Il tuo Commodore 64 potrebbe valere 1000 euro: questo il proclama che abbiamo letto sul portale Social Periodico
Nel 2018 è stata messa in commercio una versione Mini del Commodore 64, che ripropone le medesime funzionalità e lo stesso look del celebre home computer degli anni 80.
Tuttavia dal punto di vista “storico” e collezionistico un esemplare originale ben conservato è molto ricercato tra gli appassionati, e può far guadagnare oltre 1000 euro se in ottime condizioni.
Proclama in chiusura il portale.
L’enfasi va posta su quel “può”.
Può, non deve. Anzi, la probabilità che “possa” è pari a quella che la pandemia finisca domani.
Infima e risibile.
Il Commodore 64, nelle sue svariate revisioni, è esistito dal 1982 al 1994. Contando tutte le revisioni principali, ovvero il “Biscottone” (modello originale, forma a cassetta del pane, marrone con tasti neri), il modello “SX” (Executive, un “portabile”, da non distinguersi dai portatili attuali, praticamente un Biscottone in un case squadrato con un piccolo monitor incorporato e un alimentatore incorporato), il “C” (bianco con tasti bianchi, forma di un Commodore 128 ridotto), il modello “Aldi” (un “Biscottone” panna, venduto nella catena di Discount), il modello G (un “Aldi” di colore chiaro venduto anche fuori dalla Germania) e il GS (un Commodore 64C senza tastiera e porte espansione, venduto come console da giochi per cercare di rubare mercato al SEGA Master System II ed al NES in riedizione economica come alternativa poco costosa ai più blasonati Mega Drive e Super Nintendo…), sono state vendute all’incirca trenta milioni di unità.
Capirete come con trenta milioni di unità vendute il valore della singola unità è molto basso, salvo eccezioni.
Potresti, sottolineo, potresti avere molta fortuna.
Potresti imbatterti in un “Silver Label” originale, i primissimi modelli con un’etichetta diversa, un numero di serie basso e una scheda madre con alcuni difettucci corretti nei “biscottoni” successivi (che infatti hanno un’etichetta multicolore, quella più nota).
Potresti: ma buona parte dei rarissimi Silver Label ora ospitano schede madre dei modelli successivi (per risolvere il difetto di produzione), e l’elevato valore che potrebbero avere integri va calcolato da integri. Ovvero con scatola, accessori e le parti originali.
Allo stesso modo un SX perfettamente funzionante può aggirarsi sui 500 Euro. Ma parliamo di un “portabile” prodotto in un numero di esemplari minori dei suoi fratelli, con incorporato un lettore floppy e un monitor.
La media per un Commodore 64 “comune” in buono stato si aggira intorno al centinaio di euro (cfr. “Affari di Famiglia”).
E per “funzionante” intendiamo nelle condizioni in cui probabilmente lo mettereste in vendita: niente scatola, o scatola visibilmente danneggiata. Accessori originali smarriti o inutilizzabili (gli almentatori originali del Commodore 64 sono famigerati per danneggiare in modo irreversibile alcune delle parti più delicate del Commodore 64 se usurati dall’età).
Probabilmente potreste spingervi oltre i 100 euro, ma di certo non a 1000 euro, se fosse stato recentemente ricondizionato a vostre spese. Nuovo alimentatore fornito da voi (costo sul mercato, dai 35 ai 40 euro), nonché revisione completa e sostituzione delle parti non funzionanti.
È meno frequente che un modello “C” e successivi soffra dei danni dell’età, ma parliamo sempre di computer con oltre trent’anni sulle spalle. Un Biscottone, più desiderato perché “iconico”, invecchiando potrebbe subire danni alle RAM (in tutti i Commodore 64 saldati sulla scheda madre e non su “stecche” come nei PC moderni), nel SID (il chip audio) e nel PLA (una “logica generale” che armonizza tutte le funzioni), che per differenze nel processo produttivo riscaldano di più.
Naturalmente, un Commodore 64 danneggiato varrà molto meno di quei 100 euro, un Commodore 64 perfettamente funzionante varrà 100 euro o qualcosa di più, ma salirà di prezzo se perfettamente funzionante e completamente revisionato e riparato con parti originali.
Salirà di prezzo, ma un po’ meno, se riparato con parti replica disponibili sul mercato (come le varie repliche di PLA e SID e memorie RAM su daughterboard).
Alcuni modelli costeranno più degli altri: i GS ad esempio, per quanto fisicamente inutili sono finiti perlopiù smantellati per costruire C64C e G, più richiesti sul mercato.
Abbiamo già parlato della rarità dell’SX.
Un sistema accessoriato sale di valore: un lettore floppy ben tenuto può costare tanto quanto un Commodore 64, con alcune eccezioni.
Il comune 1541 (floppy da cinque pollici e mezzo, singola faccia) può valere tanto quanto un Commodore 64, aggirandosi quindi intorno al centone.
Si sale di prezzo col 1571 (doppia faccia) o moltissimo col 1581, floppy drive da tre pollici e un quarto venduto sul finire dell’era Commodore, del quale molti esemplari sono finiti smantellati per diventare parti di ricambio per gli Amiga.
Si arriva con un 1581 funzionante intorno ai 250 euro, che salgono se in perfetto stato e “pari al nuovo”.
Già all’epoca i prezzi dei lettori floppy prossimi al prezzo di 500$ circa del Commodore 64 (dimezzato dal C in poi) si dovevano al fatto che, nei fatti, un lettore floppy non è niente altro che un secondo computer, con un processore personale, in grado di ricevere comandi dal Commodore 64 e inviare alla sua memoria i programmi custoditi nei floppy, dotato quindi di RAM, processore e firmware: tutti potenziali punti di rottura.
Quanto al monitor, nonostante un buon 1702 (il monitor “originale”) lo si possa trovare dai 100 euro in su, ricordiamo che letteralmente qualsiasi cosa in grado di accettare il segnale antenna analogica, meglio però sarebbe avere Video Composito o S-Video è in grado di funzionare con un Commodore 64.
Quindi un monitor dell’epoca, ma anche la TV della nonna o un banalissimo LCD multiformato da 40 euro. Non molto accurato, ma non c’è ragione di strapagare il MIVAR della nonna.
Va detto inoltre che il progresso tecnologico rende molti degli accessori originali inutili se non per completismo.
Sul mercato ci sono diverse soluzioni (Ultimate II+, Pi1541, SD2IEC, Tapuino, Kung Fu Flash) che per un prezzo variabile dalla trentina di euro di Tapuino ed SD2IEC fino al centinaio di euro di Pi1541 (un “hat”, un accessorio per Raspberry Pi che imita perfettamente i lettori floppy Commodore) ed ai 150 euro circa di Ultimate II+ (una cartuccia multifunzione che emula floppy, nastri e cartucce tutto assieme) rendono del tutto obsoleto l’acquisto di un lettore floppy originale.
Parimenti esistono diversi adattatori dal valore che oscilla dai 10 euro ai 40 che rendono possibile sostituire gli ormai costosi mouse originali con mouse PS2 e USB di facile reperibilità sul mercato.
Per quanto attiene i joystick, se alcuni esemplari particolarmente pregiati, come il TAC-2 della Suncom, sono ormai oggetto di bagarinaggio, l’estrema semplicità dello standard ATARI adottato dal Commodore 64 consente di trovare numerose accettabili alternative.
Come gli Hyperkin Trooper per 14 euro circa, gli ArcadeR (con supporto per doppio e triplo tasto e selettore per usarli sul Commodore 64, sul SEGA Master System, sull’Atari e molte altre piattaforme) a 25 euro o addirittura la possibilità di costruirsi un joystick fai da te con le ancora reperibili parti per cabinato e uno schema di cablaggio reperibile nel manuale del Commodore 64 stesso.
Limitarsi a dichiarare che “un esemplare originale ben conservato è molto ricercato tra gli appassionati, e può far guadagnare oltre 1000 euro se in ottime condizioni” non farà che creare una catena di false aspettative.
Prendete il citato episodio di “Affari di Famiglia”: riempire il mercato dell’usato di persone convinte che un prodotto letteralmente fatto in serie, spesso datato e non del tutto funzionante possa diventare miracolosamente una fonte di reddito contribuirà a inflazionare il mercato.
Rendendo la vita più difficile ai venditori professionali che dovranno far fronte a tentativi di vendita a prezzi semplicemente infondati.
Sappiamo che la nostalgia è un grande mercato: ma non per questo bisogna accettare il bagarinaggio, o farsi tentare dalla chimera del soldo facile.
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