La fake news per cui la Croce Rossa nega l’Olocausto, come un herpes o un cancro recidivo, sembra destinata a tornare in prossimità di ogni giorno della Memoria. Ne avevamo parlato in passato, ci tocca parlarne ancora. E forse, ancora ogni anno.
Avrete letto anche voi questo bizzarro proclama, che in corner nel Giorno della Memoria è riapparso dalle nebbie del tempo.
Il Fact Checking è una cosa assai nobile: mistificare lo strumento del Fact Checking per chiedere a qualcuno documenti decontestualizzati per produrre autentiche fake news, bufale non lo è affatto.
La cosiddetta pistola fumante è la classica scansione della fotocopia di un documento.
Siamo già abituati al becero concetto per cui, in una maniera deliziosamente luddita per un mezzo come la Rete, basti scattare una foto ad un pezzo di carta perché non si debba più compiere alcuna ricerca, alcun fact checking.
La carta diventa sacra, e qualsiasi cosa scritta nei commenti diventa la verità.
Quindi la didascalia media recita che si parla di documenti del 1945 desecretati nel 1975, o documenti degli anni ’70 dove la Croce Rossa dice che le vittime dell’Olocausto sono “solo” 271mila circa.
Ovviamente, la prima categoria di didascalia è un falso nel falso: spesso attinta di ulteriori salacità come il documento che ha messo a tacere gli ebrei o altre facezie palesemente antisemite.
La seconda categoria è anche essa un falso, o meglio una decontestualizzazione plateale ed evidente.
Vi abbiamo già detto in passato che la ricostruzione del numero delle Vittime dell’Olocausto è una stima di massima, ricostruita pezzo dopo pezzo sin dalla sconfitta del Nazifascismo, da Norimberga ad oggi.
Come riporta Patrick Montague, quando le forze di liberazione arrivarono in campi come quello di Chelmno, spesso tutti i documenti in possesso del Sonderkommando, per ovvi motivi, erano già stati distrutti.
Per lo stesso motivo per cui se sei uno spacciatore di droga e ti arriva la polizia a casa, la prima cosa che fai è rompere i panetti di polverina bianca e scaricarli nel water pregando che non si intasi prima dell’ispezione. Per la stessa ragione per cui se sei un pedofilo probabilmente alla prima avvisaglia legale estrarrai l’hard disk dal computer per passarci sopra con un rullo compressore, e così via.
Esattamente: i moderni negazionisti accusano e deridono il popolo Ebreo per il fatto di essere costretti a ricostruire documenti che i nazisti hanno distrutto.
Come se se l’avvocato difensore dello spacciatore citato nell’esempio decidesse di lanciarsi in meme, insulti e derisione del Pubblico Ministero perché non è riuscito a pesare tutta la droga che il suo cliente ha gettato nello scarico piangendo ed urlando sperando di non essere beccato con le mani nella pasta. Letteralmente.
Torniamo ora a noi.
Sapete cosa significa “beurkundeten Sterbefälle”?
Significa esattamente casi di morte certificati.
Siamo dunque dinanzi ad un documento, peraltro anomalo come vedremo, che dichiara che negli anni ’70 i casi di morte certificati nei campi di sterminio erano molto inferiori a quelli accertati successivamente dal diritto e dalla storiografia.
Grazie, ma lo sapevamo già. Lo sapevamo già benissimo.
Per tutta una serie di ragioni.
Innanzitutto molte delle vittime dei campi di sterminio, come sa chiunque abbia solo letto un libro di Primo Levi, venivano mandati nelle docce prima di essere effettivamente registrati nei Campi di Lavoro.
Rifletteteci: un campo di lavoro era una macchina di sterminio collaudata dove la morte arrivava dopo aver sfruttato esseri umani come forza lavoro ridotta in schiavitù, spezzandoli nell’anima ancor prima che nel corpo.
Va da sè che gli sfortunati che subivano la “selezione” prima di ricevere un numero di matricola (tatuato o semplicemente iscritto nei registri del campo) semplicemente sparivano agli occhi del Regime, diventando “non persone” la cui vita poteva essere semplicemente spenta in quanto poco utile.
Infatti contiamo tra le vittime dell’Olocausto non solo quelle morte nei campi di Sterminio, ma quelle uccise dinanzi alla porta dei Campi di Sterminio, nei ghetti, nei rastrellamenti che avrebbero dovuto portarceli ma che spesso diventavano una brutale “pre-selezione della selezione”, per gli effetti della discriminazione, per un cosciente genocidio di interi popoli (non solo ebrei, ma anche zingari, e non solo popoli ma anche minoranze come disabili, prigioneri di guerra e omosessuali).
Come ci riportano i colleghi di un portale dedicato al fact checking sull’Olocausto, spesso questo documento si accompagna ad altri in lingua tedesca dove si precisa che:
I numeri di certificazione dell’Ufficio Speciale di Registro non consentono alcuna conclusione sui numeri reali delle vittime nei campi di sterminio.
Ma c’è dell’altro
In realtà parliamo di documenti rilasciati negli anni ’70 dall’Ufficio Speciale di Registro di Bad Arolsen, istituito nell’immediato dopoguerra per cercare, man mano che la ricerca va avanti, di dichiarare persone inizialmente dichiarate scomparse durante la guerra ufficialmente decedute.
Ovviamente, l’Ufficio Speciale di Bad Arolsen non è in grado, né ha come scopo, di computare le vittime dell’Olocausto.
In compenso, in una bufala discretamente antica e riconosciuta, alcuni documenti emessi dall’Ufficio Speciale sono stati modificati e ribrandizzati per mostrare i loghi della Croce Rossa.
Croce Rossa che ha più volte dichiarato di non aver anche solo mai pensato di compilare simili statistiche
Lo scopo della Croce Rossa è aiutare le vittime della guerra, non contarle
Cliccando sull’estratto troverete la dichiarazione dell’epoca in integrale, compresa l’affermazione, da noi più volte rimarcata, che è riprovevole, disgustoso e ributtante cercare di sminuire l’Olocausto non solo provando a negarlo, ma a diminuire il numero delle sue vittime come se ogni vita persa in quel modo brutale non fosse una vita di troppo.
Ma sappiamo anche, e ricordiamo, che le stime date dalla Storia sulle vittime dell’Olocausto non solo sono precise, ma sono stime per difetto, e proprio per i motivi che abbiamo esplicato intere famiglie sono semplicemente sparite senza nessuno a poterle ricordare.
Tornando al documento, grazie all’aiuto dei nostri colleghi possiamo evidenziare le anomalie
L’intestazione della Croce Rossa è stata aggiunta postuma, in inglese, assieme ad una fantasiosa traduzione di “beurkundeten Sterbefälle” come “Total Deaths”, “Morti Totali” ed altri elementi.
Ricordiamo che la Croce Rossa negò ogni collegamento con questo documento nell’Agosto del 1975 (cliccare per accedere alla nota), nel Maggio del 1979 e, ancora recentemente, ha dovuto confermare che, in tempo di guerra non le era dato accesso ai Campi di Sterminio.
Per le ovvie ragioni che abbiamo visto, ovvero il bisogno del Regime Nazista di nascondere le sue malefatte agli occhi del resto del mondo, acuito dal fatto di avere Alleati e Russi alle porte sul finire delle guerra pronti a far loro pagare le loro intemperanze.
Il numero delle vittime dell’Olocausto è molto maggiore del numero di vittime certificate dall’Ufficio di Bad Arolsen, che contiene solo il numero (in crescita costante) di casi di morti certificate nel singolo campo di sterminio.
E che per esempio non contiene, come spiegato dal direttore degli Archivi Arolsen Albert de Cocatrix nel 1977
Esiste quindi un insieme totale delle vittime dell’Olocausto, delle quali gli archivi Arolsen contengono solo una minima frazione, cui vanno aggiunti i defunti i cuoi documenti sono disponibili, ma non negli Archivi Arolsen, quelli dei quali i documenti sono andati distrutti e quelli, la maggior parte, che i documenti che i Negazonisti desiderano non li hanno mai avute per espressa volontà di quei criminali di guerra che in futuro speravano di comprarsi l’impunità o la redenzione negando l’esistenza di quelle persone a cui avevano strappato anche la stessa prova di esistere.
Fortunatamente, abbiamo la storiografia.
Fortunatamente, esiste un fact checking migliore.
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