Un post al vetriolo contro Samantha Cristoforetti indirizza alla persona dell’astronauta l’insulto “Sta granda cessa” paragonando lo spot del Ministero della Salute a favore dei vaccini, di cui la Cristoforetti è testimonial, a un caso accaduto a Trani nel 1972:
La formula cerca l’ossimoro per rafforzare la teoria dei danni da vaccino, che escluderebbero la sicurezza delle somministrazioni. L’esempio riportato era avvenuto a Trani. Come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno il 28 marzo 2018 il figlio di una coppia di Trani nato nel 1972 venne sottoposto alla vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo, ma fu colpito da una grave forma di encefalite che lo ridusse a uno stato vegetale.
Il ragazzo sopravvisse fino al 2005 e venne accertato il nesso causale tra la somministrazione del vaccino e gli effetti tragici sulla salute del ragazzo. La famiglia, dunque, ottenne un indennizzo. Nel marzo 2018, inoltre, il Tribunale di Bari ha condannato la ASL di Bari a un risarcimento pari a 2 milioni di euro «per fatto colposo posto in essere dagli operatori sanitari che effettuarono la vaccinazione caratterizzato da negligenza e imprudenza».
I legali della famiglia, Ferdinando Fanelli e Domenico Porcelluzzi, hanno sostenuto che: «la preparazione e la somministrazione del vaccino venne effettuata in maniera affrettata ed illegittima da personale non abilitato, senza raccolta d’anamnesi e senza neppure un controllo preventivo finalizzato a verificare se potessero esserci eventuali controindicazioni per il soggetto vaccinando, il quale non fu neppure sottoposto a una visita obiettiva e senza reale verifica della sicurezza del vaccino da inoculare».
Il consulente tecnico nominato dal Tribunale, dunque, ha individuato il rapporto casuale «diretto ed esclusivo». In poche parole, i sanitari che somministrarono il vaccino al ragazzo non fecero i dovuti accertamenti preliminari per verificare le condizioni di salute del bambino, dunque procedettero per negligenza e imprudenza.
Si tratta, quindi, di una serie di imprudenze e responsabilità attribuite ai sanitari, e non è esatto dire che la responsabilità fosse del vaccino: il bambino non era stato sottoposto a esami sull’anamnesi, nessun controllo preventivo né accertamenti sulle possibiliti controindicazioni che potevano presentarsi sul soggetto da vaccinare.
Quel vaccino rovinò la vita al ragazzo, e questo fu dovuto all’incapacità dei sanitari di eseguire i giusti accertamenti prima della somministrazione del farmaco.
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