“Ilaria Cucchi a favore dei rave”: tutti cliccano condividi senza far domande, e siamo dinanzi ad uno dei punti più bassi toccati dalle segnalazioni. Perché doversi spingere fino a ritenere necessario asseverare la veridicità di un articolo di “la Refubblica” (sottotitolo: “scherziamo sul serio”) è già un allarmante segnale di abdicazione del senso critico.
Condividere poi il suddetto articolo senza neppure farsi quella domanda spammandolo in giro per i Social (dove lo stesso ci è stato mostrato) significa ottenere la dimostrazione empirica di un fenomeno a noi noto.
Alla “veraggente”, il “Popolo della Rete”, il “Cittadino 2.0” (se non il Giacobino del Metaverso) non solo non serve leggere il testo degli articoli, ma a momenti neppure il titolo.
Gli basta guardare una foto per condividere “indignato” sospinto da un riflesso pavloviano che ha sostituito i calzoni lunghi e la voglia di ghigliottina dei Sanculotti barattandoli col desiderio di gogna social.
Si trova così a condividere un articolo di “satira” (invero non troppo divertente, tampoco ispirato come vedremo) solamente perché c’è una foto del loro bersaglio preferito, Ilaria Cucchi
Del resto, basterebbe guardare il “testo” dell’articolo, necessario perché i motori di ricerca riconoscano una foto come un articolo e gli eventuali annunci pubblicitari considerino monetizzabile il testo stesso per capire che siamo di fronte ad un “lorem ipsum”.
Un’insalata di parole senza senso messa lì da chi sa già che nessuno la leggerà perché troppo occupato a condividere, cliccare e vergare commenti rabbiosi.
Ha preso parola e come sempre ha parlato del fratello, come sempre quando l’argomento non lo richiede, ma se lo richiede FanPage cambia tutto, quanti bei post senza senso con maneggio di regime con lei protagonista, Vittima della sua stessa fortuna, ma in fondo importante è essere di sinistra.
Ovviamente è facile fare “satira” quando il pubblico di riferimento non ha neppure bisogno di leggerti prima di cliccare.
E ovviamente non spetta a noi dirvi che tale frase non esistendo prima della pubblicazione del “brano di satira” non ha riscontro né veridicità alcuna.
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