Non si mette per bene per Trump.
Non si mette bene affatto. Con una richiesta di impeachment alle porte, gli stessi QAnon pronti ad accusarlo e desiderosi di vederlo privato del diritto di elettorato attivo e passivo a vita, ci mancava solo di vedere Trump accusato di Alto Tradimento.
Per anni gli interpreti, come Carlton F. W. Larson, sono stati molto cauti nel lanciare accuse di Alto Tradimento verso chicchessia, Trump compreso.
I confini dell’Alto Tradimento sono molto precisi: “muovere guerra agli USA o allearsi coi suoi nemici, fornendo loro aiuto e vantaggi”.
Larson ha per anni risposto no a tutti coloro che chiedevano se le azioni di Trump fossero “alto Tradimento”.
Le accuse di collusioni con la Russia? Certo che no, non potevano esserlo. Il ritiro delle truppe dal campo Curdo, con conseguente aumento dell’influenza dell’Isis, noti nemici degli USA? Anche in questo caso non era tradimento.
I QAnon ed i supporter radicali di Trump che invadono il Congresso armati cercando di raggiungere i Senatori riuniti per ratificare le elezioni di Biden e condannarli in quello che a tutti gli effetti era un grottesco Colpo di Stato?
Questo, per Larson, è esattamente la definizione da manuale di Alto Tradimento.
“Un tradimento di proporzioni storiche”: così i manager dell’accusa descrivono la condotta di Donald Trump. “Ha messo in pericolo la vita di tutti i membri del Congresso istigando i supporter alla rivolta caricandoli come un cannone puntato sul Campidoglio”, si legge. “Ha inoltre minacciato il sistema costituzionale che protegge le libertà fondamentali, messo a repentaglio un pacifico passaggio dei poteri e compromesso la sicurezza nazionale”. Tutto ciò, concludono i manager, costituisce “una violazione costituzionale che legittima l’esclusione da qualunque futuro incarico federale”.
Certo, dal punto di vista tecnico Trump non ha mosso un dito. Sono i QAnon che sono andati al Congresso, che sono morti al Congresso (almeno una di loro) convinti di poter raggiungere Pence catturarlo per aver “tradito Trump”. Che si sono fatti arrestare, spesso armati, spesso rissosi e belligeranti.
Ma dal punto di vista dei manager dell’accusa, e come abbiamo visto di parte della dottrina legale USA, Trump viene considerato il loro istigatore, e i suoi ondivaghi richiami alla calma inefficaci strumenti per nascondere blandizie ai “Patrioti” che ne hanno rinforzato il convincimento.
La “responsabilità individuale” di Donald Trump per gli eventi del 6 gennaio che hanno portato all’assalto del Congresso “è inequivocabile”: lo affermano i manager che rappresenteranno l’accusa nel corso del processo per impeachment dell’ex presidente americano che vedrà il via la prossima settimana. Trump “ha minacciato il sistema costituzionale istigando la rivolta e la sua condotta deve essere dichiarata inaccettabile nei termini più chiari e assoluti”, affermano i manager, sottolineando come all’ex presidente “dovrebbe essere vietato di ricoprire futuri incarichi pubblici”.
Ricorda l’ANSA.
E non solo. I problemi di Trump sono anche più profondi.
Trump si è anche ritrovato nell’imbarazzante situazione di dover cambiare team difensivo, abbandonato dagli avvocati che l’avevano seguito.
Axios parla di semplici questioni monetarie: inizialmente Trump avrebbe pattuito una parcella di 250.000 dollari, che tra spese e ricerche è salita a 3 milioni di dollari facendo infuriare il Tycoon.
Come riporta invece la CNN il problema cardine si situa sulla linea difensiva da adottare.
Come anche in Italia per capirci, la deontologia forense impone ad un avvocato di fare gli interessi del proprio cliente, difendendo le sue ragioni ed evitandogli un danno grave anche se per avventura il cliente volesse insistere in azioni legali a lui stesse dannose o interferire nella linea difensiva danneggiandosi.
Un avvocato ha sempre il dovere morale e deontologico di mettere in guardia il suo assistito, usando le sue riconosciute facoltà di consiglio per (in termini profani) “consigliargli di non fare la stupidaggine della sua vita”.
E Trump, riferiscono alla CNN, sembra aver continuato ad insistere perché la sua intera linea difensiva fosse basata sul “Big Steal”, la mitologia indimostrata delle elezioni Americane “rubate da un complotto dei Poteri Forti”.
La linea difensiva richiesta inizialmente dal Tycoon è centrata sulla mitologia del Big Seal.
Mitologia, ricordiamo, dimostrata già in diverse corti americane inesistente e causa della maggior parte degli odierni guai del Magnate.
Come ricordiamo, parte delle accuse al magnate nascono proprio da un audio WhatsApp inviato al Segretario di Stato della Georgia nel quale con insistenza gli chiedeva di “trovare i voti” che gli mancavano per vincere, convinto di aver trionfato e che il Governo della Georgia si fosse fatto sfuggire sotto gli occhi una cospirazione a base di urne rubate, voti falsificati e terminante con una affermazione percepita come minacciosa.
E tu scoprirai che – e questo è illegale – è più illegale per te perché, lo sai, tu sai quello che hanno fatto e non lo vuoi dire. È un reato, è totalmente un reato! E tu lo permetti! Ryan, è un guaio grosso per te ed il tuo avvocato! È un rischio grosso! Ma quelli distruggono le urne, nella mia opinione, in base a quello che mi hanno detto. E fanno sparire i macchinari, e li fanno sparire perché sono prove! Non puoi farlo accadere e lo stai facendo accadere! Lo sai, io te lo dico che io so che lo stai facendo accadere, quindi guarda, io voglio questo. Voglio trovare 11.780 che uno di più di quello che abbiamo perché abbiamo vinto lo stato.
Proprio in quell’occasione la logica circolare di Trump fu percepita come una vera e propria intimidazione.
L’affermazione può essere infatti interpretata come l’epitome della “Logica Circolare Trumpista”, convinto di aver subito brogli in quanto sconfitto, perché siccome lui non può perdere bisogna continuare a rivotare all’infinito finché non vincerà, e la sua vittoria sarà la prova stessa dell’assenza di brogli perché Trump sente di aver vinto.
Ma anche, interpretazione data all’epoca dai suoi oppositori, come un sottile (ma non troppo) tentativo di intimidire il governatore della Georgia e spingerlo ad appoggiare la teoria del Big Steal.
Capirete che un eventuale concilio difensivo che si trovasse a dover adottare la teoria del Big Steal in un Impeachment per Alto Tradimento sostanzialmente violerebbe ogni regola deontologica a tutela del suo stesso assistito.
Immaginate voi un avvocato che si presenti ad un processo dove l’accusa imputa al suo assistito di aver di fatto incitato una rivolta armata violenta dei suoi supporter basata su mai provate accuse di brogli elettorali.
Accuse che, ricordiamo, non hanno mai avuto frutto in Tribunale e nella volgata dei QAnon ci hanno donato la bizzarra teoria #ItalyDidIt, con Matteo Renzi Hacker Supremo che ruba personalmente i voti di Trump con l’aiuto del fido Obama e Mattarella Agente 00Sergio pronto a cercare e sconfiggere il Patriota Q, salvare il Papa dalle sue grinfie e cementare il “Big Steal”
E immaginate che questi, in difesa del suo assistito, dichiari esattamente che il suo assistito non può essere accusato di aver incitato una insurrezione violenta sulla base della teoria indimostrata di brogli elettorali in suo danno perché il suo assistito continua a ritenere che vi siano stati brogli elettorali non meglio dimostrati in suo danno.
Semplicemente per un avvocato sarebbe impossibile proseguire in “scienza e coscienza” una simile linea difensiva, giustificando l’abbandono di campo, come confermato dall’analisi legale offerta da CNN.
La linea difensiva attualmente seguita dalla Campagna di Trump è invece più sottile, ma legalmente sostenibile.
Sostanzialmente si basa sul fatto che non è possibile rimuovere dall’incarico presidenziale qualcuno che Presidente non è più.
La “finestra” per l’Impeachment sostanzialmente dura quanto il mandato presidenziale, non ci sono precedenti di un Impeachment di un “semplice cittadino ex presidente” e quindi si può discutere sull’impossibilità tecnica dell’Impeachment.
Implicitamente concedendo integralmente la sconfitta elettorale di Trump, riconoscendo che non è più il Presidente degli Stati Uniti di America ed escludendo per sempre eventuali tardive contestazioni al riguardo.
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