Ci risiamo: ci tocca spiegare perché il vaiolo delle scimmie non è una malattia gay. Nonostante l’avessimo già fatto con le parole del direttore dell’OMS, Tedros Ghebreyesus. Nonostante il fatto di essere reduci da una delirante campagna di disinformazione sull’AIDS negli anni ’90 di cui paghiamo tutt’ora le conseguenze.
Partiamo dalle basi: il vaiolo delle scimmie, o monkeypox, si trasmette perlopiù con contatti fisici diretti. L’elevata diffusione in Europa fa pensare alla necessità di riesaminare e studiare i meccanismi di diffusione di questa ondata decisamente consistente.
Ma al momento il vettore principale risulta essere il contatto fisico diretto.
Un cluster corposo, ancorché non l’unico, è stato evidenziato ad un Pride alle Canarie, il che comporta che al momento c’è una diffusione che coinvolge le comunità omosessuali.
Il che esattamente come per i tempi per l’AIDS, non comporta che il vaiolo delle scimmie sia “una malattia omosessuale” e anzi, pensarlo diventa controproducente.
Basti ricordare che per quanto riguarda l’HIV, la diffusione della sieropositività tra gli eterosessuali è salita in trent’anni (1985-2012) dall’1,5% del totale inizialmente riscontrato al 42%.
In buona parte a causa di “campagne pubbliche” malamente riassunte dal pubblico nella falsa percezione che l’AIDS fosse “una malattia per tossicodipendenti e omosessuali” e quindi la promiscuità sessuale e il sesso occasionale e mercenario non protetto tra eterosessuali fossero “sicuri”.
Ne avevamo già parlato del resto.
Di come ad esempio la teoria del vaiolo delle scimmie come malattia eterosessuale echeggi le bizzarre “teorie alternative” per cui HIV non esiste ed AIDS è una sorta di allergia causata dal sesso omosessuale.
La situazione è la stessa. Abbiamo una malattia che si contrae col contatto diretto. Per il vaiolo delle scimmie va detto è più facile, dato che si contrae mediante goccioline esalate, contatti stretti, lesioni infette e materiali contaminati mentre il vettore di HIV sono i fluidi corporei (sangue, contatto sessuale…).
Abbiamo quindi una situazione dove lo scambio di fluidi corporei avviene facilmente, ed è il sesso. Il vaiolo delle scimmie si contrae per contatto diretto sessuale e non sessuale: il sesso tende ad invitarti al contatto diretto per ovvie ragione, rendertelo piacevole per ovvie ragioni e abbassare le cautele ordinarie per ragioni altrettanto ovvie.
Ma come ricorda il dottor Boghuma K. Titanji dell’Università di Emory “Ai virus non importa il tipo di sesso che fai e il tuo orientamento sessuale”.
Teoria simile a quella espressa dalla Iardino equiparando le due “propagande”
“Quello che possiamo dire – continua – perché è scientificamente provato, che alcune pratiche sessuali sono più a rischio. Non sono le persone ad essere imputabili. L’orientamento sessuale non determina malattia, bisogna essere chiari. Anche in questo caso il preservativo è un importante strumento di protezione. Serve fare prevenzione in tutti quei luoghi dove c’è promiscuità”
Ne avevamo parlato: il fatto che alcuni casi registrati contengano omosessuali rischia di introdurre una fallacia di falsa causa. Esattamente come ai tempi della prima diffusione dell’AIDS la comunità omosessuale finì “marcata stretto”, spesso ghettizzata, sovente creando una falsa assoluzione del sesso eterosessuale come “sicuro” causa di problemi di diffusione della malattia, la storia rischia di ripetersi.
Abbiamo quindi un leggerissimo problema. I virus non discriminano. Assodato che il vettore prevalente del vaiolo delle scimmie è il contatto fisico diretto il virus non ti chiederà mai con chi sei andato a letto.
Hai le medesime possibilità di contrarre il vaiolo delle scimmie da un rapporto eterosessuale, omosessuale o, come per tutte le ondate precedenti, entrando in contatto con animali (scimmie, roditori…) infetti.
Insistere con post omofobi, spesso volgari e violenti tentativi di “outing forzato” di intere comunità malamente spacciato per una presunta “goliardica” ritorsione novax per la loro (invero inesistente, anzi) “presunta discriminazione” non servirà ad altro che a creare nuove ondate di omofobia.
Che rifletteranno in minori controlli per il vaiolo delle scimmie. Seguiti dalla percezione illusoria che anche questa malattia, come l’AIDS, sia “tipica degli omosessuali”.
Seguita da una campagna di discriminazione, di persone convinte che l’eteroessualità sia uno “scudo magico” che li protegge da ogni malattia, sesso occasionale ed emergenza pandemica.
Il tutto basato sul nulla.
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