Il vaccino Pfizer protegge anche dalle infezioni, secondo studio isreaeliano – Tra Immunità sterilizzante e da malattia
Il vaccino Pfizer protegge anche dalle infezioni è una notizia ottima, ma non così scontata.
Ricorderete come sin dagli inizi non solo della campagna vaccinale, ma dei test di fase tre sui primi candidati vaccini commercializzabili il grande dilemma è stato uno solo.
Ovvero la differenza tra immunità sterilizzante o immunità da malattia.
Lo studio israeliano che parla per il vaccino Pfizer di immunità sterilizzante è per questo un grande passo in avanti.
I vaccini conferiscono immunità sterilizzante o immunità da malattia?
La differenza non è peregrina: un vaccino che conferisce immunità sterilizzante sostanzialmente spezza la catena del contagio alla partenza.
Sostanzialmente un vaccino che conferisce immunità sterilizzante rende l’organismo incapace di sviluppare la malattia.
Ricorriamo alla metafora tipica a chi ha visto anche solo un episodio di “Esplorando il Corpo Umano”.
Il sistema immunitario viene visto come un piccolo drappello di soldati.
Individuato un patogeno, il Comandante Pierre ed i suoi sottoposti non avevano che da inquadrarlo nelle loro navicelle per liberare una flottiglia di sorprendenti robottini, gli anticorpi
E scagliarli a sconfiggere il patogeno, raffigurato da un sordido vermetto con la faccia da bullo per i virus, e da un nerboruto omone tutto blu per i batteri.
Problema: COVID19 è una malattia insidiosa. Il Colonnello Pierre, anzi tutti i Colonnelli Pierre della flotta del Sistema Immunitario di tutti gli esseri umani non hanno mai visto nella loro esistenza qualcosa come SARS-CoV-2.
Ora, un vaccino a cui siamo solitamente abituati si presenta come un virus inattivato, indebolito o incapace di replicarsi, o nel caso dei vaccini a mRNA un frammento virale.
Vale a dire un pezzetto del virus incapace di cagionare infezione ma in grado di essere riconosciuto.
Citando le pagine più leggendarie e oscure del West, come i tempi in cui si raccontava di come, catturati banditi leggendari (come Joaquin Murieta e Jack Tre Dita), i cacciatori di taglie non potendo trascinare un intero cadavere in giro per il West ne mozzavano la testa o le mani per esibirle come feticcio.
Quindi un vaccino a mRNA funziona così: vengono esibite al sistema immunitario braccia e teste mozzate al SARS-CoV-2, in modo che il “Colonnello Pierre” di turno possa farsi un’idea di come costruire e programmare gli anticorpi.
Tutto a posto no? Non esattamente.
Differenze tra immunità sterilizzante e immunità da malattia
Con l’immunità sterilizzante siamo nel migliore scenario possibile.
La risposta immunitaria è efficiente in modo tale da impedire anche solo il contagio.
Sostanzialmente, i virus visti come antipatici vermetti non ci arrivano vivi a inserire il loro RNA nelle cellule, usando le loro forbici per “modificare” i processi produttivi delle cellule umane e costringerle a riprodurre loro copie.
Vengono fermati prima, in modo rapido, veloce, brutale ed efficace.
L’organismo non si ammala, il famigerato “indice RT” crolla di colpo, un soggetto infetto non potrà mai, o meglio non nel 90% dei casi circa, contagiare un vaccinato.
Con l’immunità “da malattia” invece qualche vermetto riesce a sopravvivere.
Arriva quindi nelle cellule e comincia a “sabotare l’organismo” per produrre altri esemplari di se stesso, parlando semplicemente.
Ci si ammala, ma mai di forme gravi.
Gli anticorpi riescono comunque ad avere la meglio: anziché settimane da paziente grave, te “la cavi” con un certo periodo da asintomatico o paucisintomatico.
Raggiungi comunque alla fine l’obiettivo salute, guarendo dalla malattia, non sei finito in ospedale, l’indice RT non si blocca di colpo ma “appiattire la curva” diventa un obiettivo assai facile.
Entrambi gli obiettivi sono desiderabili: il primo, ovviamente, lo è di più.
Il vaccino Pfizer protegge anche dalle infezioni
Uno studio isreaeliano, offerto alla stampa locale anche in traduzione inglese, ci dà la migliore delle notizie possibili.
The full paper is in this thread by @Nadav_Eyal. You can just look at the attachments to his tweets, no need to read Hebrew. https://t.co/3GckhlnOJQ
— Arieh Kovler (@ariehkovler) February 18, 2021
Prendiamolo con le pinze: è uno studio, è ancora in corso.
Sono dati preliminari è che come ricorda da noi il Dottor Burioni, sono soggetti a verifica.
Sono però compatibili con un dato empirico che avevamo già messo sotto la lente di ingrandimento: laddove, come in Israele e nel Regno Unito si è premuto l’acceleratore sulla campagna vaccinale con un numero ingente di inoculazioni del vaccino, arrivati alla seconda dose si sono stabiliti effetti benefici.
Il tasso di trasmissione del virus in Israele è molto diminuito e in Inghilterra si passati dal pessimismo avvolto da timori a un cauto ottimismo che porta a cominciare a mettere mano alla Roadmap, il “cronoprogramma” di ritorno alla normalità.
I dati preliminari confermano che il vaccino Pfizer protegge anche dalle infezioni.
La copertura è al 94% dei casi contro le manifestazioni sintomatiche da COVID19, al 93% contro le manifestazioni sintomatiche tali da richiedere ospedalizzazione, al 94% contro le manifestazioni di elevata gravità e al 93% contro la morte.
E al 90% contro la manifestazione della malattia in toto.
Naturalmente gli studi definitivi potrebbero rendere percentuali diverse, ma anche se vi fosse una sovrastima, i risultati scientifici confermerebbero il dato empirico.
Abbiamo una via di uscita dalla pandemia: la vaccinazione.
O meglio, abbiamo una via di uscita migliore delle altre.
Una che non ci costringa a misure ancora più dolorose, lacerando l’intero tessuto sociale e lasciando sul campo ancora un ingente numero di vittime prima di un ritorno alla normalità.
Vaccinare, vaccinare è ancora vaccinare: questo è l’imperativo.
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