Viviamo decisamente in tempi interessanti: un’indagine interna del Vaticano su un like alla foto di una fotomodella, l’affascinante Natalia Garibotto, rientra tra questi.
In realtà, come vedremo e come ammesso in un certo senso dalla Santa Sede stessa le spiegazioni sono semplici. Molto umane e non meriterebbero tanta attenzione. Se ce lo chiedete è perché in realtà in questo mondo non c’è niente di semplice.
Succede quindi che ad uno scatto vagamente erotico (NSFW) della citata fotomodella arrivi il like dell’account Instagram di Città del Vaticano.
Succede che l’agenzia pubblicitaria della Garibotto, COY Co., decide di capitalizzare sull’evidente errore umano, che potremmo osare definire con un calembour (qui ci torniamo) “errore clericale” ripostando la medesima foto dichiarandola prova di essere gli unici ad avere sottocontratto una fotomodella “con la benedizione del Papa”.
E succede quindi che il Vaticano contatta Instagram per una indagine interna.
Ma la spiegazione perviene da Robert Mikens, editore dell’edizione inglese del quotidiano La Croix
Che ci ricorda che
“Il Papa non è come Donald Trump, non ha tempo per passare le sue giornate col cellulare o il computer. A volte approva i tweet, ma non i likes. E quando gli va di twittare sono occasioni molto rare legate a situazioni di emergenza o eventi in corso di sviluppo. È sicuro che lui non c’entra niente con tutto questo – è opera del dipartimento di comunicazioni, e nessuno sa come sia accaduto tutto questo”
Non penserete mica che ogni personaggio famoso gestisca i suoi account social?
Voi vi vedete un capo di Stato (forse a parte Trump) che passa le giornate a rispondere a migliaia, anzi milioni di messaggi, tweet, retweet, tag, immagini, storie, commenti e magari gli avanza pure del tempo per vedere le fotomodelle avvenenti?
Anche se volesse, le giornate hanno solo 24 ore: tutti i personaggi famosi hanno un intero staff che si occupa h24 di queste incombenze.
Il che è incidentalmente uno dei motivi (l’altro la semplice e civile buona educazione) per cui è uno straordinario esercizio di futilità affollarsi sotto i profili dei famosi o, a volte, negli articoli anche di questa pagina in cui ne parliamo rivolgendo becere ingiurie e insulti da leoncino da tastiera.
Nella migliore ipotesi troverete un moderatore poco ligio alle regole di buona condotta che vi lascerà fare: tanto il famoso difficilmente leggerà, e se lo farà saranno problemi del commentatore rissoso.
Nella ipotesi mediana potrete incontrare un moderatore particolarmente ligio al dovere e/o con la luna storta che provvederà a cancellarvi i commenti e bannarvi.
Nell’ipotesi peggiore, è ormai uso comune, e non ci sentiamo di dire censurabile (anzi) che i Social Media Manager del personaggio famoso, vedendo sulla loro bacheca ingiurie rivolte al loro assistito decidano di passare tutto direttamente all’ufficio legale.
Anche questo, ormai fa parte delle regole del gioco.
Abbiamo quindi una intera ciurma (per usare una metafora marinaresca) di individui con le password di uno stesso account, pagati e autorizzati da un personaggio famoso, un capo di stato o altri, per interagire coi loro utenti.
Persone che usano i mezzi più svariati: computer messi a disposizione in sale stampa, il proprio computer, i propri cellulari… lo scopo di un Social Media Manager non è “solo postare al posto di”. È restituire una completa e piena esperienza agli utenti che dia l’illusione perfetta del poter interagire col famoso, raggiungendo gli scopi e gli obiettivi prefissi dall’organizzazione.
Non sarebbe sospetto il profilo di un VIP, o di un personaggio famoso, o un politico amato che si esprime per frasette di circostanza temporizzate ogni due ore senza neppure un saluto nei commenti?
Interviene il Social Media Manager che sa dove postare, quando postare, come interagire, tiene il polso agli argomenti del momento e “porta la voce” del suo assistito lì dove conta.
Tranne quando qualcosa si inceppa.
Capita, siamo umani, che un Social Media Manager decida di portarsi il lavoro a casa, installi sul suo smartphone migliore le app apposite ed abbia due account. Uno suo personale e quello del cliente illustre.
Molti di noi Social Media Manager di Bufale.net lo facciamo pure. Lo confessiamo.
Quindi può capitare di scordarsi di sloggare dall’account del proprio cliente e usarlo come se fosse proprio.
E quindi abbiamo una possibile spiegazione, che riteniamo avrà ampia probabilità di essere confermata, al mistero che mistero non è.
Un Social Media Manager è un fan di Natalia Garibotto.
Niente da vedere, succede.
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