Il caso della settimana rovente post-elettorale è il francobollo di Italo Foschi, politico e dirigente sportivo italiano, fondatore e primo presidente della Associazione Sportiva Roma, della Associazione Sportiva Sambenedettese e della Società Sportiva Giuliese.
Ma anche, pietra attuale dello scandalo, federale del PNF, nonché tra gli organizzatori dell’assalto alla casa dell’ex-presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti, di vari pestaggi ai dirigenti dell’opposizione dopo le elezioni del 1924, seguace di Farinacci, il più duro nel sostenere la tesi della violenza permanente, noto anche per aver lodato un certo Dumini, implicato nel delitto Matteotti.
Insomma, a parte i meriti sportivi, non proprio un curriculum che rende agevole il passaggio su un francobollo. Cosa che non è stata.
Per Linkiesta si tratta di “un francobollo che grida vendetta, un francobollo che cancella una storia di minacce e di morte, un quadrato di carta a perenne memoria che non tiene conto di una biografia lunga una ventennio”.
Il Segretario nazional SLC CGIL lo definisce una celebrazione “dell’occupazione nazifascista e gli squadristi”.
Amara la critica di Carlo Giovanardi ai microfoni di Famiglia Cristiana, per cui è “emerso un ritratto terribile, quello non solo di un violento squadrista, ma di un persecutore degli ebrei e un fiancheggiatore dei nazisti”.
Federconsumatori, anche giustamente, chiede il ritiro del francobollo, ma il rischio è evidente: nel breve tempo di emissione potrebbe diventare oggetto di collezionismo, se non l’ennesimo feticcio.
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