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Il retropicchiaduro più sconosciuto del mondo rischia di diventare un film: Eternal Champions

Eternal Champions è un nome che praticamente non dirà nulla a nessuno di voi se non ai retrogiocatori più accaniti, i fanboy delle console SEGA e del Mega Drive, ammesso che abbiate collezionato molti giochi.

Per quelli che invece lo collezionano è una botta di ricordi mica da ridere: Eternal Champions era un picchiaduro del 1993, esclusiva SEGA, risposta della casa alla saga di Mortal Kombat di Akklaim e Street Fighter di CAPCOM.

Brutalmente scartato quando SEGA decise di investire le sue risorse nel più famoso Virtua Fighter.

Tutti i film citati hanno avuto almeno un film o una serie animata: alcuni (Street Fighter, Mortal Kombat ambo le cose). Eternal Champions nessuna delle due (se escludiamo un fumetto dell’editore Egmont Fleeway letteralmente piazzato lì come “tappabuchi” nella testata dedicata a Sonic the Hedgehog, mascotte ufficiale SEGA sin dal lancio del Mega Drive/Genesis), sparendo come l’imbarazzante parente che nessuno nomina.

Il retropicchiaduro più sconosciuto del mondo rischia di diventare un film: Eternal Champions

Finché Hollywood Reporter non ha annunciato che, in piena operazione nostalgia (quella che ci ha dato al cinema Barbie, Super Mario, due film di Sonic The Hedgehog e promette di regalarci film su Polly Pocket, le Super Liquidator e la Magica Palla 8…) lo sceneggiatore di Jurassic Park Derek Connolly, Toru Nakahara (coinvolto nella doppietta di Sonic) e il team di Skydance (Top Gun: Maverick, Transformers il Risveglio, G.I. Joe) risultano essere al lavoro su un adattamento cinematografico degli Eternal Champions.

Di cosa parla Eternal Champions

Eternal Champions è un giochino senza pretese che più anni ’90 non si può. E parliamo quegli anni ’90 famosi per il genere exxtreme!! o del Sacchettismo, pieno di personaggi a fumetti sporchi, brutti e cattivi armati fino ai denti e pieni di pistole, katane, giberne (da cui il “sacchettismo”), dalle capigliature improbabili e/o dai costumi assurdi pronti a spargere sangue proprio e altrui per sollazzo.

Personaggio arrivato fino a noi tipico del sacchettismo è il famosissimo al cinema Deadpool, assieme al Cable comprimario del secondo episodio della saga cinematografica, e sempre gli anni ’90 ci hanno donato “perle” come l’iconico eroe Superman svegliatosi da un coma profondo con una tuta aderente nera, un enorme bazooka e un inguardabile lurido mullet da discotecaro dell’epoca.

Un’era in cui tutti i personaggi maschili diventavano goffi muscoloni pieni di pistole e katane da Lucca Comics e tutti i personaggi femminili “bad girls” (dal genere estetico omonimo) pronte a scendere in battaglia in tacco dodici e strizzate in bikini e tute di pelle così aderenti da essere scomode solo a guardarle.

Eternal Champions non è da meno: e la trama è ancora più assurda.

Ogni personaggio aveva una scheda. Ma al confronto Naruto era un documentario

Nel mondo degli Eternal Champions esiste una sorta di dio/essere supremo/tizio a caso che ogni mille anni si sveglia per valutare il destino del genere umano. Nel corso del suo ultimo risveglio tale essere, chiamato con poca fantasia Eternal Champion (nessuna relazione col concetto nel ciclo fantasy di Elric di Melniboné) decide che l’umanità stessa è in pericolo perché nel corso della storia sono morti prematuramente svariati eroi che avrebbero dovuto mutare in meglio le sorti dell’umana stirpe.

Ovviamente Eternal Champion avrebbe potuto chessò, resuscitare Gandhi, impedire l’assassinio di Martin Luther King o allungare la vita di qualche premio Nobel.

Invece decide di radunare dal passato e dal futuro un improbabile numero di “scappati di casa”, una massa di improbabili fallimenti umani tutti mullet, tacco dodici, componenti cibernetiche e sacchettismo per ordinargli di ammazzarsi di botte a vicenda.

Il vincitore sarà riportato al suo tempo, ma con un certo anticipo rispetto alla sua morte armato della conoscenza necessaria per salvarsi e realizzare il suo destino di salvatore. Gli altri moriranno come nella storia.

E c’era pure il portatile

E parliamo di gente come Shadow Yamamoto, improbabile kunoichi del 1993 lanciata da un grattacielo per aver rivelato la corruzione del suo datore di lavoro (e che anche da risorta soffre di acrofobia e apparentemente il terrore di indossare gonne e pantaloni,), RAX Coswell, kickboxer cyborg del futuro ucciso per essersi rifiutato di far pastette ad un incontro di lotta tra lottatori dagli impianti pacchiani, Midknight il vampiro/scienziato mandato negli anni ’60 a combattere in Vietnam e ucciso dai cacciatori di vampiri (!!) per essersi rifiutato di avvelenare l’acqua dei Vietcong per trasformarli tutti in vampiri e farli morire con la luce del sole e Yetta, nobildonna russa con l’hobby del trapezismo (!!!) la cui morte ha causato un incidente diplomatico nell’800 impedendo una pace stabile nel blocco Orientale.

Ma anche gente come il cane Yappy e il “Senatore”, politico corrotto ucciso per essere diventato improvvisamente onesto.

Solo nel fumetto Shadow Yamamoto fa notare rispettosamente al “Campione Eterno” che poteva resuscitarli tutti e basta fare manfrine: anche per questo lei e il gangster dal cuore d’oro Larcen Tyler diventeranno i protagonisti dei due unici spin-off della sciagurata saga in due capitoli (di cui uno poco più che un DLC prima che i DLC andassero di moda per il SegaCD), Chicago Syndicate e X-Perts.

I motivi dell’insuccesso

Di fatto, nonostante la premessa poteva essere sviluppata meglio, Eternal Champions era il Mortal Kombat dei poveracci, con tanto di “Cinekill”, le fatality dei poveri e personaggi sin troppo sacchettisti nel design.

SEGA per un po’ ci provò pure a spingere il gioco, e il primo capitolo ebbe una buona accoglienza: inserì nel codice una funzione per cui i possessori del SEGA Activator, un’improbabile cerchio da poggiare in terra per percepire i movimenti e traslarli in gioco, avrebbero avuto un bonus in attacco e difesa per compensare i goffi movimenti, inviò la demo per un torneo itinerante con soli quattro personaggi, ovviamente i favoriti Shadow e Larcen, e provò a vendere un paio di libri avventura e uno scacciapensieri Tiger a cristalli liquidi e poi basta.

Gli spinoff erano giochi a scorrimento poco ispirati, i personaggi dimenticabili, e SEGA si spostò verso Virtua Fighter come nuovo picchiaduro di bandiera, già presente in sala giochi nel 1993 e adatto per le qualità tridimensionali del SEGA Saturn.

 

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