Bufala

Il ritorno della bufala dei “falsi morti COVID per espianto organi” e del rimborso ai medici

Ci sono bufale, come quella dei “falsi morti COVID per espianto organi” che continuano a ritornare.

E lo fanno mediante un puro esempio di logica circolare: per intenderci, quella immortalata da Idiocracy nel celebre sketch di Brawndo il Troncasete.

Nello sketch un uomo del passato, ibernato e svegliatosi in una futura società governata dagli stupidi, si trova a spiegare ad un uditorio plagiato dalla pubblicità perché non è possibile innaffiare le piante con le bevande sportive isotoniche, scontrandosi così con un esempio di logica circolare.

“Ma Brawndo ha quello che vogliono le piante!”
“Ma cosa vogliono le piante?”
“Gli elettroliti!”
“E perché le piante dovrebbero volere gli elettroliti?”
“Perché Brawndo ha gli elettroliti! E Brawndo ha quello che vogliono le piante”

In questo caso abbiamo due bufale già sottoposte a fact checking in passato.

Il ritorno della bufala dei “falsi morti COVID per espianto organi” e del rimborso

Già smentite: la bufala secondo cui i morti per COVID19 in realtà non sono tali, ma sono “falsi morti COVID per espianto organi” e la bufala secondo cui i medici dichiarano le morti per COVID19 per guadagnare ingenti somme di denaro indebitamente.

Il problema è questo: le bufale si diffondono più rapidamente della smentita.

Ci sarà sempre qualcuno che, incautamente, giurerà di aver sentito da qualcuno una bufala, perché qualcuno gliel’ha raccontata ma non gli ha detto il dettaglio della smentita stessa.

Ci sarà quindi sempre qualcuno che accuserà i medici di cose orribili, e lo farà con la sua piena responsabilità, dato che gli “amici” che gli hanno dato imbeccata spariranno lesti abbandonandolo a sè.

Prima bufala: I “falsi morti COVID per espianto organi”

Nella bufala si parla dei falsi morti COVID creati per “sono stati spiantati dai loro organi interni (sic!)”.

Scoperta che ovviamente affonda le sue radici in un video virale assai diffuso nel Dicembre 2020, per il quale è già stata sporta una denuncia.

Un video, come dicemmo, contenente delle figure umane, presumibilmente manichini, appesi per la testa in modo assai macabro, col logo “originale” di diffusione del video coperto da una didascalia che riguarda COVID19 e una voce concitata che ripete che quei cadaveri sono pazienti COVID19 che vengono uccisi negli ospedali per vendere gli organi al mercato nero “come in Cina”.

Avevamo quindi di tutto: dalla sinofobia al procurato allarme.

Dal noto quotidiano online Open riuscimmo a risalire alla provenienza del video: un video appartenente alla galassia dei QAnon, attribuito di volta in volta ad “obitori cinesi”, esperimenti di clonazione aliena ed ogni bizzarria del momento.

Aggiungemmo inoltre come espiantare gli organi dal tipico “paziente COVID”, spesso soggetto anziano e con comorbidità sarebbe uno straordinario esercizio di futilità.

Potrete leggere il nostro articolo precedente per appurarlo, ma per quello che vi riguarda non puoi semplicemente tenere un morto in frigorifero e poi espiantargli gli organi.

E non puoi uccidere persone a caso per gli organi.

Sapete perché in un espianto di organi sono presenti gli anestesisti? Non perché secondo alcune teorie del complotto non meno bizzarre di questa ti espiantino gli organi da vivi, ma perché è necessario che gli organi in qualche modo continuino a ricevere nutrimento e movimenti inconsulti non più legati alla vita rendano disagevole l’operazione di espianto.

Sostanzialmente, in condizioni ordinarie il cervello ha bisogno di sangue ricco di nutrienti e di ossigeno per vivere.

Il sangue glielo pompa il cuore, l’ossigeno ce lo mettono i polmoni.

Il cervello si procura l’ossigeno “ordinando” ai polmoni di continuare a respirare, ma non ha bisogno di dare “ordini diretti” al cuore. Il cuore continua a battere finché gli passa sangue ossigenato dentro, grazie all’attività del nodo senoatriale, il c.d. pacemaker naturale.

Quando infatti il nodo senoatriale smette di funzionare come si deve, un essere umano può subire l’impianto di un pacemaker artificiale e vivere felice per diversi anni, una vita intera, con una “scatoletta” che dice al cuore come deve battere pompando sangue ben ossigenato in tutto il suo corpo e tenendo quindi vivi e in salute tutti i suoi organi.

Succede quindi questo scenario

Il rapporto tra cuore, cervello e polmoni

Si evidenzia che il cuore ha bisogno, per continuare a pompare nutrienti nel corpo e tenere ogni organo in perfetto funzionamento di sangue ben ossigenato e ricco di nutrienti, ed è perfettamente in grado di continuare a farlo anche in un corpo ormai morto, dove il cervello ha smesso di funzionare.

E come fa a farlo?

Lo fa perché grazie alle meraviglie della scienza moderna, una volta accertata la morte cerebrale, in presenza di un donatore di organi, subentra la medicina che fornisce ai polmoni (mediante un ventilatore meccanico) gli strumenti per continuare a funzionare, surrogandosi al cervello e dandogli “l’ordine di continuare a respirare” ed il cuore per questo “non si accorge” di essere in un corpo morto e finché gli arriva sangue ricco di nutrienti (forniti da una flebo) e ossigeno (fornito dai polmoni artatamente forzati a funzionare ancora) continua a fare il suo lavoro.

Semplicemente, staccando quel ventilatore, il cuore continuerebbe a battere fino ad aver portato ogni stilla di ossigeno e nutrienti in giro per il corpo, poi, all’improvviso, avendo finito ogni risorsa si fermerebbe non avendo più esso stesso il materiale per funzionare.

Ergo un corpo pronto per l’espianto è un corpo dove

  • il cervello ha smesso di funzionare, per sempre.
  • gli organi ricevono per mezzo di flebo e ventilazione artificiale i nutrimenti per restare forzatamente attivi, sotto la supervisione degli anestesisti
  • ogni anomalia in questo procedimento rende gli organi inutilizzabili.

E per anomalie parliamo di organi di soggetti affetti da altre malattie, le inevitabili condizioni di igiene precaria e il fatto che bastano 24 ore dalla morte per far insorgere danni permanenti agli organi.

Un’ipotetica “associazione di espiantatori di organi di falsi malati COVID19” sostanzialmente rischierebbe di vendere al famoso capo della Triade Cinese evocato troppe volte negli esempi un organo che nella migliore delle ipotesi sarebbe rigettato, nella peggiore lo renderebbe sieropositivo rispetto ad HIV o all’Epatite.

Figurarsi l’allegria in un business dove “soddisfatto o rimborsato” viene gestito dalle organizzazioni criminali.

“Mi ha detto una donna che il medico ha le detto che se scrivevano decesso per COVID ricevevano 1700 euro di competenze”

E qui torniamo alla Catena WhatsApp di “Vittorio da Bolzano”.

Una catena di S. Antonio per il quale il sedicente Vittorio da Bolzano è stato denunciato dalla ASL.

Perché la storia che il narratore asserisce di aver udito è esattamente quella dell’audio del sedicente Vittorio da Bolzano.

Un audio diffuso sul territorio locale che recitava così

Ciao a tutti, chiedo cortesemente di condividere questo audio… il più possibile..eeee… sono V. di Bolzano, oggi è Domenica 21 di Febbraio 2021… mi chiama poco fa un amico e mi dice… devo raccontarti una notizia che ha dello sconvolgente. Considerate che a Bolzano siamo in zona Rosso Scura, non possiamo uscire dal Comune… di residenza, i negozi sono chiusi, bar ristoranti… un disastro. Perché i numeri sono altri. Allora mi dice… “guarda questa notte è morta la suocera di un nostro conoscente, una persona che io e lui conosciamo, da tempo, è morta di infarto, stava fondamentalmente bene a quanto ho capito… quando è arrivato il personale sanitario han chiesto ai parenti se potevano indicare nel referto medico che la donna è morta di COVID.” I parenti rimangono sbalorditi e dicono “E perché questa cosa qua, e perché dobbiamo dichiarare il falso”. E i sanitari rispondono “E perché se dichiariamo questa cosa qua che è morta di COVID riceviamo 1700 euro al posto dei 400 previsti per una morte normale”. Ecco, questo probabilmente accadrà per tutte le morti che avvengono in Italia, ed è ovvio che così i numeri si gonfiano naturalmente, le statistiche si sballano e noi ci troviamo a rimanere chiusi in casa, non poter lavorare, non poter trovarci una sciata, a trovare amici e parenti perché i numeri sono stati gonfiati per ragioni economiche. Mi raccomando fate girare questo audio è importantissimo

Ovviamente, facemmo notare come tale narrazione aderisce ad una nota catena di bufale diffusa per tutto il periodo del primo Lockdown ed ambientata ovunque dal Brasile all’Italia.

Nonché che tale narrazione risulti incompatibile col meccanismo con cui le dichiarazioni di decesso per COVID vengono redatte secondo quanto dichiarato dall’ISS.

Nonché che il lockdown in corso a Bolzano non risultava (quantomeno all’epoca dei fatti) dovuto ad un aumento dei casi, quanto piuttosto ad un aumento delle varianti COVID sul totale percentile.

Ma questo non è bastato. Non è bastato perché ormai tutti ricordano quanto detto dal sedicente Vittorio, ma nessuno ricorda l’esito della vicenda.

Questo

Pochi giorni dopo è comparso sul portale dell’amministrazione il seguente comunicato

Proprio negli ultimi giorni, via WhatsApp è stato più volte inoltrato un messaggio audio. In tale messaggio si sostiene che l’Azienda sanitaria riceverebbe del denaro se la persona deceduta venisse classificata come decesso per Covid. Dichiara inoltre che il caso è stato portato alla sua attenzione, ma non fornisce nomi e luoghi, solo una data.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha verificato minuziosamente quanto riportato nell’audio, anche alla luce di tutti i decessi registrati: le singole affermazioni sono completamente false, anche perché nessuna persona è deceduta in quella data. Naturalmente, da parte del personale dell’Azienda sanitaria non arriverebbe mai la richiesta di classificare diversamente la causa di morte di una persona deceduta. Il messaggio non ha insomma contenuti che possano avere un riscontro con la realtà.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige segnala di prassi queste situazioni al pubblico ministero. Allo stesso tempo si invitano le persone a non inoltrare o condividere questi messaggi, poiché questo è l’unico modo per trasformare le informazioni false in “fake news”. C’è anche la possibilità di fare una segnalazione a Facebook o WhatsApp, in modo da verificare se un account possa eventualmente essere bloccato in caso di inoltro ripetuto di fake news. Anche la condivisione o l’inoltro di messaggi altamente dannosi possono essere legalmente rilevante e perseguibili.

Infine, la diffusione di tali falsità è uno schiaffo per tutti coloro che negli ultimi mesi hanno perso un proprio caro a causa di questo virus, così come per tutto il personale che ha lavorato instancabilmente per un anno nella lotta contro questa pandemia.

C’è solo da aggiungere un’altra brutta notizia per tutti coloro che, purtroppo dobbiamo ammettere con tristezza anche da noi (prima del ban) si sono dichiarati paladini del diritto a “controinformare” condividendo bufale e falsità.

Ni giorni successivi è stato infatti confermato da un’emittente locale che l’ASL intende perseguire legalmente il sedicente Vittorio di Bolzano, e come avete letto nel comunicato l’azione legale non potrà che coinvolgere tutti coloro che di fatto hanno partecipato alla condivisione di una falsità.

Compreso chi lo sta facendo ancora adesso.

Anchè va rilevato ad analisi della grottesca creazione, che il sedicente Vittorio di Bolzano tra tutti i giorni possibili per ambientare la sua bufala ha scelto proprio un giorno senza vittime.

E ricordate: condividere è facile, ma nessuno degli “amici fidati” che vi ha detto di farlo vi aiuterà quando passerete i guai che vi siete tirati addosso.

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