Il ritorno della truffa della “citazione per pedofilia” via mail
Ci segnalano i nostri contatti il ritorno di una truffa vintage, il caso della “citazione per pedofilia” via mail.
Il Fact Checking in breve è semplice: si tratta ovviamente di un caso di Phishing. Laddove si intende un truffatore che, per incutere timore, simula di essere un rappresentante delle istituzioni paventando un giudizio penale per un reato aberrante, allo scopo di estorcere denaro.
Ora possiamo procedere con l’esame.
Il ritorno della truffa della “citazione per pedofilia” via mail
È quel genere di bufale che tornano periodicamente da anni, e di cui ci siamo occupati in passato. L’ultima volta è stato giusto nel settembre del 2021, su invito della Polizia di Stato stessa.
Si tratta sostanzialmente di un indotto della truffa che spesso affonda le sue radici oltre i confini nazionali.
Sono testi prodotti in copia, basati spesso su uno squallido miscuglio di normative di più ordinamenti e che tradiscono la loro origine di testo massificato e mandato a più utenti assieme, in più lingue.
Per rendere “palatabile” la truffa, si cerca di personalizzarla in base alla lingua usata. Le copie in Italiano avranno i loghi della Polizia di Stato e dell’Europol ad esempio, quando va bene.
Se va male, vi troverete di fronte ad orrori autentici come la Polizia di Steto e il Ministerio dell’Interno e altre aberrazioni possibili.
Aberrazioni presenti anche nei testi più “rifiniti”, con perle come “aggressione indecente con l’aiuto di un bambino”, “Documento legalizzato” e simili errori da traduzione automatica.
In ogni caso, parliamo di uno “scammer”, un truffatore che ha investito i suoi averi in liste di indirizzi email validi e punta sul numero per rifarsi.
Ammettiamo il nostro truffatore mandi un migliaio di mail al giorno. Se riuscisse anche solo a convincere un solo utente su mille a versargli le ingenti somme richieste, spesso su valuta non tracciabile, cryptovaluta o Money Transfer, sarebbe rientrato nei costi e si sarebbe anche portato in vantaggio.
Riconoscere simili truffe è facilissimo: la Polizia di Stato, la Polizia Postale o altri corpi di Polizia non notificherebbero mai un provvedimento simile via email, specialmente non da gMail come in uno dei casi censiti.
Non confonderebbero un atto di citazione (atto introduttivo del giudizio civile) con una querela, una denuncia o un avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Inoltre non chiederebbero mai soldi per “chiudere le indagini ed evitare conseguenze”.
Quello lo farebbe un truffatore in vena di estorsioni, aggiungendo uno stretto limite temporale per costringere il truffato ad agire in fretta e senza riflettere.
In conclusione
Potete evitare di rispondere a simili email, riservandovi di contattare le autorità per denunciare l’accaduto. Cosa consigliata specialmente se caduti nell’inganno avete conferito soldi o dati personali.
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