Dall’unione di due problemi, la funzione “accadde ieri” di Facebook e l’uso tipico del mondo delle “informazioni non verificate” di ritenere la “parola scritta” (ovvero un foglio scritto a mano o stampato e fotografato) feticisticamente vera a priori, nasce il ritorno della bufala dei 45 euro agli immigrati
Testo come vediamo del 2015, con tutti i crismi della leggenda metropolitana moderna. Ovvero un testimone oculare anonimo che giura di aver visto un povero pensionato aver ricevuto a Pistoia (città scelta a caso per rendere l’aneddoto più verace) un aumento da fame mentre gli immigrati ricevono “45 euro al giorno”.
Mito questo durissimo a morire.
Il mito, con cui combattiamo ormai da anni, nasce da una del tutto arbitraria interpretazione del meccanismo del sistema SPRAR.
Sostanzialmente i 35 euro, 45 per i minori, sono un “conticino della serva” su quanto possa servire di media per mantenere una struttura funzionante.
Soldi che ovviamente l’immigrato non vedrà mai nella vita e che comprendono gestione dei locali e dell’igiene, vestiario, disinfezione dei centri di accoglienza, sapone e dentifrici e servizi dell’integrazione.
Chi ha la prima volta compilato la bufala si è semplicemente fatto due conti in tasca millantando quindi che se il centro di accoglienza medio richiede astrattamente una trentina di euro a persona per funzionare, allora significa che c’è un emissario dei “Poteri Forti” coi 35 o i 45 euro pronto a rilasciare mazzette di danaro ai migranti.
Dato del tutto irreale.
In realtà parliamo, ricordiamo, di fondi Europei destinati all’assistenza.
Il che significa che se l’Europa ci manda dei soldi per la gestione dei migranti, non saremmo dei geni dell’economia ma dei criminali patentati e non troppo arguti se decidessimo una cosa tipo “Vabbè, ci prendiamo i soldi degli immigrati e li diamo al pensionato di Pistoia, fate girare, li freghiamo”.
E già nel 2020 era aperto infatti il problema di come quei fondi spesso venivano neppure usati, facendo nostro l’appello di Wired
Qualche riga in più vale invece la pena dedicarla alla persistenza di questa pseudo bufala dei 35 euro. Al fatto cioè che, se viene ancora sfruttata e cavalcata, è perché si pensa che (ahinoi) possa ancora essere efficace. Un conto sono le inchieste sulle associazioni che – come in tanti altri ambiti – hanno pensato di frodare lo stato offrendo servizi di accoglienza da lager e intascando rimborsi, e dunque speculando sulla differenza fra i bassissimi costi sostenuti e i trasferimenti degli enti locali.
Ma in tutti i pezzi del paese ci sono mele marce, dalle forze dell’ordine alla pubblica amministrazione, fino all’impresa privata: non ci sogneremmo mai di generalizzare né di sopprimere ognuno di questi pezzi del corpo vivo dello stato, anzi chiediamo indagini rapide e precise e giustizia.
Tutto ciò premesso, siamo al ritorno di una vecchia bufala.
La bufala dei 45 euro agli immigrati, o 35, o qualsiasi altra somma, è una nota fake news diventata ormai leggenda metropolitana.
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