Uno dei miti più perduranti della storia dell’umanità è che i lemmings si suicidino gettandosi dalle scogliere più alte o dai dirupi durante loro migrazione. Un mito così pervasivo da essere immortalato nella letteratura, da Primo Levi ad Agamben, passando per il fumetto e per il mondo dei videogiochi.
Generazioni di giocatori si sono intrattenuti coi “Lemmings”, gioco del 1991 in cui bizzarre creature, a metà tra i lemmini reali e bizzarri omettini, devono essere salvati dal giocatore ricevendo precise istruzioni su come migrare senza ammazzarsi.
In realtà si tratta di una leggenda metropolitana, ed anche recente.
In natura i Lemmings migrano e questo è un fatto. E la loro popolazione è enormemente volatile: come molti roditori, essi si moltiplicano se trovano cibo e riparo, diventano facile preda per altri animali più grandi e feroci quando il manca il riparo e diminuiscono di numero se manca cibo.
Se non vi è cibo migrano, se migrando incontrano ostacoli, è fatale che non tutti ce la facciano e degli esemplari restino indietro. La natura funziona esattamente così: non tutti riescono a sopravvivere.
Nel 1958 la Disney produce però un documentario, chiamato “Artico Selvaggio”, nel quale viene presentata la scena dei Lemmings che si lanciano da una rupe.
Prima che i “video inquietanti” su TikTok andassero di moda, Artico Selvaggio ne presenta tutti i tratti: una musica spaventosa, inquadrature delle creature che riempiono i mari e una voce narrante e cadenzata che descrive “La compulsione che spinge i Lemmings al suicidio” e la loro “ossessione per la morte”.
Sequenza ottenuta con una serie di trucchi cinematografici, assemblando diverse scene a base di lemmings, tra cui alcune dove un numero ben più contenuto di animali, acquistato allo scopo, è stato fatto correre su rudimentali dischi girevoli e guidato nelle località più sceniche.
Ci sono voluti tre anni per assemblare “Artico Selvaggio” nel modo più di impatto possibile, e non è noto se effettivamente Walt Disney, allora vivente, sapesse dei “trucchi” usati e se avrebbe approvato l’operazione.
Fattostà che, ad esempio, la storia del lemming suicida appare ad esempio nel fumetto del 1955 “Zio Paperone e il Ratto del Ratto”, disegnata da Carl Barks dove il suicidio delle creature diventa un punto di trama.
Assai probabilmente dunque i documentaristi hanno semplicemente “romanzato” le scarse possibilità di sopravvivenza di un gruppo di animali da preda in un mondo pieno di predatori, dando involontariamente origine ad un mito ed anche una saga di videogames.
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