Editoriale

Il ragazzo che gridava “Censura! Censura!” ai lupi

La censura è una gran brutta parola: ma tra tutte le parole è la più abusata. E la colpa è nostra.

Come il qui presente moderator Shadow ama ripetere nei commenti, per anni la scusa cardine per ogni atto illegale, o semplicemente violento o maleducato su Internet è

Ma Internet è libera che c’è la libbbbertà di parola! Non è come i Tribbunali! Internet è come al bar!

Non so che bar frequentate voi, ma se nel bar che frequento io diceste anche solo la metà delle profanità che scrivete, probabilmente vi si aprirebbe davanti il seguente scenario

“Internet deve essere libbbera! No alla censura!! Se voglio dire che hai la mamma prostituta io…” ” E beccati ‘sto sgabello nei denti, beccatelo…”

Probabilmente, rimpiangereste amaramente di non essere in un tribunale dove qualcuno vi possa contestare le vostre intemperanze: nel bar che amate usare come esempio, uscireste senza i denti.

Ecco: Internet non sarà un Tribunale, ma Internet è un importante quartiere commerciale ricco di club e bar alla moda.

Bar nei quali cafoni come voi non sono più i benvenuti.

Andiamo con ordine: in ordine sparso.

I colleghi di Snopes ci hanno ragguagliato del fatto che proprio recentemente YouTube ha dovuto chiudere i commenti a video raffiguranti minori.

Ovviamente: un minore è meno equipaggiato di un adulto per rispondere al bullismo feroce, se non a situazioni assai peggiori collegate alla presenza di predatori sessuali convinti di trovare nei commenti una vera e propria terra di conquista. I canali a cui sarà consentito continuare ad avere una sezione commenti attiva nonostante il contenuto a base di minori dovranno impegnarsi a controllare attivamente i commenti ed intervenire.

Eppure, qualcuno si è lamentato.

Censura? No, mi dite cosa c’è di democratico e civile nel rivendicare fieri il diritto di bullizzare un ragazzino, se non di dedicarsi ad apprezzamenti di ogni genere, anche pedofili?

Sempre YouTube è finita nel mirino per aver, recentemente, demonetizzato i video di chiunque propaghi teorie pericolosamente antiscientifiche.

Si badi, demonetizzato, non censurato. Non vi è censura: semplicemente YouTube non pagherà un soldo, né finanzierà coi soldi di coloro che pagano per avere la loro pubblicità sul portale video, chi vuole diffondere simili teorie.

Che quindi potranno farlo coi loro soldi.

Eppure, la gente urla alla censura.

Recentemente, Brie Larson, affascinante attrice e interprete della bionda supereroina Capitan Marvel, si è ritrovata ad affrontare un mostro ben più feroce dei mutaforma Skrull, verdi alieni col potere di trasformare il loro aspetto in chiunque essi desiderino per sconfiggere il loro nemico dopo averlo ingannato: il maschio bianco occidentale medio nerd e neet, secchione perso fanboy dei fumetti che non lavora e non studia più, ma passa le sue giornate nello scantinato dei suoi dietro un monitor distruggendosi la vista in una stanza buia.

Una calata di orde barbare con gli occhialoni di bachelite, le bretelle di Steve Urkel e le dita sporche di Cheetos ha deciso di “punire” l’attrice, colpevole a loro dire di aver auspicato una sala stampa ricca di esponenti di diversi gruppi sociali anziché un monocolore bianco ed ariano, scrivendo recensioni negative per un film che neppure è arrivato in sala.

“Recensioni” basate su oscenità come sono un maschio bianco e non vedo questo film! e ed io vado a vedere film dove le attrici non mi dicono le cose brutte!

“Recensioni” che, non solo perché avvenute in questo caso particolare, ma perché avvenute ogni volta che gruppi malamente politicizzati o interessati con una “faida” verso un’attrice in particolare volevano farle “dispetto” andavano a recensire a caso, sono state finalmente bloccate da Rotten Tomatoes.

Ad oggi, Rotten Tomatoes non consente più di recensire un film che non puoi aver visto perché non è mai andato in onda, né sul piccolo né sul grande schermo.

E oggi, piccoli uomini con piccole menti urlano alla censura.

Ma attenzione, anche noi ci siamo beccati accuse pesanti di censura.

Controllare una pagina come la fanpage ufficiale di Bufale.net su Facebook comporta un impegno enorme.

Anche noi abbiamo avuto la nostra brava quota di soggetti che attaccavano briga coi nostri lettori, spammer di vario tipo, fanboy di questo o quel personaggio virale.

Un paio di volte, anche individui così stupidi ed insipienti da organizzarsi, sulla pagina con visibilità pubblica di uno dei soggetti di cui sopra, per organizzare una shitstorm sulla nostra pagina per poi piangere censura quando, “inesplicabilmente”, si trovavano bannati ancora prima di mettere in cantiere il loro proposito (firulì, firulà).

E questo non è censura: questo è piagnucolare “al lupo, al lupo”.

Non esiste un diritto costituzionalmente protetto di andare a spammare, mentire, aggredire, provocare, ingiuriare o molestare il prossimo.

Non potete entrare in un bar a tacchinare tutte le belle ragazze che respirano per poi urlarle ingiurie solamente perché queste rifiutano le vostre goffe advance, non potete imbucarvi ad una festa per poi ubiacarvi e vomitare nel Ponch, non potete salire sul palco di una Sagra per raccontare di quanto siccome Miss Polenta Taragna nel 2016 vi ha detto “Ca**o vuoi, sfigato di mer*a?” quando le avete toccato il cu*o ora, a nome di tutti i maschi di Vergate sul Membro, esigete che sia privata del titolo e dei suoi diritti umani e civili.

O meglio, potete farlo, ma se il barista vi butta fuori a calci dal locale, se il padrone di casa vi mostra la porta e poi ve la chiude alle spalle a tripla mandata, se il servizio d’ordine chiamato da Miss Polenta Taragna vi trascina giù dal palco  e vi fa portare via dai Gendarmi “Con i pennacchi, con i pennacchi”, non potete invocare alcuna autorità per ripristinare un diritto che non avete mai avuto.

Essere dei maleducati non è un diritto.

Tempo fa traducemmo una vignetta di XKCD: rieccola

La vignetta sulla censura di XKCD

Quello che non traducemmo è il tooltip, il testo che compare sull’originale passandovi su il mouse.

Che suona come

Non ricordo dove l’ho letto, ma ho letto che citare a sproposito la libertà di parola in una discussione è l’ammissione finale di aver torto: significa che la cosa migliore che si possa mai dire delle tue idee è che non sono illegali.

Non sono illegali, ma, per fortuna nessuno è costretto a sentire uno stron*o vomitargli mer*a nelle orecchie. Ed è legale indicargli la porta e dirgli di andar via.

Smettete, pertanto, di chiamarvi vittime di censura: non lo siete.

PS: Prevedo che questo stesso editoriale sarà vittima di insulti da sedicenti “paladini della libertà” sia sulla nostra pagina che altrove.

Facciamo altrove, dai: per i motivi su elencati, critiche al di sotto del limite della conferenza e della buona educazione saranno brutalmente cassate. E non chiamatela censura.

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