Il Protocollo Terapeutico COVID19 spiegato del tutto, a prova di novax
Il Protocollo Terapeutico COVID19 è tornato in auge a causa della sciagurata rilettura creativa di un documento su Lancet. Rilettura dalla quale i novax hanno dedotto, come al solito, una serie di informazioni errate.
Riassumendo la nuova narrazione novax, scopriamo che secondo loro il documento su Lancet dimostra che COVID19 si cura con l’aspirina (falso), che loro l’hanno sempre saputo (falso) e che la famigerata fake news del “Tachipirina e vigile attesa” va riletta come rifiuto di usare FANS e antinfiammatori (falso).
Narrazione spinta e stimolata dal noto apocrifo di Goebbels (in realtà una citazione degli storici, riassuntiva della sua opera) “Ripeti una bugia dieci, cento, mille volte finché non diventerà verità”.
Il Protocollo Terapeutico COVID19 spiegato una volta per tutte
In realtà le linee guida del Protocollo Terapeutico COVID19, come abbiamo visto, non hanno mai negato l’uso di antinfiammatori. Anzi.
Al più hanno negato l’uso di antinfiammatori a caso e senza nessun criterio. Con le conseguenze descritte dal Dottor Salvo Di Grazia, con pazienti lasciati alle conseguenze e scaricati al SSN.
Peraltro ignorando che essendo tecnicamente i FANS degli antinfiammatori e la tachipirina parte della loro famiglia (per quanto con diversità di uso ed effetti), i novax cominciano già contraddicendosi da soli.
Ma il punto non è solo quello. Passiamo la parola al collega Paolo Tutto Troppo, che linkeremo qui e del cui parere forniremo una timeline esplicata, controllata e verificata, perché nessuno è al di sopra del controllo.
L’attuale narrazione novax si basa peraltro sulla tragicomica versione della gag della serie South Park di “Capitan Senno di Poi”. Le avventure di uno strampalato e stravagante eroe il cui scopo era dire alla gente quello che si sarebbe potuto fare solo quando ormai i giochi erano fatti, per rassicurarla.
A Marzo 2020 ovviamente lo studio di Lancet del 2022 non c’era. E i novax non avevano le idee più chiare delle autorità sanitarie nazionali. Anzi, come abbiamo visto, le loro idee erano spesso un coacervo di confusione mortale.
Un coacervo che passava dalla teoria dei vaccini come negati al popolo per darli ai potenti al suo opposto, dal rifiuto del tampone per paura di furti di DNA e ghiandole pituitarie all’ossessiva richiesta di tamponi come sostituto della profilassi fino all’assunzione di antiparassitari equini.
Usavamo quindi quello che conoscevamo. Tachipirina per la febbre, FANS per le infiammazioni, cortisone, ventilazione polmonare per chi aveva la saturazione sotto i piedi, ricorda il collega. Secondo “scienza e coscienza”, ovvero secondo l’ovvia analisi del caso di specie.
Tant’evvero che proprio in quel periodo i notutto si erano scagliati con ferocia contro gli antinfiammatori e lo stesso vigore con cui si erano scagliati contro la tachipirina. Costringendo l’Agenzia Europea del Farmaco a intervenire
“L’Ema è venuta a conoscenza di segnalazioni, in particolare dai social media, che sollevano dubbi sul fatto che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, potrebbe peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19). Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’Ema sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia”. È quanto dichiara l’Agenzia euopea per i medicinali (Ema) in un comunicato di oggi.
Tra novembre e dicembre del 2020 arrivò un primo protocollo.
Il Protocollo di Dicembre già prevedeva i FANS (ed anche gli steroidei)
Di cui avevamo già parlato, quello origine della fake news di “tachipirina e vigile attesa”.
Il quale prevedeva sia l’uso di FANS che di antinfiammatori corticosteroidei (spezzando così le gambe alla bufala novax del “Ma no, ci davano i FANS ma non gli antinfiammatori buoni: ve li davano tutti. Stateci. E lo studio che state citando parla di FANS. Stateci due volte.), naturalmente su prescrizione del medico curante, ma sconsigliava di usare l’ivermectina, cavallo di battaglia dei novax.
Esattamente: se avessimo dato retta al “protocollo novax” non avremmo curato i pazienti con antinfiammatori, ma li avremmo imbottiti di plaquenil e ivermectina (che i novax chiedevano con gran vigore), con l’occasionale antinfiammatorio random tirato nel mix di quelle cure descritte dal Dottor Salvo di Grazia come ammanite alla cieca.
Nessuno ha mai vietato niente
Anche di questa ne avevamo già parlato, potete benissimo cliccare sul link nel rigo precedente.
Sapevamo da molto tempo che in realtà non esiste un obbligo di “tachipirina e vigile attesa”.
Non è mai esistito, eppure c’è stato un provvedimento sulla circolare che ne parla nella misura in cui (questo è importante) ” è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito”.
Sostanzialmente, dichiarando che in ogni caso al medico dovrebbe essere consentito l’“utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVID-19 come avviene per ogni attività terapeutica”.
Problema: come avemmo modo di vedere in pasato, l’utilizzo delle terapie che il medico ritiene secondo scienza e coscienza è sempre stato consentito, datosi che la “vigile attesa” riguarda la raccomandazione di cosa fare di fronte ad un asintomatico o paucisintomatico.
Raccomandazione, non obbligo. Questo è il punto ripreso in sede di gravame, facendo decadere la teoria, nata da una sviata interpretazione di entrambi i gradi di giudizio, dell’esistenza di una sentenza del TAR sulla “vigile attesa” in salsa alternativa.
Non è mai stata l’intenzione di alcuno.
Lo studio di Lancet
Torniamo ora allo studio di Lancet. Studio che come abbiamo visto, si basa su farmaci (FANS come abbiamo visto) già ampiamente usati dalle prime fasi della pandemia.
E studio che per una serie di ragioni già viste non è da considerarsi conclusivo. Si basa su un campione ristrettissimo e di soli asintomatici e paucisintomatici (per ovvie ragioni), senza test in doppio cieco, essendo quindi incapace di esprimere la qualsivoglia percentuale di efficacia ma solo di individuare la direzione da prendere per stabilire un protocollo terapeutico.
La direzione presa dalle autorità sanitarie nazionali che hanno usato FANS, Tachipirina e antinfiammatori in base al singolo caso di specie anziché lanciarsi in protocolli-poutpourri da ammanire sui social.
Costringendo le autorità del farmaco a intervenire contro la disinformazione social, peraltro.
In conclusione
Siamo dinanzi all’evidente tentativo dei novax di nascondere sotto il tappeto l’ennesima giravolta, sostituendo con una patina di antinfiammatori la triste e nociva saga dell’ivermectina e altre “presunte terapie” queste sì del tutto inefficaci.
Peraltro, come ricorda lo stesso professor Remuzzi degli studi sull’aspirina, con l’insopportabile tendenza novax ad appropriarsi di studi e ricerche altrui per riciclarli con interpretazioni arbitrarie e inesatte per portare acqua al proprio mulini.
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