione traspare, o traspare l’emergenza e lo sconforto.
Barkha Dutt, giornalista del Washington Post e recentemente orfano di padre proprio a causa della pandemia descrive una situazione in cui i “gioiosi riti funebri Indiani” sono deevoluti in una rissa aperta tra famiglie, dove è stato costretto a chiamare la polizia per ottenere uno spazio per cremare il padre.
Ancora una volta, quando il saggio guarda la luna, lo stolto tende a soffermarsi sul dito.
Ripetendo la Supercazzola perché “stuzzica e prematura”
Foto di Jan Bieler da Pixabay
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