Analisi in corso

Il nome della madre sulla tomba del feto abortito, senza consenso: cosa sappiamo

Sta facendo molto rumore il post-denuncia di una donna che racconta la sua triste esperienza con il feto abortito, che a seguito della sua interruzione terapeutica di gravidanza, nonostante fosse negato il consenso, sarebbe stato sepolto presso il Giardino degli Angeli di Roma. Sulla croce, inoltre, è stato scritto il nome della madre in quanto il bambino non ha mai avuto un nome. La donna, nel suo post-denuncia, sottolinea la violazione della privacy: negato il consenso alla sepoltura, è comunque comparso il suo nome sulla croce.

Vi riportiamo il testo che accompagna l’immagine:

Le immagini si sa, sono più potenti del testo , “arrivano prima”.
Ecco…inizio scrivendo che questa non è la mia tomba, ma è quella di mio figlio.
Mesi fa, condividevo con sdegno un post sullo scandalo delle proposte, in giro per l’Italia, in merito a cimiteri di feti e prodotti del concepimento senza il consenso delle donne.
L’ho fatto perché ero all’oscuro di cosa accade nella realtà nel comune di Roma.
Ecco, siccome non si deve mai generalizzare racconto cosa è successo a me.
Nel momento in cui firmai tutti i fogli relativi alla mia interruzione terapeutica di gravidanza, mi chiesero:
“Vuole procedere lei con esequie e sepoltura? Se sì, questi sono i moduli da compilare”.
Risposi che non volevo procedere, per motivi miei, personali che non ero e non sono tenuta a precisare a nessuno.
Avevo la mente confusa, non ho avuto la lucidità sufficiente per chiedere cosa succedesse al feto.
Dopo circa 7 mesi ritirai il referto istologico, e pensando ai vari articoli sulle assurdità su sepolture di prodotti del concepimento, ebbi un dubbio.
Decisi di chiamare la struttura nella quale avevo abortito, e dopo aver ricevuto risposte vaghe, decido di contattare la camera mortuaria.
“Signora quale è il suo nome?”
“L. M.”
“Signora il fetino sta qui da noi.”
“Ma come da voi?”
“Signora noi li teniamo perché a volte i genitori ci ripensano. Stia tranquilla anche se lei non ha firmato per sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome”.
“Scusi ma quale nome? Non l’ho registrato. È nato morto.”
“Il suo signora. Stia tranquilla la chiameremo noi quando sarà spostato al cimitero”
“Ok grazie mille.”
……..

Bene, scopro che sul sito di Ama cimiteri capitolini esiste una sezione dedicata a descrivere lo scenario nel quale si inseriva quel progetto di “giardino degli angeli” del 2012.

“In assenza di un Regolamento regionale, questo tipo di sepoltura è disciplinata dai commi 2, 3 e 4 dell’art. 7 del D.P.R. 285/90 (Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria) che, in sintesi prevede che:
…………
i “prodotti del concepimento” dalla 20^ alla 28^ settimana oppure i “feti” oltre la 28^ settimana, vengono sepolti su richiesta dei familiari o, comunque, su disposizione della ASL.
………
Sempre presso il Flaminio, esiste un altro campo a cui sono destinati i “prodotti del concepimento” o i “feti” che non hanno avuto onoranze funebri perché sepolti
su semplice richiesta dell’ASL.
Gli stessi giacciono in fosse singole, contraddistinte da un segno funerario apposto da AMA-Cimiteri Capitolini, costituito da CROCE DI LEGNO ed una targa su cui é riportato comunemente il NOME DELLA MADRE…..”.

A questo punto mi sembrano ovvie le riflessioni su quanto sia tutto scandalosamente assurdo, su quanto la mia privacy sia stata violata, su quanto affermare che “ci pensa il comune per beneficenza” abbia in qualche modo voluto comunicare “l’hai abbandonato e ci pensiamo noi”…. Ecco … Potrei dilungarmi sulla rabbia e l’angoscia che mi ha provocato vedere che senza il mio consenso, altri abbiano seppellito mio figlio con una croce, simbolo cristiano, che non mi appartiene e con scritto il mio nome. No. Non lo faccio perché il disagio emotivo che mi ha travolto riguarda me e solo me.

Il campo in questione del cimitero Flaminio è pieno di croci con nomi e cognomi femminili.
Questo é accaduto a Roma.
Questo é accaduto a me.

Ci tengo a dire che, nonostante tutto,non dimenticherò mai l’umanità e la gentilezza del personale della camera mortuaria che ha seguito la mia vicenda per mesi.

La protagonista della vicenda si presenta con tanto di nome e cognome e pubblica la sua storia sul suo profilo Facebook, sollevando una questione di cui alcune parti politiche si erano già occupate negli anni precedenti. La sepoltura dei feti abortiti anche senza il consenso della madre è un fatto reale. L’esposizione del nome della madre sulle croci dei feti senza nome è, anch’esso, un fatto reale.

Come indicato dalla donna sul sito ufficiale dei musei capitolini troviamo, a questo indirizzo, un documento che descrive il progetto “Giardino degli Angeli”. Il punto che interessa maggiormente la nostra analisi si trova a pagina 2:

Presso il cimitero Flaminio, dal 1990 è disponibile un campo apposito per la sepoltura a terra dei bambini fino a 10 anni, al quale AMA-Cimiteri Capitolini destina anche i “feti” che hanno avuto un funerale. Sempre presso il Flaminio, esiste un altro campo a cui sono destinati i “prodotti del concepimento” o i “feti” che non hanno avuto onoranze funebri perché sepolti su semplice richiesta dell’ASL. Gli stessi giacciono in fosse singole, contraddistinte da un segno funerario apposto da AMA-Cimiteri Capitolini, costituito da croce in legno ed una targa su cui è riportato comunemente il nome della madre o il numero di registrazione dell’arrivo al cimitero, se richiesto espressamente dai familiari.

Cosa è andato storto? Il documento dice che il nome della madre o il numero di registrazione del feto abortito possono comparire se richiesto dai familiari. La donna non ha mai dato tale consenso, eppure il suo nome è comparso ugualmente sulla croce che indica la sepoltura di suo figlio. Today ci ricorda che l’anno scorso i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni prima firmataria, avevano proposto la sepoltura obbligatoria dei feti abortiti anche senza il consenso della famiglia. Era stata dura, a tal proposito, l’opposizione dei Radicali che consideravano la proposta una “violenza psicologica contro la donna”.

La storia che oggi prendiamo in analisi ha ricevuto un commento di Monica Cirinnà sulla sua pagina Facebook:

Ogni donna ha il diritto di scegliere se e come portare avanti una gravidanza. E ogni donna che abortisce, a prescindere dalla ragione per cui lo fa, deve avere il diritto di decidere il destino del feto.
C’è chi sceglie, liberamente, di seppellirlo. Ed è una decisione che va rispettata. Ma non può essere una procedura automatica e imposta a tutte, senza comunicazione, senza richiesta, senza consenso.
Perché questa diventa violenza. E vedere il proprio nome stampato sulla croce di un feto è una evidente violazione della privacy. Come a dire a tutti: “La signora ha abortito”.
Questo non è accettabile.
Gli attacchi alla libertà delle donne riguardo alla scelta di diventare o non diventare madri arrivano ormai da ogni parte, continuamente. La 194 minata da piccole, silenziose, ma insidiose procedure come questa. L’accesso alla RU486 messo in discussione con un uso strumentale della “salute della donna”.
A oltre 40 anni dall’affermazione della libertà di scelta delle donne, si sta tentando di rimettere tutto in discussione. Non lo permetteremo.

Come riportavano i quotidiani locali fino al novembre 2019, la proposta di Fratelli d’Italia non è mai stata calendarizzata dunque non è mai passata. In questo modo si deduce che contro la donna che ha raccontato la triste storia del suo nome sulla sepoltura sia stata commessa una violazione, non essendo presente alcun riferimento giuridico che obblighi la sepoltura del bambino mai nato pur senza il consenso della famiglia. Del resto sul documento del Giardino degli Angeli leggiamo chiaramente: In assenza di un Regolamento regionale, questo tipo di sepoltura è disciplinata dai commi 2, 3 e 4 dell’art. 7 del D.P.R. 285/90″.

Parliamo di “analisi in corso” nell’attesa di ulteriori sviluppi della vicenda.

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