I nostri lettori ci fanno notare che sta riprendendo a circolare un video tratto da un servizio andato in onda sul TG1, più precisamente il 29 agosto 2020, in cui si parlava del progetto Neuralink di Elon Musk. In una maialina chiamata Gertrude era stato impiantato un chip collegato a un computer come primo esperimento di digitalizzazione dell’attività cerebrale. “Il prossimo ad essere comandato dall’esterno potrà essere l’uomo”, dice la giornalista. Da questa affermazione l’autore di un post su Facebook trova motivo di affermare che “nel Nuovo Ordine Mondiale non ci saranno uomini liberi”.
Il servizio del TG1 esiste veramente ed è andato in onda nell’edizione delle 20 del 2 settembre 2020. Lo troviamo a questo indirizzo a partire dal minuto 24.
Il progetto Neuralink non è un mistero. La mission della startup di Elon Musk è posta in evidenza nella sezione About Us del sito ufficiale:
Neuralink è un team di persone di eccezionale talento. Stiamo creando il futuro delle interfacce cerebrali: costruendo dispositivi ora che aiuteranno le persone con paralisi e inventando nuove tecnologie che amplieranno le nostre capacità, la nostra comunità e il nostro mondo.
Ansa Tecnologie, infatti, nell’aprile 2021 ha riportato che dopo le sperimentazioni sui maiali era stata avviata la sperimentazione sulle scimmie, con lo scopo di “trattare le malattie neurodegenerative”, possibilità riportata anche in un servizio del Tg1 precedente a quello del 2 settembre 2020, più precisamente il 29 agosto 2020, in cui si è parlato morbo di Parkinson e Alzheimer.
Di certo il progetto ambizioso di Elon Musk non è immune da critiche e scetticismo. Già nel 2020 Wired faceva notare che secondo un rapporto compilato da ex dipendenti della startup, all’interno del progetto si verifica un turnover rapidissimo, con cambi repentini di personale per via di una “organizzazione interna caotica” e di una costante “perplessità etica” sull’impiego e la sperimentazione di The Link, il nome dato al chip in fase di sviluppo.
Il professor Andrew Jackson dell’Università di Newcastle, ad esempio, nel 2020 si chiedeva perché gli studi di Elon Musk non comparissero su articoli peer-review (in italiano “revisione paritaria“, ovvero la valutazione di idoneità di uno studio da parte di specialisti).
In Italia Alberto Oliverio, professore di psicobiologia a La Sapienza di Roma, ha parlato di Elon Musk come di un “esaltato” durante un’intervista rilasciata a Rolling Stone. “Musk è un grande imprenditore che investe un’enorme quantità di soldi”, dice Oliverio, ma “si pone anche un problema etico” in quanto “impiantare questi oggetti sulla corteccia per comprendere il funzionamento del cervello, quindi prima di averlo compreso, quel funzionamento, è un passo su cui bisognerebbe quantomeno riflettere”.
In ultima battuta Elon Musk ha annunciato che se la FDA darà l’autorizzazione, entro il 2021 potranno partire le sperimentazioni sull’uomo. Nel frattempo la sua startup è alla ricerca di scienziati.
Nelle ultime settimane, tuttavia, la FDA ha dato l’ok a un’altra azienda – rivale di Neuralink – chiamata Synchron che attraverso il dispositivo Stentrode, impiantato attraverso i vasi sanguigni, per il trattamento della paralisi. Nel comunicato di Synchron leggiamo:
I pazienti iniziano a utilizzare il dispositivo a casa subito dopo l’impianto e possono controllare in modalità wireless dispositivi esterni pensando di muovere gli arti. Il sistema è progettato per facilitare una migliore comunicazione e indipendenza funzionale per i pazienti, consentendo attività quotidiane come messaggi di testo, e-mail, commercio online e accesso alla telemedicina.
Per quanto possa trattarsi di un progetto ambizioso e singolare per noi utenti non-scienziati, i colleghi di Elon Musk tengono a precisare che la startup Neuralink non è l’unica realtà a voler sperimentare trattamenti contro le malattie neurodegenerative direttamente attraverso chip impiantati nel cervello umano.
L’obbiettivo di Musk è quello di trattare il Parkinson e l’Alzheimer, ma la FDA per il momento non ha approvato il suo progetto e molti suoi colleghi considerano la sua mission un tantino affrettata rispetto ai dati a disposizione.
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