Il vaccino Johnson&Johnson autorizzato negli USA: a seguire Europa e Italia
Col vaccino Johnson&Johnson autorizzato negli USA salgono a quattro (Pfizer, Moderna, Astrazeneca e J&J) i candidati vaccini disponibili sul mercato, con l’attesa della richiesta di autorizzazione per il russo Sputnik.
Il che, in tempi di scarsità vaccinale dovuta alle stesse esigenze produttive è un’eccellente notizia.
Il vaccino Johnson&Johnson autorizzato negli USA: perché una buona notizia
Innanzitutto, come anticipato, il vaccino J&J arriva in un periodo storico in cui la macchina vaccinale è stata appena attivata, quindi può colmare la scarsità di dosi sul mercato. O almeno farlo ulteriormente.
In secondo luogo come abbiamo visto in passato, il vaccino J&J sia pur simile ad Astrazeneca per formulazione abbisogna di una sola dose per dispiegare i suoi effetti.
Effetti che potrebbero sembrare sottotono rispetto agli altri: 72% di immunità dalla malattia negli USA (che scendono leggermente in Sudafrica, con qualche dubbio sulle varianti quindi), 85% contro le forme gravi della malattia e 100% contro le forme di gravità tale da richiedere l’ospedalizzazione.
Percentuali comunque idonee a dispiegare i loro effetti sulla curva epidemica.
La scorsa settimana Johnson & Johnson aveva presentato domanda di autorizzazione anche nell’Unione Europea: dovrebbe essere autorizzato entro metà marzo. L’Unione Europea aveva già prenotato 200 milioni di dosi del vaccino Johnson & Johnson, con un’opzione per acquistarne altri 200 milioni. All’Italia, entro la fine dell’anno, dovrebbero arrivare 26 milioni di dosi del vaccino, ma non è chiaro quando potranno cominciare le consegne: a gennaio Johnson & Johnson aveva infatti parlato di problemi che be stavano rallentando la produzione.
Mentre da Farmindustria abbiamo già aperture al fatto che le prime consegne potrebbero partire da Aprile, se l’autorizzazione sarà tempestiva.
Come funziona?
Il funzionamento abbiamo detto è lo stesso del preparato di Astrazeneca.
Un vaccino tradizionale è un virus inattivato, indebolito o incapace di esprimere la malattia.
Si prende quindi un Adenovirus e lo si rende incapace di esprimere la qualsivoglia malattia.
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, possiamo raffigurare un virus come un antipatico vermetto con un nastro di istruzioni per riprodursi. Quel nastro che si porta in pancia viene del tutto svuotato e sostituito con istruzioni utili solo a renderlo riconoscibile agli anticorpi che da lui impareranno a combattere SARS-CoV-2.
Quindi, nel momento in cui l’Adenovirus entra nel nostro corpo tutto quello che può fare è vagare “Esplorando il Corpo Umano” sconsolato come John Travolta in Pulp Fiction
Finché non viene individuato dal sistema immunitario, che in Esplorando il Corpo Umano viene raffigurato dal Colonnello Pierre e dal Tenente Kira della Flotta dei Globuli Bianchi
I quali, individuato il sordido vermetto, gli scagliano contro Metro, il capo di tutti gli Anticorpi, che lo esamina, osserva quel frammento genetico e diviene in grado di programmare le astronavi di Pierre e Kira in modo che producano enormi quantità di sue copie, dei piccoli Metro al suo servizio in grado di riconoscere non solo l’Adenovirus, ma anche SARS-CoV-2.
Nel momento quindi in cui SARS-CoV-2 arriverà nel Corpo Umano, aspettandosi di essere uno sconosciuto in grado di nascondersi facilmente, sarà letteralmente preso in agguato da un esercito di anticorpi pronti a fargli la festa che conoscono il suo aspetto, i suoi punti deboli ed ogni strategia utile ad annientarlo. O quantomeno, finché non avremo sciolto il dubbio tra immunità sterilizzante o da malattia, a impedirgli di manifestare il qualsivoglia sintomo, salvando il malato dall’ospedalizzazione e dalla malattia.
Sono quindi ottime notizie.
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