Il primo film erotico registrato dalla storia non è esattamente quello che vi aspettate: ma del resto il livello di eroticismo è un riflesso dei tempi, e nel 1896 ci voleva davvero ben poco per essere eccitati.
Del primo film erotico nella storia, peraltro, sopravvive solo uno spezzone, ma possiamo intuire il finale dall’opera teatrale da cui è tratto. Parliamo de “Le Coucher de la Mariée”, film muto in bianco e nero andato nelle sale nel 1896, tratto da un’opera teatrale dell’anno precedente a sfondo comico-pecoreccio.
Il titolo del film tradotto significa “Il coricarsi della sposa”. E ammettiamolo, come porno ha la carica erotica del singolo spezzone “Salve signora, sono l’idraulico”, ipotizzando che il film finisca in quel punto tra le matte risate del pubblico pagante.
Il film durava 7 minuti di cui ne abbiamo salvati 4, girato dal regista Albert Kirchner sotto pseudonimo (Léar). Nei minuti sopravvissuti quattro personaggi, i due sposi novelli e i loro genitori entrano in una stanza da letto dove i genitori li lasciano per la prima notte nunziale.
La sposina con fare smorfiosetto comincia a spogliarsi, allontanando ripetutamente il marito che sempre più ingrifato vorrebbe collaborare aiutandola a togliersi l’abito nunziale (e quindi toccandone il corpo prima dell’unione carnale).
Lentamente la sposa si leva l’enorme numero di pizzi, sottovesti, biancheria e accessori tipici dell’ottocento, mentre il marito dà visibili segni di insofferenza sbirciando ripetutamente da un paravento.
La recitazione è un po’ sottotono, gli attori guardano ripetutamente in camera e sembra tutto più una goffa pantomima che un film pecoreccio, ma il cinema esisteva solo da un anno (Lumiere, L’Annaffiatore Annaffiato) e, ammettiamolo, nessuno aveva idea di come dovesse essere fatto un film, un porno o entrambi.
Lo spezzone rimasto si chiude con la sposina in una lunga sottoveste che si mette a letto concedendo al marito un baciamano mentre lui, ancora impomatato e in giacca e cravatta, spegne la luce.
Dall’opera teatrale dell’anno prima sappiamo che difficilmente però Louise Willy, l’attrice che interpretava la sposa, sarebbe andata oltre la sottoveste.
Per vedere dunque un nudo parziale al cinema si dovrà aspettare Après le Bal (“Dopo il Ballo”) di Georges Méliès del 1897, spezzone di un minuto dove una donna si lava coi piedi in un catino e una servetta che le versa acqua (sabbia per effetto cinematografico) sulla testa mentre mostra il sedere nudo alla telecamera.
Ovviamente, parliamo di una società ancora fortemente sessuofobica in cui bastava davvero per eccitare le fantasie. Un mito nel mito dice che il sesso non c’era.
Ovviamente il sesso c’era eccome, altrimenti non saremmo qui. Semplicemente non se ne parlava e non lo si mostrava, era ben relegato nel chiuso delle quattro mura e nel circolo degli affetti immediati e per vedere un po’ di pelle nuda in più ci si rivolgeva ai “peep show”, visori meccanici con qualche foto di luoghi remoti (e qualche donnina discinta) con un “timer” che rendeva possibile guardare le foto per qualche minuto con qualche moneta.
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