Verissima la notizia, che risale al 25 ottobre. Luciana Lamorgese, ministra dell’interno, ha convocato al Viminale le ONG Medici Senza Frontiere, Mediterranea saving humans, Open Arms, Pilotes Volontaires, Sea Eye, Sea Watch e Sos Méditerranée. Un traguardo, l’ha definito la portavoce di Mediterranea Alessandra Sciurba, essere passati dall’essere considerati nemici della patria a interlocutori. Ma lo scoppio ritardato del web non si è fatto attendere. Ovviamente l’incontro tra il Viminale e le ONG è diventato immediatamente un complotto ai danni della razza italica, come si evince dalla didascalia dell’articolo condiviso da un sostenitore leghista:
Stenderemo il solito tendone di misericordia sull’ortografia degli indignati. Lo stenderemo anche sull’incapacità di leggere un articolo. Ci sono una serie di trattati di cui bisognava discutere durante l’incontro al Viminale del 25 ottobre. Come riporta l’Internazionale, l’intenzione del meeting era di discutere il ruolo delle ONG come centro di gravità dei numerosi barchini. Definire le varie Ocean Viking pull factor significa considerarle punto di attrazione, tanto da spingere i numerosi profughi a imbarcarsi con quel tanto che basta di autosufficienza per raggiungere le acque internazionali.
Studi riportano l’insostenibilità della tesi. La presenza delle ONG sulla rotta per le acque internazionali non è causa dell’aumento del traffico di gommoni e barchini. Da un lato le ONG chiedono agli stati della Comunità Europea di poter svolgere la loro missione umanitaria. Chiedono che si svolgano velocemente le operazioni di assegnazione dei porti e che non si considerino le forze dell’ordine libiche affidabili per la salvezza degli immigrati. Le richieste del Viminale, ma anche quelle dell’Unione Europea, vanno in tutt’altra direzione. Si tratta di rivedere il codice di condotta delle ONG.
«Il codice di condotta imposto alle ong nell’estate del 2017, era un regolamento di tipo amministrativo, firmato dalla maggior parte delle ong attive in quel momento. Il codice vietava […] alle navi umanitarie di entrare nelle acque territoriali libiche, di spegnere i transponder delle navi, di fare segnali luminosi e di fare trasbordi. Gli operatori umanitari giudicarono la maggior parte di quelle norme inutili, perché già previste dalle normative marittime internazionali […]».
«Nella bozza di accordo di Malta […] è stata inglobata una parte delle regole del codice di condotta italiano del 2017. Questo elemento confermerebbe la volontà dell’attuale ministero dell’interno italiano di imporre un nuovo codice di condotta alle ong, in una situazione che però è radicalmente cambiata […]. La Libia nel 2018 ha proclamato l’istituzione di una propria zona di ricerca e soccorso (Sar), che gli è stata concessa dalle autorità marittime internazionali. Nella bozza dell’accordo di Malta infatti si chiede alle ong di non interferire con l’attività della cosiddetta guardia costiera libica».
Dunque, ha senso inveire contro la ministra dell’Interno che sta cercando di rendere più chiaro dal punto di vista procedurale la migrazione, che di per sé è un evento naturale nella sociologia umana? No, non ha senso. Con buona pace di chi millanta una sostituzione etnica, il Parlamento Europeo ha bocciato la proposta di legge che prevede un ruolo chiaro delle ONG nel salvataggio dei migranti in mare. Leggere per capire prima di urlare. Sempre.
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