Ci segnalano i nostri contatti un video. Un protagonista esibisce fiero un test VivaDiag, e con una cadenza confidenziale e provocatoria si chiede “se il suo vino ha il COVID”.
E infatti, gettando gocce di vino in un test VivaDiag esclama ripetutamente che “Il suo vino ha il COVID”. Lo scopo sembra palese: gettare letteralmente alcol sul fuoco del negazionismo, ma non funziona esattamente così.
Ma andiamo con ordine
Si tratta di un test VivaDiag, un test definito come non disponibile per i privati (il che ci lascia qualche sospetto), basato sul sistema della cromatografia.
Come potrete leggere dalla spiegazione fornita in link, il campione dovrebbe scorrere lungo una membrana di nitrocelluosa, reagendo con alcuni punti di essa per formare le linee.
Si tratta di “cromatografia”: spiegato in modo semplice, anche con le piccole licenze narrative del caso, il meccanismo non è affatto diverso dal giochino che molti di noi, più creativi, facevano da bambini con un pennarello e un foglio imbevuto di alcol.
Premendo un pennarello colorato su un foglio di carta, i colori si infiltreranno nel foglio, specialmente se questo è imbevuto di alcol, seguendone tutto il profilo.
Ma se invece, come abbiamo appurato con l’aiuto di un nostro affezionato lettore perito in materia (che ringraziamo), immergeremo o bagneremo con alcol una riga fatta con un pennarello nero, otteremo la scissione in diversi colori, perché il foglio bagnato di alcol non solo “guida” la tintura, ma la scinde.
L’analisi cromatografica funziona così: un campione di sangue, l’analita, viene guidato nel test mediante un “solvente”, il buffer.
Come i diversi pigmenti in un pennarello hanno diverse componenti che si spostano lungo la macchia di alcol in modo diverso (diversa velocità di eluizione), i diversi antigeni arrivano fino alle linee.
Il test quindi scompone il sangue in alcune sue componenti, per legare agli antigeni solo quelle che ci servono, evidenziandole.
Ne consegue che ogni test è un piccolo, ancorché non definitivo capolavoro di precisione.
Non serve a dirti quanti zuccheri hai nel sangue, ma se hai determinati anticorpi.
No, il tuo vino non è sangue.
Hai inserito del vino in un test progettato, costruito per diluire del sangue.
Sangue umano.
E tu ci hai messo del vino.
Cosa succede se versi del Diesel in un motore a benzina o viceversa?
Cosa succede se compri un bel tostapane americano, progettato per accettare la corrente a 120V, e lo attacchi alla 220V di casa?
Ci siamo capiti. Parliamo di un test che si basa su precise proprietà fisiche del sangue, nel quale è stato inserito del vino.
E quindi, ovviamente, il test si comporta in modo del tutto anomalo.
Laddove in condizioni ordinarie il test cromatografico richiede quindici minuti per restituire il qualsivoglia risultato, le linee appaiono in modo quasi istantaneo creando due linee rosso scuro che sembrano il rossoviolaceo del test effettuato correttamente.
Proprio perché il test è “tarato” sul sangue, una sostanza “aberrante” può dare qualsiasi risultato. Probabilmente sulle linee sono rimasti intrappolati i pigmenti del vino, o gli elementi dello stesso, dall’Ocratossina A fino ai solfiti hanno dato reazioni anomale.
Parliamo comunque di sostanze diverse e di diversi ordini di grandezza dagli antigeni per cui quel test è stato creato, che restano “intrappolate” sulle linee dando risultati aberranti.
Ma a questo punto, tantovale gettare l’intero kit del piccolo Chimico su un test di gravidanza e dichiarare che le tue provette sono incinte.
Ma neppure per niente!
Se tutto questo è servito per provare che un test cromatografico da farmacia non è una diagnosi definitiva, potevamo risparmiarci del buon vino.
Esattamente come dopo un test di gravidanza prima di organizzare i festeggiamenti per la puerpera bisogna avere il buonsenso di andare dal ginecologo, dopo un un test cromatografico bisogna comunque farsi fare il tampone.
Il foglietto illustrativo che abbiamo dinanzi è abbastanza chiaro: non si tratta di una diagnosi definitiva.
Avere quindi un VivaDiag con le linee rosse davanti non significa avere il COVID. Non significa che “il mio vino ha il COVID”.
Significa che potresti avere il COVID, quindi devi farti fare un tampone e vedere.
E significa che, ovviamente, nelle tue vene scorre sangue e non vino.
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