Editoriale

Il Putinismo moderno, tra fake news, nostalgia e leggende

Uno spettro si aggira per l’Europa, ed è lo spettro del Putinismo. Invocato spesso con terrore, ultimamente con sdegno e indignazione social, esso tracima dai confini della Russia e in alcuni aspetti influenza anche il settore delle “informazioni non del tutto verificate”.

Il Putinismo dal punto di vista sociologico

Dal punto di vista della sociologia e del giornalismo una delle gambe del Putinismo è la mitologia del Putin Eroe Nazionale. Mito che tracima anche nel mondo nelle fake news, come ad esempio l’improbabile lettera di Putin ai buoni cittadini del mondo che lo vede descritto come una benevola figura tirannica pronta a sottomettere il mondo sotto il suo tallone per portarlo alla pace.

Sostanzialmente prendendo il posto di Trump nel Trumpismo/QAnonismo militante con una mitologia fondante ben più solida del “Pizzagate”.

Una parola che torna spesso è “democrazia sovrana”: mentre l’Occidente viene descritto come reso debole e molle dal capitalismo, non c’è contraddizione nel Putinismo tra la presenza degli Oligarchi al fianco del Padre-Padrone Zar di tutte le Russie e il disprezzo occidentale. Al contrario dell’Occidente, gli Oligarchi sono liberi di condurre i loro affari e arricchirsi. Purché questi giurino assoluta fedeltà a Putin.

In un sistema in cui la “legge è per i nemici, tutto è per gli amici”. Esempio moderno di questo è la citata norma del codice civile che consente, in tempi di guerra, la pirateria di brevetti e proprietà intellettuali delle nazioni ostili per proseguire una produzione nazionale interna.

Ma anche un’ucronia dove il passato e il presente vengono fusi e radicalizzati nel sogno di una gloria Russa costante. La Russia si stringe alla Chiesa Ortodossa e ai valori tradizionali (che abbiamo visto includere anche lo sciamanesimo).

L’obiettivo è sempre lo stesso: la Russia è grande e gloriosa, ma l’Occidente vendicativo l’ha resa miserabile e cenciosa. L’Occidente si è a sua volta allontanato dalla grandezza, diffondendo i “mali moderni” dell’omosessualità, del femminismo e dell’immigrazione.

Scopo di un leader forte nel Putinismo militante è restaurare la gloria della Russia e esportarla a chi avrà fede in lui obliterando quei mali.

Nella Russia Putinista l’omosessualità è un attentato ai valori della famiglia tradizionale russa. Nella propaganda del Cremlino l’omosessuale ucraino è un improbabile terrorista circondato da foto intonse di Hitler e feticci gay come parrucche dai boccoli e videogames con personaggi omosessuali pronto a uccidere i giornalisti russi per diffondere il verbo dell’Omosessualità Soros-Atlantista nel mondo.

Nell’universo Putinista di quel Dugin ideologo/filosofo la Grandezza della Russia sta nel liberarsi dell’economia capitalista per “tornare a vivere nei boschi offrendo i lamponi agli orsi” in un mondo puro e rurale.

Che naturalmente non include o sembra ignorare il lusso degli Oligarchi, prezzo per la citata fedeltà.

Ultranazionalismo e revanchismo

Uno dei tratti del Putinismo militante è il forte scrutinio sulle voci critiche. Un giornalismo fortemente critico non è visto come libertà di parola, ma come disfattismo da criticare.

Nella Russia Putinista, come abbiamo avuto modo di vedere, il giornalismo non è un valore. Lo diventa se addomesticato, se diventa scenario per le “fonti russe” in cui affermare cose ben poco giornalistiche come l’aspirazione che la Terra arda nel fuoco nucleare, e che i soli seguaci di Putin, sia pur morendo tra le fiamme e atroci sofferenze, raggiungano il Paradiso.

Non lo è quando i giornalisti si ritrovano ad affrontare severe pene detentive per aver definito guerra l'”operazione speciale di denazificazione”.

Uno dei tratti fondamentali del Putinismo viene infatti descritto essere il disprezzo per la libertà di opinione: quantomeno nei confini in cui essa viene percepita come attacco alla Russia fortemente identificata nell’immagine di un leader forte.

Leader forte necessario come atto di vendetta: il putinismo è sostanzialmente inchiodato ad un’ucronia di tutte le passate glorie russe.

Tra le quali spicca il momento storico della Guerra Fredda, in cui l’URSS era la Seconda Superpotenza Mondiale, titano che combatteva da pari a pari gli USA.

Il tracollo dell’URSS nel putinismo è una sconfitta nazionale da vendicare: la Russia deve tornare grande (non a caso, torna un momento di contatto con simili culti della personalità come il Trumpismo, dove l’identificazione Leader-Nazione porta al desiderio di “far tornare grande la nazione” come mezzo per la sconfitta del nemico) e ha bisogno di attribuire la colpa dei suoi guai alle influenze esterne.

La Russia era gloriosa, il Comunismo Sovietico era glorioso, non sono caduti per caso ma perché l’America ha trionfato con le forze del male. Ergo la Russia deve sconfiggere il nuovo Ordine Mondiale, vendicarsi dell’America e spodestarla dal suo “trono” colpendo l’Unione Europea che si è schierata per mantenere la Russia sottomessa e l’America gloriosa e non viceversa come era giusto che fosse.

Dal punto di vista politico

Dal punto di vista politico tutto questo si traduce in azioni concrete. Il Nazionalismo e il desiderio di gloria passata giustificano l’invasione Ucraina, vista nelle duplici vesti di “denazificazione” (quindi vittoria e rivincita contro un nemico ereditario) e come battaglia contro lo spettro di una NATO braccio armato degli USA che assediano e minano la gloria e la civiltà Russa.

Arrivando al confine estremo di definire di fatto la NATO una sorta di Spectre come quella di James Bond (ironico, dato che la Spectre cinematografica è diretta emanazione della SMERSH incarnazione dei terrori americani e inglesi verso i Sovietici…) in grado di disseminare il mondo, Russia compresa, di “biolaboratori” e altre minacce occulte.

Tra i “segni del putinismo” compaiono infatti l’immagine di un Putin Ricostruttore della Russia devastata dal crollo della Cortina di Ferro, una “fortezza assediata” in cui ogni cittadino Russo è chiamato a fare la sua parte con sacrificio anche della propria libertà ed interesse sotto pena di essere macchiato come traditore.

Nel Putinismo politico la Russia è gloriosa, l’Occidente è nemico e il Nazionalismo tradizionalista e aggressivo verso l’esterno è un valore e non un ostacolo da superare.

L’affermazione della propria supremazia politica, culturale e sociale passa anche dall’aggressivo imporsi sulla supremazia politica, culturale e sociale altrui.

La “denazificazione” dell’Ucraina passa infatti dalla distruzione della “cultura nazionalista”, partendo dallo smantellamento dell’istruzione Ucraina in modo da cancellare i residui culturali dell’altrui nazione.

Ma anche dal ridicolo per la cultura Occidentale.

Il paradosso della Grande Russia che piace ai Sovranismi, dell’anticapitalismo che piace al capitalismo

La Russia Putinista strizza l’occhio alla gloria degli Zar ma anche alla gloria sovietica.

Ma è amatissima dalla Manosfera, gli “incel redpillati” amanti dei valori tradizionali e convinti che la società moderna abbia liberato la donna privandoli del coito.

E ha pesantissime intersezioni col Trumpismo militante, con cui spesso compete sulla nicchia ecologica e che ha negli anni creato una immagine del “Patriota Q” come qualcuno che vorrebbe essere quello che Putin già è.

Ovviamente, se crei un’immagine di uno Stato retto da un Uomo Forte, chi per ideologia si lega all’immagine spirituale di un uomo Forte in grado di mutare i destini della nazione guarderà con ammirazione a chi sull’immagine dell’uomo forte ha costruito carriera e destini, fino a rendere agli occhi degli analisti politici la Russia uno stato governato da un solo uomo forte.

Per essere un movimento sociale, politico e culturale basato sul rifiuto del capitalismo, il Putinismo tende ad avere una certa indulgenza per i lussi.

L’Occidente è visto come una terra del vizio del lusso: nelle comunicazioni rabbiose degli hacker di Killnet torna l’idea goffa e infantile degli Italiani pronti a dare migliaia di dollari ai ragazzi del CSIRT (Citazione letterale), lasciando sussumere che per l’utente medio di Killnet mille dollari siano una cifra da Paperone del mondo.

Dall’altro lato già nel 2000 si parlava del trionfo tra gli oligarchi del “Capitalismo predatorio” . Secondo James Woolsey, ex direttore della CIA, incontrando un ricco e sofisticato uomo dall’accento inglese perfetto, vestito di tutto punto con abiti firmati Italiani e che dichiari di essere un oligarca non ci sarebbe modo in una semplice conservazione di sapere se hai di fronte un oligarca, un politico di alto grado, un criminale o un altro soggetto che abbia ottenuto la sua ricchezza in ogni altro modo.

Tutte le vie sarebbero possibili, in un mondo che ci disprezza per i nostri “molli costumi” ma da sempre ci ha osservato per cercare di ottenerli.

La parola chiave è “nostalgia”

Il Putinismo però ha molto, molto in comune col Trumpismo militante. La nostalgia.

Come ricorda Naomi Klein, il punto focale di tutte le ideologie post-Moderne è la nostalgia.

C’era una volta un “mitico passato” in cui eravamo bellissimi e felici, e il mondo era pieno di certezze. Don Camillo e Peppone si picchiavano per le strade di Brescello, ognuno convinto di aver ragione sull’altro.

Vivevamo sull’orlo della Guerra Atomica, ma ci eravamo abituati.

Gli equilibri del mondo sono mutati per sempre, e più volte.

Abbiamo visto il crollo della seconda superpotenza al mondo, abbiamo vissuto l’undici settembre, una pandemia, crisi ambientali, vorticose evoluzioni del mondo da far girare la testa.

Negli ultimi duecento anni i confini del mondo sono mutati più e più volte, abbiamo raggiunto obiettivi che nei secoli precedenti ci erano negati e conosciuto terrori che non conoscevamo da secoli.

Il Putinismo e il Trumpismo sono rassicuranti.

Tornare ad una “America grande”, o tornare ad una “Russia grande” pari sono.

Alla fine della fiera, siamo tutti la versione politica del brizzolato ometto che urlando “Ma che ne sanno i duemila!” torna a casa dicendo che ai suoi tempi, quando lo aspettavano l’Ovomaltina e l’Orzoro e la nonna gli portava i biscotti mentre guardava Sentieri in TV, “erano davvero felici”.

Il Putinista in fondo è quel brizzolato ometto: cambia solo quanto è disposto a concedere perché Putin gli dia quell’Ovomaltina.

L’anarchia a cicli

Un ulteriore differenza però tra il concetto di nostalgia occidentale e quello orientale è “L’anarchia a cicli”, definita da Insider un “disturbo paranoide del Cremlino” ma che invece oseremmo definire una acuta percezione del concetto di mortalità.

La storia della Russia dimostra che niente è eterno: cadde la dinastia dei Rurikidi, e prima dell’arrivo dei Romanov la Russia visse nell’anarchia e nel caos.

Cadde l’Impero Russo e caddero gli Zar: la Rivoluzione di Ottobre si affermò col sangue e la battaglia e tutti erano convinti che avrebbe portato il popolo Russo verso il “Sole dell’Avvenir”.

Ma cadde anche l’URSS, e la CSI fu un pallido succedaneo.

Nella Storia Russia è immanente l’insegnamento che tutto quello che nasce un giorno sarà destinato a conoscere la sua fine. E quando questo accadrà, probabilmente nessuno correrà in tuo soccorso per prolungare la tua vita.

Potrebbe essere il motivo per cui il Putinismo si scaglia rabbioso contro il mondo: se il Putinismo è la vendetta della Russia per la dissoluzione dell’URSS, sa già di essere nato mortale e combatte con le unghie e i denti per dar senso ad un’esistenza che sente non essere eterna.

 

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